Milano congiura ogni istante perché chiuda gli occhi e continui a vivere in un sogno, ambientato tra Macao e Capetown, popolato di creativi stylist cocainomani hipsters modelle bocconiani lavoratori delll'arte fotografi registi autori direttori creativi punkabbestia rappers analisti feticisti velisti androgini artisti. E mi seduce continuamente, per riuscire a trasformarmi in una delle categorie che conosce e accetta e desidera possedere, al fine di perpetuare in eterno se stessa attraverso la mia fugace esistenza. Al fine di rendemi innocua. Al fine di incanalare la mia ansia di cambiamento e di rottura nello scopo degli scopi di ogni struttura sociale: fare in modo che nulla cambi.
E allora invece di spostare la macchina, sfido la sorte e la polizia municipale: mi chiudo in camera a leggere Antonin Artaud. E non vedo l'ora che sia lunedì, per prendere la 95, e respirare l'odore della persone vere. E spero un giorno di avere il coraggio di andarmene, anche se amo Milano. Perché a volte lasciare un amore è necessario per ricominciare a vivere
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