Oggi ho scritto ad un amico che la mia sensazione dominante in questo periodo di crisi economico politica culturale individuale è la voglia di urlare "ridatemi il mio futuro".
Volevo poi scriverlo come status su Facebook, ma ci ho ripensato, senza chiedermi perché non lo facessi.
Ora mi è chiaro. Non l'ho scritto perché ormai lo so: non c'è nessuno da biasimare. Quel voi con cui me la prendo è solo un'altra manifestazione dell'io. Dell'ego, per la precisione.
L'ego che si attacca a ogni ombra che vede passare. L'ego che crede a tutto e contemporaneamente non crede a niente, perché non sente niente realmente, ma immagina tutto, intellettualizza tutto. L'ego che maschera la vigliaccheria con la presunzione. L'ego che non vuole cambiamenti. L'ego che scende a compromessi. L'ego per cui il sacrificio e il senso di colpa sono encomiabili gesti di pubblica salutare doverosa umiliazione. L'ego che scegli i simboli del potere, invece del potere reale della scelta. L'ego che sempre scusa me, e sempre accusa gli altri. L'ego che sempre accusa me per paralizzarmi. L'ego invidioso mentre disprezza. L'ego che dà, solo se può ricevere qualcosa in cambio. L'ego che si finge modesto e non osa dire "io voglio". L'ego che preferisce morire in vita piuttosto che assumersi responsabilità. L'ego che dice di amare solo per paura di restare solo. L'ego che ipotizza futuri che in realtà sono vomiti di passato. L'ego che vuole compiacere, perché rischiare di essere felici è troppo complicato da gestire. L'ego che ama la sicurezza che deriva dal ripetere continuamente gli stessi errori. L'ego che trova pretesti per rimandare il fare e continuare a pensare. L'ego che mi fa arrivare a sera stremata. L'ego geloso e paranoico. L'ego avido e truffatore. L'ego che vuole marchiare a fuoco ogni cosa con il suo nome, per poi buttare via tutto quando servono cura e attenzione. L'ego che pensa che la foto qui sotto non andrebbe postata, anche se mi piace, perché è sconveniente dire che mi piace e che anzi mi piacerebbe aver posato come modella.
Voi con cui me la prendo, siete me. E questo, ripeto, lo sapevo. Quello che non sapevo, o non abbastanza, o che un ego più prepotente degli altri mi aveva fatto dimenticare, è che se Kurt Cobain disse: "Voi mi odiate? E io per dispetto vi amo tutti", ecco, io vi amo, miei ego. Perché siete fragili e finché qualcuno non vi ama, continuerete a protestare e chiedere udienza e tormentarmi. Io vi amo, e amandovi, vi farò crescere, come da migliore tradizione pedagogica.
Non temete, miei piccoli ego, ci sono io per voi. Diventeremo uno. E inventeremo una grammatica diversa. In cui tu non esclude io, noi non taglia la gola a voi, essi si incontrano con ella danzando. In cui io esiste, mescolato con il mondo, invece che recluso e fatto a pezzi nella testa.
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