Per diversi motivi mi sento e mi vedo sulla via della guarigione spirituale e psicologica. Ma a tratti ho delle recrudescenze di rabbia, di attaccamento, di apatia, di insoddisfazione, di inconsapevolezza.
E forse me le causo da me, perché temo che una volta passata la crisi, io smetta di sentire le cose con la precisione anche dolorosa con cui sento ora, che smetta di sentire le motivazioni che mi hanno fatto scegliere alcune cose e portarle avanti, che l'entusiasmante lavoro su di me finisca. Come se la crisi fosse stata una porta spazio temporale verso un'altra dimensione in cui tutto era insieme più preciso e confuso, come un sogno a tratti incubo durato quasi due anni ormai, che mi ha rivelato un sacco di cose.
E' come se temessi che questa porta potesse richiudersi e lasciarmi fuori, in un mondo "normale" e non eccezionale che non riconosco più come mio, e lentamente mi vada addormentando pensando di svegliarmi. E potessi così tornare cazzona come e più di prima.
Ma Alberto, il mio coinquilino, l'altro giorno al mio annuncio che andavo 10 minuti sull'altalena dietro casa mi ha detto: "Ma non è che l'altalena è una porta verso un'altra dimensione in cui sei una supereroina e vai lì, fai cose eccezionali e poi torni come se niente fosse?".
E allora penso che potrei scoprire ed inventarmi delle porte di questo tipo, per entrare ed uscire quando voglio da questo mondo che mi ha avvolto, ma che devo riuscire a lasciar andare. Che è tempo di altre, nuove cose.
PS: nella foto un autoritratto di Gustave Courbet. Sarà per l'influenza di Midnight in Paris ma mi sono innamorata di lui, anche se è morto da circa 150 anni. E sarebbe fighissimo trovare una porta per andare a conoscerlo... Oppure questo quadro è esso stesso una porta. Insomma, ho ancora le idee confuse, ma queste porte mi piacciono.
Nessun commento:
Posta un commento