Oggi ho fatto la mia prima (e chissà se ultima o una o chissenefrega) performance.
Il contenitore era questo: Corpi Scomodi.
C'era un corpo adulto che incontrava un altro corpo adulto, ricordandogli che è (stato) bambino. Ed è una consapevolezza scomoda, che noi nel 2012 vogliamo essere adulti, e invece siamo bambini, e solo sapendo essere bambini possiamo, a volte, essere grandi.
C'era lo scomodo corpo del reato: un regalo, un invito, un sorriso, un salto, una bolla di sapone, un palloncino. Tuttoaggratis. Gratis è scomodo. Scomodissimo.
C'era che il mio corpo per farsi scomodo aveva bisogno di incontrare altri corpi, e di infastidirli o rallegrarli o lasciarli indifferenti. E questo incontro è scomodo. Ti possono rifiutare. Ti possono ferire. Si è vulnerabili.
C'era che il mio corpo si sentiva scomodo a farsi Corpo Scomodo. Che per trasformarmi in corpo scomodo da una settimana sopporto che il mio intestino abbia esistenza propria e tempi ingestibili.
Ma è una scomodità di cui ora posso godere, anche solo per aver visto il sorriso stupito di un 60enne corpo scomodo dopo aver preso un palloncino, tutto gonfio anche se lo voleva sgonfio perché si vergognava a portarselo in giro, mentre allontanandosi diceva a se stesso "C'è sempre qualcosa da imparare".
Ma ad ogni modo il mio resta un corpo che mi imbarazza, mi frena e mi fa sentire sempre scomoda. Facciamo delle piccole tregue, io e lui, ma ci piacerebbe diventare un'unica cosa. Ma certo non vogliamo diventare un corpo comodo.
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