giovedì 27 ottobre 2011

Art. 13

Stavo pensando di scrivere che bisognerebbe poter denunciare chi mi fa innamorare. Credo che il capo di imputazione giusto sia lesioni personali.
Mi sono però accorta che gli accusati veri sarebbero i miei genitori, che hanno deciso per me di trasformarmi da pacifico angioletto sulle inesistenti nuvole del Limbo a complesso essere umano nella pare esistente ma sicuramente faticosa Terra. E mi hanno obbligato a stare qui,  e invece di un serio libretto di istruzioni, mi hanno regalato il catechismo e il galateo.

mercoledì 26 ottobre 2011

Mi fa senso (comune)

Quando uno non ne può più della sua vita e si annoia mortalmente e crede (ma non crede niente perché è troppo faticoso, forse sente) non ci sia speranza e che nel 2012 purtroppo il mondo non finirà, poi non ce la fa più a sentirsi solo (solo anche se ha qualcuno accanto) nella merda in cui si trova, e allora fa un figlio. 
Così nella merda ci stanno in due. A profumarla di talco. 


lunedì 24 ottobre 2011

Come superare la paura di Ericailcane

Sto leggendo questo libro meraviglioso sulla plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di modificare i propri percorsi e quindi, se adeguatamente stimolato, di superare deficit congeniti, problemi psicologici, ictus, traumi.
E' come assistere alla fusione concettuale delle migliori teorie psicologiche, spirituali, cognitive, scientifiche e chirurgiche. Un vero godimento.
Eppure soffro, perché nel libro scopro che questa meraviglia si è scoperta grazie a esperimenti condotti su scimmie, indagate in lungo e in largo con mezzi dolorosi e crudeli.

Da tutto ciò traggo due considerazioni, da brava moralista quale sono. La prima è che le tecniche per cambiare il cervello, nelle mani del Grande Fratello di Orwell, sono pericolosissime, quasi quanto il Grande Fratello della Marcuzzi.
La seconda è che non c'è grandiosa opera umana che per realizzarsi non affondi le mani nel torbido umano. Abbassarsi, sporcarsi, impastarsi con le parti di noi vergognose e imbarazzanti e poi rimodellarle, renderle pure e imprescindibili.

E ora può persino succedere che invece di guardare la prima puntata del GF, mi sforzi di guardare le opere di Ericailcane, che so che è brava ma mi fanno paura. E le guardo con la certezza che qualcosa nel mio cervello può cambiare.

sabato 22 ottobre 2011

We'll always have Paris

Ci ho pensato un po'. Sono quasi certa di ricordarmi tutti gli uomini con cui sono uscita, anche quelli insignificanti, da mezza ubriaca, da ubriaca persa, da non ubriaca ma così per gioco. Quelli stupidi, quelli da mezz'ora, quelli delle medie e quelli da spiaggia.
Ma certamente non mi ricordo tutti i film visti. C'è qualcosa di profondamente ingiusto in questo. O forse qualcosa di profondamente vero di me.

Non si sa come...

...ma ce lo immaginiamo. Quasi sempre sbagliando. E non solo a teatro.

venerdì 21 ottobre 2011

Filosofia della bicicletta

Se guardi un pedale, è su. Se guardi l'altro è giù. Se li vedi entrambi, sono dove devono essere.

lunedì 17 ottobre 2011

Le neuroscienze mi stanno salendo

Io so che i miei pensieri non esistono, che sono solo impulsi elettrici i cui tracciati sono stati deposti molto spesso tempo fa.
Eppure per saperlo devo pensare, pensare cose nuove che attivano percorsi nuovi.
E la realtà continua a non esistere, ma io la vedo diversa.
Ma quindi forse esiste tutto quello che penso, anche che ho paura. E se smetto di pensare che ho paura non solo non ho più paura, ma non esiste la paura.
Se smetto di credere nei miracoli, i miracoli non sono mai esistiti.
Se continuo a credere all'amore, allora l'amore esiste. Nella forma che decido io.
Pensare mi da la responsabilità di essere Dio. Che non esiste, ma non posso non pensarlo perché è un'idea radicata nella mia mente. E quindi esiste.
Se smetto di pensare a tutto, allora sono morta. E muore l'universo. Ma con l'energia racchiusa nella mia materia, l'universo rinasce per qualcun'altro.
Sembra difficile, ma se ci penso bene, non lo è.
Ho solo male alla testa, saranno i miei neuroni che cambiano disposizione.

domenica 16 ottobre 2011

Perfezionismi.

Capire di aver sbagliato è più importante di non sbagliare.
Ancor più importante è capire perché. Ma è la parte difficile.

venerdì 14 ottobre 2011

Cose che ho capito solo da single e che in caso di nuova relazione sarebbe meglio ricordare/7

Non voglio arrivare da nessuna parte. Desidero solo godermi il viaggio. E come tutti i viaggi (che sono, mi autocito, altro rispetto alle vacanze) seguirà un'idea ma non sarà progettato, regalerà giornate di pioggia in tenda e notti in castelli inverosimilmente economici, scoperte spirituali e cibi nuovi, noia e avventura, momenti di solitudine e incontri, pause e ripartenze. E finirà quando avrà fatto il suo corso. Nè prima né dopo.

martedì 11 ottobre 2011

domenica 9 ottobre 2011

In cosa credo/2

Chiedo parole in prestito per raccontare in che cosa credo. Dovrò chiedermi perché. Per stasera ho solo voglia di dire che credo nella felicità. Che sa dei limoni di Montale.


Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

giovedì 6 ottobre 2011

In cosa credo/1

Mi è stato chiesto chi sono, e in che cosa credo. Non avevo risposte pronte, perché da tempo non ne davo, anche se questo blog, i miei progetti, il mio essere nel mondo ne sono pezzetti sparsi.
Per esperienze traumatiche e insoddisfacenti con il cattolicesimo, ho imparato ad evitare i dogmatismi, ma ad un certo punto, questo punto, delle risposte vanno date. Parziali, transitorie, consapevolmente imperfette e imperfettibili, ma risposte.

Questa è il primo post della serie, e prendo a prestito Nazim Hikmet: credo nella vita. Seria, inevitabile e ineluttabile, senza senso eccetto l'obiettivo di morire felici. La vita è meravigliosa. E' mia. Decido, ne sono responsabile. E così influisco su quelle degli altri. Ne sono responsabile. Anche di quelle.


La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo
ad esempio
senza aspettarti nulla
dal di fuori o da di là.
non avrai altro che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio al punto
che messo contro un muro
ad esempio
con le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e gli occhiali
tu muoia
affinché vivano gli uomini,
gli uomini di cui non conosci la faccia
e morrai sapendo
che nulla è più bello,
più vero della vita.
Prendila sul serio.
Ma sul serio al punto
che a settant'anni
ad esempio
pianterai ulivi
non perché restino ai tuoi figli,
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita
sulla bilancia
peserà di più.

Questo è questo.

Oggi sono andata a Bergamo, dopo molto tempo.
Non me la ricordavo, è proprio una bella città: vie in lieve salita, acciottolato a terra, negozi ed atelier, cortili ampi e silenziosi.
Nonostante le mura antiche, e un'aria vagamente toscana a distrarmi, non ho potuto non notare una sorta di assenza di connotazione, a favore della denotazione pura.
Cosa intendo? Vi faccio subito degli esempi.
La via per andare a prendere l'autostrada: "Via Autostrada".
La bottega in cui una pittrice dipinge i quadri che le vengono richiesti: "Voi chiedete io dipingo".
La piazza della città vecchia (la famosa Città Alta): "Piazza Vecchia".
Il negozio che vende oggetti particolari dal sapore eco-chic: "Il negozio".
A Bergamo apparentemente tutto è ciò che è. Ipotizzare che a livello profondo sia diverso sarebbe eccedere in ottimismo.


mercoledì 5 ottobre 2011

Teoria degli odori.

Voi da cosa vi accorgete che avete paura? Io dal mio odore.
Posso negare a me stessa di essere spaventata, sull'attenti, in guardia, a disagio, ma appena dalle ascelle in tensione si leva l'odore della paura, mi devo arrendere all'evidenza.
L'olfatto è, tra i sensi, quello più vicino alle emozioni, e non tanto per dire, ma proprio per la quantità di connessioni esistenti tra la zona del cervello in cui arrivano i recettori olfattivi e il sistema limbico, la parte più primitiva e irrazionale dell'encefalo.
Ma questo già si sapeva. La cosa nuova che ho scoperto è che è possibile allenare l'olfatto, fino a diventare capaci di seguire, camminando carponi ad occhi bendati in un parco, una scia di olio profumato.
Voglio iniziare l'allenamento, perché sono certa che esercitando l'olfatto, allenerò anche le emozioni.

lunedì 3 ottobre 2011

sabato 1 ottobre 2011

Giro girotondo

L'altra sera mi sono imbattuta in un gruppo di giovani uomini, probabilmente seminaristi, che girando in tondo in un cortile recitavano il rosario. E, oltre a ricordarmi del rito di autoguarigione tantrica di lama Ganchen a cui ho partecipato, ho pensato che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Il problema vero però è diventare liberi, per capire ciò che vogliamo, e farlo.