Sto leggendo questo libro meraviglioso sulla plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di modificare i propri percorsi e quindi, se adeguatamente stimolato, di superare deficit congeniti, problemi psicologici, ictus, traumi.
E' come assistere alla fusione concettuale delle migliori teorie psicologiche, spirituali, cognitive, scientifiche e chirurgiche. Un vero godimento.
Eppure soffro, perché nel libro scopro che questa meraviglia si è scoperta grazie a esperimenti condotti su scimmie, indagate in lungo e in largo con mezzi dolorosi e crudeli.
Da tutto ciò traggo due considerazioni, da brava moralista quale sono. La prima è che le tecniche per cambiare il cervello, nelle mani del Grande Fratello di Orwell, sono pericolosissime, quasi quanto il Grande Fratello della Marcuzzi.
La seconda è che non c'è grandiosa opera umana che per realizzarsi non affondi le mani nel torbido umano. Abbassarsi, sporcarsi, impastarsi con le parti di noi vergognose e imbarazzanti e poi rimodellarle, renderle pure e imprescindibili.
E ora può persino succedere che invece di guardare la prima puntata del GF, mi sforzi di guardare le opere di Ericailcane, che so che è brava ma mi fanno paura. E le guardo con la certezza che qualcosa nel mio cervello può cambiare.
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