Ieri sera ero con Fabiana e Laura, e facevamo discorsi pesi riguardo al senso della vita, davanti ad uno spritz accompagnato da cibo indiano e sigarette autoprodotte.
Poi siamo andate da Peppuzzo, che è un posto dove la vita ti arriva addosso, senza presentarsi. Peppuzzo mi piace perché mi fa sentire a disagio. Lì mi sento sbagliata, con le mie certezze e la mia collana etnica e Facebook da controllare.
E poi una donna ci ha chiesto una sigaretta, che è povera davvero, è rimasta senza lavoro. Mentre Fabiana gliela rolla, io la guardo un po', mentre ondeggia sulle gambe magre dentro un vestito bianco a fiori azzurri e grigi, con i piedi in infradito minuscole, bianche. Le dico "Dai, passerà tutto". Lei risponde "Forse per te alla tua età, ma non per me a 46 anni".
E io mi sento scema, per averle detto quella frase banale.
Però lei poi ci ha confusamente raccontato del call center no profit per cui ha lavorato qualche giorno, che le hanno detto poi che doveva essere automunita, e a lei i giorni non li ha pagati nessuno. Che quando hai 30 anni temono che tu faccia figli, e quando ne hai 46 sei troppo vecchia, e hai studiato troppo oppure sei troppo ignorante.
E io volevo abbracciarla, ma sarebbe stato stupido come la frase di prima. E allora lei ha detto che andava a disturbare qualcun'altro.
E io mi sono sentita ancor più senza senso. E adesso provo a ricordarmi che sono andata da Peppuzzo proprio per ricordarmi che è tutto senza senso. Ma forse era una posa, dire che Peppuzzo mi piaceva.
Nessun commento:
Posta un commento