martedì 11 settembre 2012

iPhone e libertà

Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti
Fabrizio de André
Sono schiava dell'iPhone. Chiunque abbia un iPhone ne è schiavo.
Per quanto non mi piaccia essere schiava di un oggetto, c'è poco da fare. Ogni oggetto è creato per uno scopo, e questo scopo preme sotto la superficie apparentemente innocua e imperturbabile delle cose.
Provate ad avere la tv in casa e non accenderla mai, o ad avere un gelato davanti e decidere di non mangiarlo, o ad avere qualcuno che vi piace tra le mani e non spogliarlo.
In tutti questi casi serve una forza di volontà incredibile.
Questa è una considerazione micro. A livello macro, è giusto che chi abbia un iPhone ne sia schiavo, visto che la produzione di un iPhone ha costi umani altissimi.
Se gli oggetti che usiamo derivano dalla schiavitù (di minatori africani di coltan, di assemblatori cinesi, di marinai cingalesi) come possiamo pensare di esserne immuni noi?
Siamo schiavi delle nostre vite minuscole probabilmente. E non è detto che sia meglio questo rispetto all'essere schiavi in una miniera. Perché senza catene e imposizioni visibili riusciamo a convincerci di essere liberi, e la nostra invisibile schiavitù diventa ancor più pervasiva e collosa e soprattutto confortevole.


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