Un giorno una splendida fanciulla passeggiando sola tra i boschi, vide questa villa e decise che ci sarebbe andata a vivere con il suo principe azzurro. Insieme l'avrebbero risistemata e resa splendida e avrebbero vissuto felici e contenti. Con l'eredità di famiglia comprò la villa. Bisognava solo trovare il principe azzurro. Ma come capire chi era?
La fanciulla decise che avrebbe incoronato principe azzurro quello che avrebbe passato un piccolo test. Portato alla villa disabitata, avrebbe dovuto sedersi sulla sedia più alta, quella simile ad un trono che, sola supersite, era rimasta nella vecchia sala da ballo.
Via via che conosceva ragazzi, li portava alla villa. E loro erano estasiati, felici, e proponevano alla fanciulla di andare a vivere lì con lei. Giravano per le stanze, si sedevano sui gradini del portico, salivano sugli alberi del parco ormai selvaggio. Ma nessuno si sedeva lì, sulla sedia fatidica.
Finché un giorno la fanciulla incontrò uno che del principe aveva poco o nulla. Ma lo portò lo stesso alla villa. Lui invece di dirle parole dolci ascoltava il suo Ipod e parlava al telefono con il suo manager (era un aspirante musicista). Ma ogni tanto la guardava in un modo in cui nessun altro l'aveva guardata, e quando la toccava, le si rimestava il sangue. E ogni tanto si accoccolava su di lei come se fosse l'unica persona rimasta sulla Terra. Alla villa l'aspirante musicista andò in giro da solo. La fanciulla lo raggiunse proprio nella sala da ballo, proprio mentre lui si sedeva sulla grande sedia. Trattenne il respiro, socchiuse gli occhi per l'emozione, ma un gran frastuono la fece sobbalzare. Il principe azzurro si era seduto e il legno ormai marcio della sedia aveva ceduto.
Ma che importa, pensò la fanciulla, lui è PA, il vero principe azzurro.
E così iniziò a sistemare la villa. Sceglieva i materiali, ordinava agli operai cosa fare, ogni tanto passava a controllare, e a dare ritocchi. PA sorrideva e lasciava fare, e suonava e ascoltava musica. Ma quando la guardava e la toccava, lei si scioglieva.
Giunse il momento di entrare nella villa. I due giovani arrivarono con le loro cose. Per i primi giorni tutto sembrò perfetto, ma poi iniziarono a scoprire che la villa, benché sistemata con grande sforzo da cima a fondo, aveva mille problemi. Scarafaggi, spifferi, umidità, ragni, tubi rotti. E la sedia sfasciata e ricomposta, messa in un angolo del soggiorno, era proprio un pugno in un occhio. Iniziarono a litigare, perché la fanciulla voleva che PA la sistemasse, ma a lui non importava. Inoltre avevano finito i soldi, la casa era grande e quando arrivò l'inverno non seppero come riscaldarla. Finita la scorta di legna, bruciarono gli arredi, tutti. Tranne la sedia simile ad un trono, ma una notte PA, disperato per il freddo, la bruciò. E poi lasciò la villa.
La mattina dopo la fanciulla era disperata. Sola, in una casa grande, che nonostante gli sforzi non era stata in grado di sistemare, senza più la sedia dove fare accomodare il prossimo principe azzurro.
Raccolse le sue cose, tornò in città, e iniziò a cercarsi un lavoro. Ma niente le piaceva. Per consolarsi iniziò a cuocere dolci. I vicini, attratti dai profumi soavi, andavano a trovarla sempre più spesso. E chiacchieravano e lei ritrovava il sorriso. Allora capì: vendette la villa, e con i pochi soldi ottenuti avviò una pasticceria. Ed era felice.
Finché un giorno sentì in radio la voce di PA, l'ex PA che presentava il suo primo singolo. Ebbe un fremito, e le venne voglia di scoprire come stava. Lo cercò, senza trovarlo, per molti mesi. Se ne dimenticò di nuovo. Finché un giorno l'ex PA entrò in pasticceria, era in città per un concerto. Si sorrisero, imbarazzati ma felici di rivedersi. Dalla porta entrò una ragazza, che andò verso PA e gli diede un bacio.
La nostra fanciulla si sentì aprire una voragine sotto i piedi e dentro la pancia, ma poi sorrise anche a lei, e regalò loro la sua torta migliore.
E vissero tutti felici e contenti.
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