domenica 14 febbraio 2016

La nemesi di Valentino

A RdL Valentino era il nome di un bar di quelli di una volta, che puzzava di vino, di fumo, di geriatria e di mazzi di carte da briscola usurati (li avete mai annusati? Sanno di sporco e sudore e sebo e polvere)
Quando entravo al bar Valentino per comprare il Maxibon mi sembrava di fare una cosa sbagliata. Ah, potere dell'educazione borghese.
Oggi la mia amica Silvia ci ha tenuto a ricordarmi che era san Valentino. Ha pure affermato che il nostro aperitivo era il festeggiamento migliore, agognato da anni.
Poi però mi ha fatto arrivare a case e per insistere sulla questione, mi ha fatto chattare per un'ora e mi sono venuti in mente dei 14 febbraio degli anni passati, e un po' fanno ridere è un po' fanno piangere. Perché anche io che scrivo un blog, non salvo quasi nessuno da una qualche etichetta, sono femminista e autonoma, anche io ho un cuore che palpita. Giuro. Sto pure diventando sempre più buona, non tratto più male i cuori che mi si affidano e imparo a non far trattare male il mio.
Quindi, anche se festeggiare San Valentino é abbastanza da sfigati, e i baci Perugina li compro spesso come regalino anche agli amici e alle amiche ma mai per San Valentino, resta il fatto che per qualche motivo mi accorgo sempre che sia proprio quel giorno. Questo giorno.
Ecco quindi alcuni ricordi sparsi. Tratti dall'ultima parte della mia vita, che quella precedente è confusa, come se appartenesse ad un'altra persona.
Ricordo n.1
Mi ha lasciato da un mese. Sto sotto un tram come mai mi era capitato prima e mai più dopo. Non lavoro non mangio spesso non mi tolgo il pigiama fino a quando torno a letto. Mi rimbalza da un mese, regalandomi bidoni che collezioni dentro l'armadio. Ma il pomeriggio del 14 febbraio mi chiama: "Ciao. Ti ho chiamato perché volevo dirti che ti voglio bene" più altre frasi che nemmeno riesco a capire e mette giù. Dovevo essere chiaro che era l'inizio di anni di costante puntuale colossale impedimento di ogni mio tentativo di dimenticarlo, andare oltre, sentirmi libera. Avrei dovuto bruciare il telefono che conteneva il suo numero, lanciarlo nella Geena, Invece: lo richiamo insultandolo, nutrendo per la prima e più gustosa volta il suo onnivoro ego.
Ricordo n.2
Nemmeno ci accorgiamo che è San Valentino. Siamo semplicemente in giro ed entriamo in un ristorante. Intorno a noi solo coppie. Il cameriere ci fa l'occhiolino. Allora, spinti dalle circostanze, con un po' di imbarazzo bridiamo e intrecciamo i calici. Che ci vogliamo bene è indubbio. Che cosa siamo, chi lo sa. Per fortuna ora siamo diventati amici, e qualcosa di certo c'è. La mattina dopo uscendo da casa mia dice una cosa tremenda, ma così tremenda che non riporterò per non infangarne la reputazione nel caso qualcuno potesse riconoscerlo. È un amico, ora. Le cose cambiano e si riparano a volte: ti voglio bene, non lo dico a nessuno che cosa mi hai detto, mi hai anche mandato delle bellissime mail dopo per riparare un po'. Ad ogni modo: abbiamo smesso di frequentarci dopo aver festeggiato inconsapevolmente San Valentino.
Ricordo n.3
Compro un biglietto per un concerto di un gruppo che gli piace. Non me ne accorgo ma è proprio per...la sera di San Valentino, of course. Due giorni prima unica vera litigata della nostra convivenza, che poi avremmo pure potuto litigare meglio, cazzo, che quando litighi è meglio mandarsi forte a quel paese e dirsi tutto rispetto a fingere di aver fatto la pace per non rompere le cose. Che tanto le cose si rompono se devono rompersi, e si rompono ancor di più se sotto le pezze si lasciano crescere i bubboni. Quindi andiamo al concerto e io piango tutta sera, no dico: letteralmente tutta la cazzo di sera. La musica mi emoziona sempre, nel bene e nel male. Ed ero presa malissimo. Si era rotto qualcosa e non riuscivo ad ammetterlo.  Per concludere la serata, in metro troviamo una che lui si era scopato, e aveva mollato brutalmente: la sua faccia da finto penitente mi fa venire voglia di cavargli gli occhi. E invece: incenerisco lei. E poi mi rimetto a piangere.
Tirando le somme l'unica cosa che mi viene in mente per giustificare l'evidente antipatia che il giorno di San Valentino prova per me è che l'Universo mi sta dando chiari segnali: l'amore romantico, di plastica e pieno di selfies con i cuori non è per me. Giuro che l'ho capito, mi faccio anche interrogare volontaria se vuoi, caro maestro Universo, ma possiamo passare definitivamente alla prossima lezione?

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