Oggi ho fatto un sacco di foto. Fare foto mi consola. Non so precisamente da cosa, dal mondo che mi sfugge di mano probabilmente. Mi aiuta a osservare, a stare ferma, a stare nel mondo.
Ho pensato spesso ultimamente di essere autistica, anzi, che tutti in qualche forma lo siamo, per due motivi. Il primo è che pirandellianamente viviamo solo nel nostro mondo e comunicare davvero con gli altri è impossibile, il secondo è perché il mondo sa essere così faticoso, che se anche qualcosa ci arriva, spesso sarebbe meglio non averne nessuna notizia. E allora l'autismo è una salvezza.
Soprattutto a Milano.
Brenta, supermercato.
Tutti sbuffiamo, cespo di lattuga compreso, pensando "Ma non ci puoi venire in un altro momento a fare la spesa?", e per la rabbia che siamo borghesemente tenuti a mascherare, ci facciamo piccoli dispetti con i carrelli e ci guardiamo male per un tubetto di dentifricio in sconto. E non salutiamo. Io sì, ma mi devo sforzare. Oggi mi dovevo sforzare.
Duomo, pomeriggio
Sembra la festa di paese, solo un paese grande. Manifestazioni ogni 3 passi, senza grazia gusto e senso. NBA, Virgin Activ, corso di Tai Chi, temporary shop del biologico con Marco Columbro testimonial in foto e in presenza, Hare Krishna e intagliatore di rape e carote. Pensandoci bene gli ultimi due mi piacciono, ma è il contesto. Non so. Tutti felici a comprare, tutte con le sneaker con la zeppa di Isabel Marant e simil-tarocche. Che però nel resto di Europa si vendevano l'anno scorso...
Non so, un sapore di provincia, senza i benefici della provincia. E io dalla provincia me ne sono andata per scelta.
Passeggio con un amico, che sta per altro cercando di dirmi una cosa seria, mentre io mi sforzo per resistere all'autismo che mi dice: "Chiuditi, è per il tuo bene" Di fronte a me, tra la calca, una ragazza e una donna si trovano a dover superare lo stesso punto del marciapiedi in due direzioni opposte. Tipico momento di imbarazzo e finte alla Neymar, che si concludono con la signora che urla con pesante accento milanese "Ma allora, ti vuoi levare dai coglioni, sì o no?". La ragazza si arrende e le cede il passo. Le sorrido e tento di scambiare due parole, ma non è molto per la quale nemmeno lei. Se ne va.
Corso Lodi, sera
In bicicletta, provata dal pavé, sento un rumore forte e un urlo, mi giro spaventata. Ma è una signora tirata a lucido e ingioiellata per il sabato sera, che scende dalla Smart urlando "Ma proprio un marito coglione doveva capitarmi?" rivolta al conducente, presumibilmente il suddetto coglione. Sbatte lo sportello, sbatte i tacchi a terra, rischiando pure di romperli considerata la stazza, e si avvia verso la libertà. Ma arrabbiata. E che libertà c'è nella rabbia?
Corvetto, adesso
Bestemmie e insulti dal palazzo di fronte. Sul principio ho pensato fosse una litigata, ma forse è per una partita. E' peggio di quanto pensassi. La gente è banale. Anche io sono banale a dire che la gente è banale, ma è così. Perché? Perchè? Io mi annoio. Mortalmente.
E ora che faccio, lascio entrare l'autismo e resto a casa o esco e provo a uscire senza sbronzarmi per dimenticare?
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