Penso troppo in questi giorni. Cazzo. E' il pensiero a fotterci. Sempre. Perché gli diamo credito illimitato, e dimentichiamo che il pensiero è solo un sistema adattativo ed evolutivo per consentire alla specie umana (barcollante su due piedi, senza peli, senza sensi eccessivamente sviluppati che gli diano un vantaggio fisico sulle altre specie, con cuccioli che restano bisognosi di cure per anni) di sopravvivere in un contesto estremamente sfavorevole.
Ci facciamo possedere dal pensiero, invece di servircene quando occorre (per esempio per scrivere questo blog contro il pensiero). Dovremmo affidarci ad altro, alla nostra intuizione (che però nasce nell'inconscio in cui abbiamo una paura fottuta a guardare) e al nostro corpo, che sa molto più di noi. Ecco, il corpo non pensa ma è molto più saggio di quella roba che dentro di noi pensa senza sosta e senza freno.
Un esempio tratto dalla mia odierna seduta di yoga: io ho male alla schiena. Per evitare il dolore, il mio pensiero che pensa che il dolore mi fa del male, un pensiero nemmeno manifesto, blocca il mio corpo in una posizione innaturale che a lungo andare amplifica quel dolore, lo rende costante e ne scatena pure altri in altre parti del corpo. Ma se io lascio fare al corpo, e sto dentro questo dolore senza pensare che è insopportabile, senza pensare a niente, solo sapendo che c'è, il corpo se ne libera molto più in fretta. E questa vera storia vale anche per le cose dell'anima. Se uno pensa che quel dolore lo ammazzerà, che quell'ansia lo divorerà, che quella tristezza sia senza fine, con il pensiero aggiungerà dolore a dolore in una spirale senza fine. Tutto passa invece, se non ci si pensa.
Un altro esempio: se un tuo amico ti chiama senza nessun motivo "Mignotta" quattro volte in una sera, se pensi penserai per forza che è maleducato. Ma se senti nel corpo che questa cosa ti ha fatto ridere, e senti che va bene così, basta quello.
Se uno invece ti dice "Amore" e il tuo pensiero pensa "Che tenero, che bello, qualcuno mi ama" ma il tuo corpo vorrebbe tirargli un pugno, bhe, fidati del tuo corpo. E magari tiraglielo quel pugno che vuole uscire.
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