domenica 30 settembre 2012

Imago Dei

Leggo notizie come questa, e sono certa che Dio Allah JHVH e gli altri dei si vergognano di essere così come li abbiamo immaginati. Potremmo inventarci degli dei migliori, degli dei che non si debbano vergognare di essere come sono.
Potremmo inventare degli dei che non ci assomiglino così tanto.
Potremmo diventare degli uomini veri, che assomigliano al dio (sono il dio) che abbiamo dentro, che rispetto agli dei a cui abbiamo dato un nome, esiste.


venerdì 28 settembre 2012

Le più varie ispirazioni

Dicevo a Daniela che ho i pensieri annodati talmente stretti e le sensazioni così confuse da non riuscire a scrivere niente di sensato sul blog, e lei mi ha risposto che non era obbligatorio farlo.
Sì, ma a me consola scrivere, replico. E lei: e allora scrivi cose non sensate, tanto è il tuo blog e puoi scrivere quello che ti pare.
Ecco fatto.
Del resto non c'è nessuno da compiacere, nemmeno voi, cari lettori.

Oddio! La banalità

Pensavo oggi mentre tra un rendering e l'altro mi distraevo e fumavo sigarette e facevo l'acrobata, e in generale penso ultimamente mentre sto stretta tra l'esigenza di lavorare per avere dei soldi e lo stare accorta per evitare di farmi stritolare dal sistema che vuole tutta la mia vita e i miei pensieri e vuole rendermi potente per accrescersi lui stesso, pensavo che i momenti felici della vita sono interstiziali.
Sono come un pezzo di mela che ti si infila in mezzo ai denti, ma l'effetto invece che fastidioso è piacevole. Ma in entrambi i casi ti accorgi che qualcosa di strano sta succedendo. O perlomeno ti accorgi che sei viva, sia con la buccia infilata sotto la gengiva, sia quando sei felice.
Come mangiando la mela vuoi solo goderti il frutto, o al massimo la mangi perché t'hanno detto che ti fa bene e quindi segui scrupolosamente ciò che ti dicono, così vivendo con consapevolezza e pienezza e senza pensare, a volte capita che un pezzetto di vita ti renda estremamente felice. Senza scopo né preavviso né intenzione.
L'unica differenza tra i due termini del paragone è che la felicità non devi nemmeno prenderti la briga di rimuoverla con l'unghia. Se ne va da sola. Perché se anche riuscissi a trattenerla, marcirebbe e ti farebbe venire le carie.
Quindi, accorgitene quando c'è, non chiederti come sia finita lì, e non rimpiangerla quando se ne sarà  andata. L'unico modo per riaverne è continuare a vivere.



lunedì 24 settembre 2012

Stretta alla realtà

Sto convertendo dei file, per poi mettermi a montare un video. Che ho girato un po' così, con la testa ad altre mille cose e a finti problemi e alla paura di non essere capace, mentre tutto andrebbe sempre fatto con piena consapevolezza.
E mi viene in mente, mentre faccio mangiare a Mpeg Streamclip un file dopo l'altro, una cosa successa quest'estate mentre lavoravo in colonia. E ve la voglio raccontare, se la volete leggere.
Durante una passeggiata in montagna, avanzavo con un piccolo gruppo di ragazze che a turno mi raccontavano delle loro famiglie: fratelli sorelle genitori casa età e dettagli quasi degni di un censimento, da cui mi illudevo di ricavare un'immagine accurata delle loro esistenze.
Ma poi una ragazza, sudamericana con forte accento latino, mi dice Io ho due sorelle, mio papà se ne è andato e mia mamma lavora in banca. Io la guardo strano, ma mi recupero velocemente perché mi accorgo di essere una razzista senza via di scampo che crede impossibile che una latina possa lavorare in banca. E lei, stretta nella sua felpa blu elettrico, prosegue: Fa le pulizie alla sera, e le danno sempre qualcosa in più, perché lo fa bene. Quando torna a casa ci dice che lì, in banca, le persone lavorano duro tutto il giorno, e che lei pulisce bene, perché si trovino meglio. Che le persone devono stare bene quando lavorano.
E allora come adesso, mi viene la pelle d'oca. E vorrei stringere questa donna, le sue figlie, e imparare da loro come vivere. E invece so solo raccontarvi questa storia.


domenica 23 settembre 2012

Sunday morning ovvero ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ

Ti avverto, chiunque tu sia.
Oh, tu che desideri sondare gli Arcani della Natura,
se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi
non potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa,
come pretendi di trovare altre meraviglie?
In te si trova occulto il Tesoro degli Dei.
Oh, uomo conosci te stesso
e conoscerai l’Universo degli Dei.



sabato 22 settembre 2012

Impazzire di luce


Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

Rileggere Montale. Guardare le foto su Instagram. Scoprire dettagli dimenticati di ieri sera. Sfogliare il libro sul Risveglio. Sentire il cerchio alla testa. Mozart in sottofondo. La stanza disordinata. I vestiti dell'indecisione in giro. Briciole nel letto sfatto.  Decidere di tornare alla sobrietà. Una sigaretta e un chupa chups. Un montaggio da fare. Un posto da raggiungere. Persone da salutare.
Ma quale consistenza ho io? Dove sono? Nessuno porta girasoli impazziti di luce. Ma si possono far crescere. Tocca farli crescere. 


mercoledì 19 settembre 2012

California Gurls, anzi Corvetto Gurls

Ieri ho censurato almeno tre post impregnati di disperazione e sentimento cupo e assoluto di mancanza di senso. Oggi invece un paio di post farciti di rabbia e vendetta, e un altro paio intrisi d'amore e tenerezza e rimpianto.
Cosa dire?
Che a volte nonostante sia consapevole che sia stupido, vorrei vivere nel mondo di questo video, e davvero a volte vivo lì. A volte invece sto nell'inferno di Dante, tutto buio e legge del contrappasso. Che assomiglia un po' a quest'altra canzone. Ma quando esco a riveder le stelle, vado sulle mie nuvole di zucchero filato, e tutto torna apposto.
E posso affrontare il mondo così com'è. Perché alla fine dipende tutto da come guardi le cose, come nelle foto qui sotto. E ciò che conta è farsi del bene, che per me consiste in questo, ormai lo so: drogarmi poco meglio se per nulla, meditare, fare yoga, mangiare e dormire regolarmente, fare le cose che mi piacciono e stare dritta, psicologicamente e fisicamente. Ovvero trovarmi un senso e fare cose, lontana del letto dei pianti e dalle sottomissioni psicologiche.
E solo così posso fare del bene anche agli altri, mica smoccolandomi sulle mie paranoie, che però hanno pure loro dignità di esistere, perché guardandole le scopro e le smonto, e magari mi rivelano punti di vista interessanti.
Alla fine forse il segreto è accettare che Inferno e Candy Paradise possono convivere, nel mondo così com'è.

Ad ogni modo, sempre per il mio compleanno, sono entrati in wish list i coni spara panna montata.





martedì 18 settembre 2012

Mi sembra di preparare la maturità. Sarebbe bello, ma non è così.


Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.
  
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi  in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma.


lunedì 17 settembre 2012

Il piccolo flash di quando capisci che qualcosa è sbagliato ma non sai come fare altrimenti

Non accontentarti. Abbassa le aspettative. Provaci più forte. Sii realista. Non fermarti. Osa. Prendi tempo. A piccoli passi. D'un colpo senza guardare. Stai rilassata. Pronta all'attacco. Fregatene. Impegnati. Non sentire niente. Prova tutto. Non combinerai mai nulla. Hai tutta la vita davanti. Sei giovane. Ormai è tardi. Dovevi pensarci prima. Prima non esiste. Domani invece chissà se sarò viva. Se sarò viva cosa farò. Ci pensi troppo. Ci pensi troppo poco.
FANCULO! A voi amici politici genitori parenti conoscenti e sconosciuti. E a me che vi ascolto. E a me che mi parlo con queste stesse schizofreniche parole.
Ho avuto 20 anni nel 2000, e mi sembrava una figata. Boooo. Errore.
Start again. Del resto sono appena rinata, me lo devo solo ricordare.

domenica 16 settembre 2012

Lentius profundius dulcius

Il senso dell'amore sta tutto nel tentativo di infilare le dita nei buchi della maschera della persona che ami.
David Foster Wallace

L'altra notte sfogliavo un libro di architettura e dicevo a Pietro che quando vedo i monumenti non riesco a non pensare alla fatica e alle morti di chi li ha costruiti. E alle vite di chi è passato di lì, consumando i gradini e lasciando piccole invisibili tracce, anche solo energetiche.
Ieri ero alla festa di compleanno dei miei nipoti, e dicevo a Silvia e Alessandro che guardo questi piccoli uomini e donne (e ce n'erano veramente tanti) e qualcosa mi si stringe dentro. Perché mentre loro vivono inconsapevoli il loro presente che è lungo e pieno come mai più sarà, io immagino penso visualizzo e sento i loro futuri pieni di occhi mani dolori gioie e impredittibili accadimenti.
E capisco che se corro continuamente è per staccare questi e altri pensieri visionari che non riesco a controllare, per mettere una distanza in mezzo tra me e loro, perché mi inquietano. Ma se non riesco a fermarmi i miei tentativi di infilare le dita nei buchi della maschera di chi amo saranno sempre violenti e poco precisi e addirittura pericolosi. E la prima maschera che non riesco a centrare è proprio la mia.
Devo essere coraggiosa, e fermarmi. Adesso.


sabato 15 settembre 2012

Sabato sera ovvero genealogia del Mi piace

Passare il sabato sera a casa è una cosa che mi ha sempre un po' inquietato.
Nel mio immaginario era la sfiga sociale per eccellenza. Tutti si sarebbero divertiti senza di me né tantomeno senza pensare a me, mentre io sarei ingrassata 3 chili mangiando gelato patatine e nutella sul divano, guardando commedie romantiche nelle cui protagoniste mi sarei immedesimata, ma senza il lieto fine perché tanto non mi avrebbe voluto nessuno.
Ecco, ora le cose vanno leggermente meglio.
Sto a casa il sabato sera perché nei giorni precedenti non mi sono risparmiata niente e ho dormito troppo poco, e perché devo organizzare le idee affinché diventino azioni concrete nell'intensa settimana a venire. E sto serena perché delle persone mi hanno invitato ad uscire, e io mi sono sentita pure un po' figa a declinare l'invito.
La vera sfida sarebbe fare esattamente quello che mi va, che sia sola o in compagnia, con inviti o senza inviti. Ma è un passaggio successivo, e ormai so che se mi metto la pressa non ottengo niente.
Cosa c'entra il "Mi piace"? C'entra perché la mia ambizione, da ben prima che i social media cambiassero per sempre le nostre vite facendo diventare il narcisismo e l'ombelichismo gli unici modi della comunicazione, è sempre stata quella di piacere a tutti, di fare le cose giuste al momento giusto e con le persone giuste. Il Mi piace come metro di esistenza pubblica non l'ha mica inventato Facebook.
E so pure che questo post fa schifo, ma lo pubblico lo stesso perché mica devo compiacere sempre tutti. Mettete dei non mi piace, per favore. Anzi no, non compiacetemi ancora. Fate il cazzo che volete, che alla fine è l'unica cosa che libera tutti.


mercoledì 12 settembre 2012

Arrendersi

C'è stato un tempo in cui tutto quello che ero non ero io. Era qualcuno al posto mio. 
C'è ora il tempo in cui il mondo intero sono io. 
Mi volto verso il mio letto, cerco quello che trovavo lì dentro, attrazione irresistibile: conforto, abbandono, sigarette e lacrime.
Il mio letto ora sono io. 
Ripenso ai miei amori . E cerco le loro colpe.
Le loro colpe sono solo le mie. 
Immagino la mia arte, che mi ha sempre fatto paura.
Quella paura sono io.
Provo a rifiutare i miei genitori.
Ma io sono loro. 
Mi fermo su una foto di guerra.
E la guerra sono io. Sono i morti, sono i soldati, sono la terra straniera e l'aria che sa di sangue. 
Chiudo gli occhi, e immagino un pesce tra i coralli.
Quel pesce sono io. E sono i coralli. E sono il mare. E sono il respiro. E sono il tutto dentro il respiro. E il tutto sono io.
Eppure ancora voci di ego, a capo di guarnigioni di me urlanti prevaricanti rabbiose pigre e accusatorie. Lui, lui, lui vuole la separazione. Mi invita a rimettere il filo spinato tra me e il mondo. Me lo porge, mi spiega come fermarlo affinché non si sposti più. 
Ma no! Il filo spinato sono io. Posso scegliere che farne. E non vorrei, era così comodo dividere responsabilità colpe destini e vittorie. Così comodo.
Ma non posso più. Non ho più via d'uscita, perché non ho più confini. 
Era ora. 



martedì 11 settembre 2012

iPhone e libertà

Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti
Fabrizio de André
Sono schiava dell'iPhone. Chiunque abbia un iPhone ne è schiavo.
Per quanto non mi piaccia essere schiava di un oggetto, c'è poco da fare. Ogni oggetto è creato per uno scopo, e questo scopo preme sotto la superficie apparentemente innocua e imperturbabile delle cose.
Provate ad avere la tv in casa e non accenderla mai, o ad avere un gelato davanti e decidere di non mangiarlo, o ad avere qualcuno che vi piace tra le mani e non spogliarlo.
In tutti questi casi serve una forza di volontà incredibile.
Questa è una considerazione micro. A livello macro, è giusto che chi abbia un iPhone ne sia schiavo, visto che la produzione di un iPhone ha costi umani altissimi.
Se gli oggetti che usiamo derivano dalla schiavitù (di minatori africani di coltan, di assemblatori cinesi, di marinai cingalesi) come possiamo pensare di esserne immuni noi?
Siamo schiavi delle nostre vite minuscole probabilmente. E non è detto che sia meglio questo rispetto all'essere schiavi in una miniera. Perché senza catene e imposizioni visibili riusciamo a convincerci di essere liberi, e la nostra invisibile schiavitù diventa ancor più pervasiva e collosa e soprattutto confortevole.


lunedì 10 settembre 2012

Lunedì mattina ovvero cose che ancora non capisco

Je suis le soufflet e la joueCharles  Baudelaire
Un solo essere sono il torturatore e il torturato. Il torturatore è in errore credendo di non partecipare alla sofferenza,; il torturato è in errore, credendo di non aver parte nella colpa.
Arthur Schopenhauer
L'attore che muore sulla scena cambia maschera e riappare da un'altra parte, non è morto davvero. Morire è cambiare corpo come gli attori cambiano maschera.
Plotino 

Io sono ciò che accade e ciò che fa accadere. Io sono la pioggia. le nuvole, l'ombrello e la pozzanghera. Io sono il sole, la crema solare, il mare, i pesci e la sabbia.
Io sono una persona, ovvero una maschera attraverso cui le cose risuonano.
Io non sono, ma se sono qualcosa sono contemporaneamente ciò che pensa, ciò che scrive e ciò che legge.
Ma più probabilmente sono un vuoto.

domenica 9 settembre 2012

Verità incontrovertibili nonostante l'ora tarda

1. Se ad un certo punto smetti di bere l'embrione di sbronza non si sviluppa, e puoi passare la serata a goderti le gesta alcooliche dei tuoi amici.  Per riuscire a fermarti serve forza di volontà, oppure un disgusto più che decennale verso il gin.
2. Gli esseri umani sono come le statue, emergono poco a poco da un blocco di marmo, colpo di scalpello dopo colpo di scalpello. Di questi colpi, alcuni non li puoi scegliere, ti vengono inferti dal karma o dal caso o dalla provvidenza. Ma la figata è che dall'accettazione di questi colpi subiti a tradimento puoi partire per ricostruirti come vuoi. Devi però imparare a padroneggiare le tecniche scultoree, perché il rischio di automutilazione è sempre alto. E se quando hai finito di scolpirti ancora non parli, evita di martellarti il ginocchio.
3. Corvetto è un postaccio. Devi camminare per un quarto d'ora prima di trovare un bar che venda il Magnum alle mandorle. Però se dopo averlo trovato incontri per caso i tuoi ragazzini molesti preferiti, diventa il posto più bello del mondo.
4. Io di amore non ci capisco un cazzo, ma l'universo sta insieme grazie a questa cosa misteriosa. Ma non sono certa che sia un bene.
5. Dormire è essenziale.



venerdì 7 settembre 2012

Il post più utile di questo blog

Tra due settimane compio 32 anni. Così tanti che un po' mi sento in obbligo di pensare che avrei dovuto mettere la testa apposto, anche se a tutti sembro più giovane e ancora penso a me stessa come ad una 25enne.
Sì, d'accordo, devo rifletterci. Ok, ci ho pensato almeno mezzo minuto. Ora però ho delle cose più importanti e serie e precise da dirvi: suggerimenti per voi che so che ci tenete molto a farmi un regalo.
Eccoli qui:
- una borsa, morbida e grande
- Il lavoro dell'attore su se stesso e Il lavoro dell'attore sul personaggio, entrambi di Stanislavskij
- un lancio con il paracadute
- un hard disk, preferibilmente questo
- un Rothko originale
- dei soldi, q.b. e secondo disponibilità
- una/o stagista intelligente, multitasking e devoto alla mia causa in secula seculorum.
- una giornata a Gardaland
- un corso individuale di disegno, ma va bene anche di canto
- una casa, con trasloco delle mie cose già fatto e sacchetti di lavanda provenzale negli armadi
- un mazzo di fiori fatti con gli origami
- due ore da passare insieme al regalante, in cui non facciamo niente, nemmeno parliamo
- uno smalto di Chanel, qualsiasi colore
- la possibilità di lasciarmi un'ora in cui ti dico tutto quello che secondo me dovresti cambiare nella tua vita, senza che tu, ipotetico regalante, possa replicare
- un sms di auguri scritto apposta per me. E non credere sia il regalo più semplice. Stronzo tirchio che non sei altro!


giovedì 6 settembre 2012

La scelta di scegliere

Ho visto la prima nebbia d'autunno attraversando la pianura. Sono tornata a Milano definitivamente, forse definitivamente (citazione tradotta dagli Oasis, me ne rendo conto mentre scrivo), dopo un mese di lavori imprevisti, decisi all'ultimo momento. Un mese di distanze e vicinanze, scelte oppure forzate. E ora ci sono tantissime facce dentro i miei sogni, e nelle mie veglie impastate di sonno e di alcool e di troppi pensieri, pensieri su cui per lunghi tratti ora riesco a galleggiare, divertendomi pure.
Sogno la mia vita anche. E la veglio. E, sorpresa ed entusiasta, addirittura la vivo. E mi piace, e io piaccio a lei. E per ringraziarmi, dalla stessa vita mi sgorga altra vita dentro, mi scorre nel giro che penso infinito ma che ahimé finirà del sangue venoso-arterioso-venoso.
E in tutto ciò quello che davvero sta al fondo dei miei pensieri oggi, nascosto come un semino bianco racchiuso da un nocciolo rugoso racchiuso da una pesca profumata, è che per quanto proviamo a stare attenti, mai potremmo camminare senza ammazzare insetti. Insomma, che la vita per essere vissuta chiede un tributo, se lo vogliamo dire cattolicamente. Ma possiamo anche dire che la vita genera morte che genera vita. Ecco mi piace di più.
Muoiono continuamente parti di noi, a volte dobbiamo avere coraggio e accelerarne l'agonia, che sotto il vecchio preme il nuovo, tenero e molliccio come il guscio di un gamberetto dopo la muta.
Non so se anche per voi è così, ma per me è ormai chiaro che imparare a morire è imparare a vivere, come imparare a vivere è imparare a morire. E che rifiutarsi di morire significa regalarci un inutile noioso sopravvivere, che puzza di minestrina di ospedale. Basta. E' talmente evidente che non ci voglio pensare più.