sabato 31 dicembre 2011

L'anno prossimo

Vorrei che fosse sempre venerdì, come cantano i Cure e Ambra Angiolini e come racconta il mio amico Pasquale Marrazzo. Ma se fosse sempre venerdì, non mi accorgerei della bellezza del venerdì. Quindi amerò tutti i giorni che verranno per come sono. Mi sembra già un impegno. 
Per tutto il resto, basterebbe una Mastercard non bloccata.

giovedì 29 dicembre 2011

Ma il suo sguardo è una veranda sive de agape

Nel titolo riporto una frase di Paolo Conte in cui ieri ho intravisto l'essenza dell'amore, che si tratti di figli amici amanti: stare in un posto, riparato e sicuro, ma aperto verso l'esterno.
Immagino una veranda tipo quelle del sud degli Stati Uniti dove ci si può fermare a bere una birra a fine giornata d'estate, o a guardare la neve scendere, o dormirci dopo una serata alcolica, o uscire a prendere una boccata d'aria dopo un litigio in casa. Da dove si passa per andare via e anche per tornare. Dove ci si sente abbracciati ma non rinchiusi, liberi ma non abbandonati. Dove gli odori della cucina di casa e gli odori del mondo si mischiano.
Robe così, ecco.


Nella foto: una veranda che se la crede. A torto, ovviamente.

mercoledì 28 dicembre 2011

In cosa credo/4

Credo che una rosa è una rosa è una rosa, anche se è una rosa, quella rosa, per me e non è la stessa rosa per te che leggi.
Ma più in là di un certo limite non so andare. Anzi, lo saprei fare, ma non voglio restare paralizzata a guardare una rosa per capire che cose'è veramente.
E ora mi viene da pensare che quindi questo post alla fin fine dice che io credo nelle scelte. Mah.

lunedì 26 dicembre 2011

Apparecchi cosmici per la trasformazione del cibo

La nascita di un bambino in Palestina circa 2.000 anni fa.
I bambini dei miei amici, o meglio generati dai miei amici (che non sono loro proprietà).
I miei nipoti, bambini (che non sono miei, come sopra).
Lavori con bambini.
Lavori su bambini e amici dei bambini.
Pensieri di bambini che avrebbero avuto certi occhi, verdi, e invece non li avranno.
Bambini o quasi, io e le mie sorelle e i miei cugini, nel video del Natale 1992.
Bambini per un attimo, per costruire l'infanzia che avremmo voluto avere.
Bambini che, per il semplice fatto di credere, gli arrivano i regali.

E poi leggendo Gurdjieff trovo la definizione di bambini che leggete nel titolo. E capisco che siamo tutti così, ancora. E chi crede di essere altro, è uno stolto. Che mai sarà felice.


sabato 24 dicembre 2011

Al solstizio d'inverno ovvero pensieri di Natale

Quest'anno ho spellato la vita, strato dopo strato dopo strato.
Inizio a sentirla liscia, sotto le mie dita.
Inizia a rotolare, palla dorata, sotto i miei piedi.
E rido, ormai, quando,
distratta,
perdo l'equilibrio.
Perché sotto di me c'è una gran rete elastica.
D'amore. (Sorrido scrivendolo)
Puff,
cado
e
rimbalzo.
E l'equilibrio è sempre nuovo. Evviva.
Non mi annoio più.
E se invece improvvisamente cado dentro di me invece che fuori,
tengo il respiro e chiudo gli occhi e tappo il naso.
Come da piccola in piscina.
Splash.
Nero. Avvolta.
Ma poi li apro, e sono nella luce. E respiro.
E solo piango un po' per via del cloro.

venerdì 23 dicembre 2011

Happiness is a warm gun ovvero della fine del mondo

Facciamo tutti insieme ma ognun per sé una meditazione.
Chiudiamo gli occhi. Respiriamo a fondo. Sorridiamo inspirando e abbandoniamoci espirando. Ora immaginiamo che i Maya avessero ragione, il mondo finirà il 21 dicembre 2012. Convinciamone. Sentiamo con ogni atomo del nostro corpo che ci resta meno di anno da vivere, meno di un anno. Meno di un anno.

Ora, anche se il panico si è impadronito di noi, continuiamo a respirare. Sorridiamo, ci abbandoniamo. E sentiamo con ogni atomo del nostro corpo che l'unico senso vero della vita è vivere per morire felici. Ne siamo certi, nient'altro che morire felici. Abbiamo meno di un anno per farlo, meno di un anno. Meno di un anno.

Gong. Fine della meditazione.

Ora vai e fai la cosa che ti rende più felice al mondo. Falla cazzo! Quando chiedi? Ma adesso, eccheccazzo!


Nella foto, le infinite possibilità di felicità.

mercoledì 21 dicembre 2011

Come al solito non avevo capito niente

Premesso che definire recitare quello che sto facendo al corso di teatro è eccessivo, resta il fatto che imparare a recitare è smettere di mentire.
E anche provare a dimenticare quando alle elementari dimenticai la poesia alla festa di Natale. 


martedì 20 dicembre 2011

Sciatte benché importanti riflessioni sulla trentennità.

Il-mio-ex-fidanzato, che come etichetta per un essere umano è ancor più tremenda di il-mio-fidanzato, ride delle trentenni, come me, e della nostra paranoia di trovare il maschio fecondatore.
Ora, desiderare un bambino a completamento di sè è certamente orrendo, così come lo sguardo che a volte mi accorgo di avere sugli uomini, tipo fiera degli stalloni. Cerco in molti modi le risposte al perché di questa mia fissa, e mi chiedo se sia colpa della società che nelle donne senza figli vede delle degenerate, della mia prolifica famiglia, dei maledetti ormoni, dei voladores o del vero colonizzatore del pianeta terra: il DNA che vuole trasmettersi incessantemente. E poi penso che sono un animale, e che quindi un figlio se arriva arriva. Senza troppe menate. Ma voglio capire e quindi insisto con le domande. Arriveranno risposte, probabilmente vivendo e basta.
Ma oggi mentre mettevo l'anticellulite (sempre per la questione di garantirmi la possibilità di procreare, ovviamente) mi sono fatta delle domande sui trentenni maschi.
Che cosa li rende così incapaci di amare e cinici nella versione A oppure pressanti e inopportuni nella versione B oppure cialtroni e millantatori nella versione C? Perché sono fissati con l'idea del sesso ma ormai assuefatti a pose da film porno in cui sembra che scopino per provare quanto sono bravi invece che per godersela? Perché in fondo hanno paura del sesso, della prossimità fisica? Perché si vestono da ragazzini usciti da un centro sociale oppure da quarentenni para sessantottini? Perché si lamentano dei loro lavori ma ci restano? Perché se invece il loro lavoro gli piace e magari guadagnano pure la devono menare a tutti? Perché giocano a calcetto oppure rinunciano al rito settimanale giusto per fare corsi di teatro per trovare una fidanzata? Perché non sanno rispondere alle domande senza farne un caso da corte d'appello? Perché non riesco a parlare con loro senza sentirmi alla fiera delle giumente? Ma no, loro nemmeno li vogliono i figli. Cosa vogliono, cosa cercano? Forse la collana di scalpi, e non intendo quelli cranici.
Le ipotesi per questo abisso di incomprensione sono: la società li ha sfrattati dal loro ruolo di maschio Alfa, causa allungamento dell'età media. Le loro madri erano tutte delle rincoglionite. Le loro donne precedenti li hanno devastati. Le radiazioni di Chernobyl e quelle dei cellulari hanno sfasato il loro ciclo ormonale. Credono nell'Invisibile Unicorno Rosa ma non nelle relazioni che durano più di due giorni.
La risposta anche qui arriverà vivendo e basta. Nel frattempo frequentare ventenni e quaranta, anzi quarantacinquenni potrebbe essere un'ottima soluzione. Ma svelare i miei misteri sarà pure meglio.

lunedì 19 dicembre 2011

Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.

Stasera la vita mi ricorda una cosa strana: uno di quei palloni giganti, con l'elastico per scuoterlo e dentro un sonaglino, di quelli che vendono alle fiere di paese.
Di quelli che quando ne hai uno in mano non puoi fare a meno di colpirlo continuamente, avanti e indietro. Almeno, io non posso farne a meno, giungendo ai limiti dell'autismo. 
E invece ora mentre scrivo cresce la voglia di smettere di farla sobbalzare, la vita, e poi immagino di farla esplodere. Ed infine di raccogliere il sonaglio, e mettermelo in tasca. Che basta camminare per sentire di essere viva. 


domenica 18 dicembre 2011

Perché potrei smettere di andare da Rolando. Potrei dico.

Nel regno del kitsch travestito da ristorante da me oggi frequentato è avvenuta l'epifania.
Vi racconto come.
Mia mamma ha compiuto gli anni, e dopo il pranzo composto da cinque antipasti freddi due antipasti caldi due primi pesce (una spigola a testa) sorbetto frutta dolce, arriva la torta di compleanno. Rivestita ma anche ripiena di crema e panna montata, con al posto della candelina una sobria fontana di luce pirotecnica.
Foto di riti con i nipoti, e già contavo di averla sfangata. Invece il cameriere incalza "Ma con i figli no?".
Io e le mie sorelle ci guardiamo e con la fatica delle leonesse in digestione ci alziamo e circondiamo la genitrice, a cui si aggiunge anche il genitore.
Il nipote grande, il Lorenzo dell'episodio pasquale scatta con l'Iphone, mentre il cameriere, sempre lo stesso, dice a mio padre: "Un maschio non le è proprio riuscito, vero? Ma ci sperava, dai".
Mia mamma mugula "Cambi discorso" conscia delle mie fatiche psicologiche nell'essere la terza figlia femmina a cui la nonna disse "Ah, che delusione quando sei nata tu".
Mio padre replica al servitore di essersi rifatto con i tre nipoti maschi. Poi dopo un attimo di silenzio dice "E comunque anche le mie figlie hanno le palle". Il cameriere bofonchia delle cose sui mariti di donne con le palle, mentre mio papà lo ignora e sorride beato.

E se dico che potrei smettere di andare da Rolando, ma continuerò ad andarci, è perché io le palle non le voglio, e anche per molti altri motivi. Ma dentro le parole di mio padre c'è la bellezza del mondo, come la sa esprimere lui. E finalmente questo modo riesco a capirlo.

venerdì 16 dicembre 2011

L'arte è pensiero che esce dal corpo...

...né più né meno come lo sterco. Cantano gli Zen Circus.
Ecco perché se mi metto seduta e mi concentro a scrivere, non arriva niente, come nei giorni di stitichezza.
Ho bisogno di mangiare le cose giuste, ovvero vivere le cose giuste, e non pensare a nulla. Non esigere nulla. Che a sforzarsi sennò vengono pure le emorroidi.
Imparerò a digerire la vita. Burp.

Cose per cui resterò orgogliosamente bambina/2

Fare un sacco di domande. E insistere per avere risposte.

mercoledì 14 dicembre 2011

Samb Modou, 40 anni. Diop Mor, 54 anni. Gianluca Casseri, 50 anni. Ovvero del male

Dopo l'incendio al campo rom di Torino, l'aggressione a cittadini senegalesi a Firenze.
Liquidare chi ha compiuto questi gesti come folle è semplicistico, perché annulla le responsabilità dell'ambiente culturale che li ha resi possibili.
Ma altrettanto semplicistico è affermare che queste persone sono odiosi razzisti, e magari gioire del suicidio del pistoiese di Casa Pound.
Perché io per me non riesco più ad odiare e detestare se non le ideologie che si impadroniscono degli uomini, ma non gli uomini che ne sono posseduti. Vedo le loro responsabilità, non giustifico i loro gesti, mi fanno orrore e non li apprezzo ma loro, questi uomini soli e offuscati, continuano a farmi una gran pena.
L'unica soluzione che mi viene in mente è provare a migliorare me, e di conseguenza il mondo che mi sta intorno. Sforzarmi di vedere più chiaramente, di costruire con più lucidità, di sentire con maggior precisione, di progettare con più serenità e di viver con più amore.
Per sconfiggere il buio, ai roghi dei colpevoli, preferisco il mio piccolo cerino.

lunedì 12 dicembre 2011

Cose per cui resterò orgogliosamente bambina/1

Mi piace uscire di casa lasciando suonare una canzone di sottofondo, la canzone scelta per dare il ritmo alla mia giornata. Mi sembra di essere la protagonista di un film

venerdì 9 dicembre 2011

Sapevatelo.

Chi non ha desideri è perché teme che si avverino. Chi ne ha, ha la stessa paura.

giovedì 8 dicembre 2011

Lentius. Profundius. Suavius

Ho riguardato le mie foto su FB. Tralasciando di commentare l'uso poco creativo e decisamente narcisistico del mio tempo, ho scoperto che in questo momento mi trovo più bella con i capelli più lunghi.
Ma ormai me li sono tagliati a più riprese, e pure con soddisfazione. Non avendo quel sistema di allungo di alcune bambole tardo novecento, se iniziassi a tirarli per farmeli crescere, mi ritroverei semplicemente pelata.
E' una scoperta mica da poco, cosa credete? 

mercoledì 7 dicembre 2011

martedì 6 dicembre 2011

Prendo la mira

Riuscire ad impressionare un singolo fotogramma di pellicola (o codificare una singola immagine in codice binario) esattamente come uno ce l'ha in mente, è uno sforzo incredibile.
Contro il tempo, lo spazio, gli attori giusti ma cani o bravi ma sbagliati, l'ambulanza che passa, la sfiga, la pioggia, le cavallette e tutte le 12 piaghe d'Egitto che si danno convegno.
Da producer e aiuto regia lo so bene, e sono pronta quasi a tutto.
Ma mi rendo conto che lo sforzo più grande per diventare davvero ciò che sono, una regista, va diretto in un solo punto. La mia resistenza.

domenica 4 dicembre 2011

Guardate il video da 4:07

Cercavo una canzone dei Depeche Mode su youtube. Ho trovato questo gioiello. Perché le cose migliori arrivano senza volerle né cercarle.

sabato 3 dicembre 2011

Lateralmente, dell'(in)utilità

Come un maiale, della vita non si butta via niente. Ma non è detto che a tutti piacciano il sanguinaccio o la soppressata.

venerdì 2 dicembre 2011

Io sono strabica

Per questo vedo meglio. Perché vedo la realtà da più angolazioni contemporaneamente. 

mercoledì 30 novembre 2011

La chiara visione

Il film di Fabio Volo, il nuovo singolo di Biagio Antonacci, la mancanza della bicicletta, le mie gambe non depilate.
Devo trovare rimedio a tanta desolazione.

martedì 29 novembre 2011

Get the party started

Ultimamente mi sembra di vivere qui, ma ora ho deciso di uscire lo stesso. Qualche cosa di vero lo troverò, che sia la spazzatura all'angolo delle strade, un bambino che mi fa una linguaccia o odore di umanità, amerò tutto. E se invece alla fine scoprirò che è tutto finto, avrò imparato qualcosa.

lunedì 28 novembre 2011

venerdì 25 novembre 2011

Il potere è tuo

Il futuro esiste solo come scelta da fare adesso, nel presente, in questo istante.
Invece di scrivere questo post potrei fare altre mille cose: lavarmi i denti, pensare a chi non c'è, guardare Striscia la notizia, leggere Pirandello, lavorare ad un soggetto, iscrivermi ad un sito di escort, iniziare a studiare arabo, comprare una casa on line, giocare a poker sempre on line, passarmi un ferro da stiro rovente sulla mano, infilare due chiodi nella presa elettrica, picchiare un cane randagio, meditare, contare le monetine nel portafogli e tutto ciò che mi viene in mente.

Ogni scelta cambierebbe, molto o poco non conta, il futuro.
Ora moltiplica questo effetto per tutti i secondi della tua vita. Il risultato dell'operazione è il titolo del post. Il suggerimento sottinteso è: prenditelo. L'imperativo è: smettila di frignare.

Se ho deciso di scrivere questo post invece di dedicarmi ad altro è perché sono certa che gli effetti di questo siano molto più importanti di qualsiasi altra cosa potrei fare ora. Per me e pure un po' per voi.


giovedì 24 novembre 2011

Consapevolezze

La casa di proprietà, la famiglia, la religione, la macchina, il fidanzato, il lavoro fisso, il mutuo, gli orari dei treni, le vacanze ad agosto, la polenta e coniglio alla domenica, il divano a fine giornata.
Potenti dighe contro la dissoluzione dell'io. Mi sentirei sicura se potessi crederci. Ma non posso. Ho disprezzato per la rabbia chi ci riusciva, ora al massimo lo invidio un po'. Ma io semplicemente non lo so fare. Ed ogni volta che ci provo mi dissolvo un po' di più.
Sto trovando altri collanti, che facciano per me, ma il divano a fine giornata, quello credo di poterlo sopportare. E se proprio volete regalarmi una casa, saprò cosa farne.

mercoledì 23 novembre 2011

Make it real

Non puoi portarti il mondo sulle spalle, e nessuno porta te sulle spalle. Il mondo, e te stesso, stanno dentro la tua testa. 
Keep rolling.


martedì 22 novembre 2011

Cose che ho capito solo da single e che in caso di nuova relazione sarebbe meglio ricordare/8

Non volevo scrivere oggi, che ho già scritto un post stanotte e poi esagero. Ma mentre preparavo il caffé d'orzo ho capito una cosa e dovevo metterla nero su bianco prima che svanisse.
In amore la frase "Non mi sembra di pretendere troppo" non esiste. Una pretesa è già una pretesa di troppo.
Del resto però se una pretesa urge in noi, non possiamo pretendere che non pretenda. Perché staremmo pretendendo verso noi stessi, e quindi non ci ameremmo. Quindi quando una pretesa arriva, bisogna fermarsi, guardarla bene e capire da dove arriva. Non dirle né sì né no, solo chiedere di farsi riconoscere. E poi accettarla, e trasformarla da urlo (interiore o esteriore che sia) a presa di coscienza di ciò che vogliamo nel profondo.
Poi, forse, se ne avremo voglia, potremo guardare le pretese altrui, e capire cosa dicono davvero.




Forse non ve ne siete accorti...

...ma io non sono Wonder Woman. Al massimo ricordo l'Ape Maia.

lunedì 21 novembre 2011

Cari Mamma e Papà/2

Avevate ragione voi, sono una bambina viziata.
Frignona e capricciosa, impaziente e senza perseveranza. Ma ora lo so, e ho pure le risorse per cambiare. Ci vorrà tempo, e me lo darò.

Se quest post vi stupisce, significa che non avete capito l'altro.

domenica 20 novembre 2011

Cari Mamma e Papà,

vi scrivo dalla generazione del precariato, dell'instabilità, dell'incertezza e della liquidità.
E vi dico che, nonostante tutti gli aggettivi con cui ci definite suonino come peggiorativi, noi siamo meglio di voi. Perché siamo onesti ai limiti della crudeltà con noi stessi, perché vogliamo far pace con voi anche quando voi non vi arrendete alla nostra diversità, perché sappiamo che la vita non inizia dopo la pensione, perché non ci arrendiamo alla mancanza di sogni, perché combattiamo i poteri dentro e fuori di noi, perché usiamo il vostro benessere, che per voi era tutto, per diventare quello che vogliamo.
E magari non ci riusciremo, ma ci avremo provato. Potete dire lo stesso?

sabato 19 novembre 2011

Way out

Per uscire dall'Inferno, Dante si aggrappa alle vellute coste di Lucifero.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.

venerdì 18 novembre 2011

Mi girano i chakra

Giuro, non scherzo, ho (come direbbe Silvia) "tutti dei movimenti" intorno ai chakra, soprattutto quello del cuore. Si stringe, si allarga, ruota su sé stesso e fa le capriole.
Lo so che non potete capire e pensate sia matta. Ma non è un problema. E più problematico sapere che da questa consapevolezza non posso più tornare indietro.

mercoledì 16 novembre 2011

La verità dalla strada.

È spiacevole la sensazione di essere giudicati da chi non ci conosce,cioè tutti? E allora non giudicarti,che non ti conosci.

Il titolo si riferisce semplicemente al fatto che sono in mezzo al traffico.

martedì 15 novembre 2011

Principio di realtà

Devi lavare le lenzuola. Dalla pubblicità sei convinto che l'unico metodo per farle asciugare sia stenderle all'aria aperta, in una giornata di sole tiepido e brezza leggera.
Ma magari vivi in appartamento, e allora le stendi in corridoio. E prenderanno un po' di odore di cibo. Non disperartene. Se proprio ti infastidisce, evita di cucinarti il pollo al curry prima di ritirarle.
Oppure vivi a Trieste ed è un giorno di bora. Puoi aspettare che passi, e poi lavarle.
Oppure hai un'asciugatrice, che vabbè che il petrolio è alle stelle e l'elettricità costa, ma se piove e ne hai bisogno in fretta lo puoi fare. Ed escono pure morbide.
Tra tutte le opzioni possibili (e quelle precedenti erano solo un esempio) buttarle vie o non lavarle mai mi sembrano le più stupide.

lunedì 14 novembre 2011

L'arte dell'imbuco

Sapete le feste con le PR bionde-naso-rifatto-borsa-bulgari-e-stagista-acclusa che controllano le liste degli invitati? Sì?
Ecco, pensate a quanta soddisfazione procura entrarci senza che il nostro nome sia stato stampato sui preziosissimi fogli delle PR bionde-naso-rifatto-borsa-bulgari-e-stagista-acclusa. 
Se sono belle feste, diventano meravigliose. Si dimentica subito il freddo patito mentre si distraeva il buttafuori, e si va fieri verso l'open bar dove ogni drink è a nostra disposizione anche se non dovrebbe. Tutti paiono simpatici e noi siamo a nostro agio. Tanto ormai siamo dentro, e sappiamo che faremo chiusura.
Se invece sono brutte, ci importa poco, che tanto in teoria nemmeno dovevamo essere lì e irridiamo che ha creduto di essere più figo di noi solo perché aveva il nome scritto sulla lista. E possiamo andarcene quando vogliamo senza dover fingere sorrisi di cortesia con le PR bionde-naso-rifatto-borsa-bulgari-e-stagista-acclusa. E fuori dalla festa incontriamo gli invitati più intelligenti, che se ne vanno pure loro, e si va a bere insieme. 

Forse tutto è una festa a cui non siamo invitati ma ci si ritrova per noia e per caso. Quindi se qualcosa ci piace, basta goderne fino in fondo. Se qualcosa invece non ci va, non c'è nessuno con cui prendersela. Basta andare altrove. 


domenica 13 novembre 2011

Google translator

Internazionale come sempre mi riempie di notizie meravigliose.
Ieri per esempio ho scoperto che il programma di traduzione automatica di Google lavora su database di testi tradotti in molte lingue diverse, alla ricerca di espressioni che abbiano una corrispondenza. Quando si vogliono fare traduzioni tra lingue che non hanno una reciproca traduzione archiviata, si usano le lingue pivot, soprattutto l'inglese.
Mi sembra straordinario come questo meccanismo replichi il modo in cui comunichiamo noi esseri umani. Quando qualcuno ci parla, cerchiamo nel nostro archivio mentale espressioni già conosciute e tradotte nel nostro linguaggio, a cui queste possano assomigliare. Traduciamo, ovvero tradiamo continuamente ciò che gli altri vogliono dirci, ma ascoltarli veramente significherebbe risalire ogni volta alle origini del linguaggio e quindi della realtà. Veramente troppo faticoso.

sabato 12 novembre 2011

In cosa credo/3

Credo che tutto quello in cui credo è soggetto a forze uguali e contrarie.
Credo nel fare, ma la pigrizia spesso vince.
Credo nell'amore, ma l'egoismo spesso vince.
Credo nella libertà, ma la violenza spesso vince.
Credo nel dialogo, ma il soliloquio spesso vince.
Credo nel silenzio, ma il chiacchiericcio spesso vince.
Quindi quello in cui veramente credo è la mia scelta, che è più mia quanto più mi conosco. Di conseguenza quando le cose che faccio non sono ciò in cui credo, farmene una colpa è inutile, ma è utile capirne le cause.

C'è una causa per ogni effetto e un effetto per ogni causa

Ho perso l'ironia per un motivo. Ma l'ho scoperto, e ora per risolvere non è che  potreste consigliarmi il vostro Mr. Tambourine Man di fiducia?

venerdì 11 novembre 2011

Io quando avevo vent'anni ero una stronza...

...perché pensavo che l'innamoramento fosse reale. Ma innamorarsi, che è bellissimo perché manda scariche emotive ormonali ed energetiche in tutto il corpo, significa caricare l'oggetto di una perfezione che non esiste. E quindi condannarlo quando inevitabilmente verrà meno alla perfezione,  che povero lui non ha mai avuto. Che tutti siamo perfetti, ma non perché non abbiamo difetti, ma attraverso i nostri difetti.
Ora che di anni ne ho 31, sono un po' meno stronza, perché so che innamorarsi è un'illusione. Ma non sono nemmeno diventata cinica, perché lascerò l'illusione agire in me, sapendo che è finta, che è caduca, che oltre quella c'è un mondo di amore "vero" che l'egocentrismo dell'innamoramento nemmeno immagina.
Ah, la saggezza. (Vi ho svelato un mistero, gradirei una prova della vostra gratitudine, pecuniaria possibilmente)


giovedì 10 novembre 2011

Tutto l'universo obbedisce all'amore

In questo periodo finale della mia relazione con Davide, ho imparato una cosa: come piangere senza farmi colare totalmente il mascara. Come le attrici nei film di Hollywood, tamponando piano mentre si sbattono dolcemente le ciglia.
Ho imparato anche altre cose, ma quelle non ve le dico, che mica potete pretenderle di conoscere i misteri senza faticare.

Rinforzo positivo

L'unica speranza di cambiare è avere la certezza di cambiare.

mercoledì 9 novembre 2011

Metodo scientifico

Brezsny aveva ragione, mi sono trasformata in scienziato, e ho fatto una verifica sperimentale sulla relatività. L'11/11/11 nel mondo da me osservato è arrivato prima del previsto.

martedì 8 novembre 2011

Tutti gli esseri senzienti, anche quelli poco intelligenti

Vicino a casa mia c'è un circolo de La Destra di Storace. Stasera, brilla stanca e triste li ho visti che si salutavano mentre parcheggiavo. E non li capisco, ma li amo.
Perché ogni uomo funziona a modo suo, ma uguale agli altri. Lontano da se stesso, in un universo da lui stesso creato di paure ossessioni e pensieri inutili. E quando medito, medito per me ed è come se li mandassi affanculo, ma capisco senza capirlo che siamo uguali.

2012 -1 ovvero Dopo Melancholia

Il mostro della palude è l'unica cosa che ha dato un senso alla mia esistenza. 



sabato 5 novembre 2011

venerdì 4 novembre 2011

La grande guerra - ovvero - Della solitudine e del cavolfiore

Un cavolfiore romano è un frattale. E lo sono pure i rosoni, e i mandala. E i quadri di Pollock.
Poi hanno scoperte le equazioni che stavano nascoste sotto la superficie delle cose, e inventato dei software per studiare i frattali.
Alcuni artisti utilizzando i programmi hanno iniziato a creare fractal art. Ma le opere sono agghiaccianti.  Lo sguardo ci si perde, ma si inaridisce. Un urlo di terrore mi nasce in pancia, ma nemmeno riesce ad uscire. 
Perché?
Perché la perfezione imprigiona. Perché senza caos, senza errore, senza sforzo, senza sbaglio non c'è vita, non c'è arte. Perché non esiste il cavolfiore romano perfetto, ma solo il cavolfiore romano che mangerò oggi. 




giovedì 27 ottobre 2011

Art. 13

Stavo pensando di scrivere che bisognerebbe poter denunciare chi mi fa innamorare. Credo che il capo di imputazione giusto sia lesioni personali.
Mi sono però accorta che gli accusati veri sarebbero i miei genitori, che hanno deciso per me di trasformarmi da pacifico angioletto sulle inesistenti nuvole del Limbo a complesso essere umano nella pare esistente ma sicuramente faticosa Terra. E mi hanno obbligato a stare qui,  e invece di un serio libretto di istruzioni, mi hanno regalato il catechismo e il galateo.

mercoledì 26 ottobre 2011

Mi fa senso (comune)

Quando uno non ne può più della sua vita e si annoia mortalmente e crede (ma non crede niente perché è troppo faticoso, forse sente) non ci sia speranza e che nel 2012 purtroppo il mondo non finirà, poi non ce la fa più a sentirsi solo (solo anche se ha qualcuno accanto) nella merda in cui si trova, e allora fa un figlio. 
Così nella merda ci stanno in due. A profumarla di talco. 


lunedì 24 ottobre 2011

Come superare la paura di Ericailcane

Sto leggendo questo libro meraviglioso sulla plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di modificare i propri percorsi e quindi, se adeguatamente stimolato, di superare deficit congeniti, problemi psicologici, ictus, traumi.
E' come assistere alla fusione concettuale delle migliori teorie psicologiche, spirituali, cognitive, scientifiche e chirurgiche. Un vero godimento.
Eppure soffro, perché nel libro scopro che questa meraviglia si è scoperta grazie a esperimenti condotti su scimmie, indagate in lungo e in largo con mezzi dolorosi e crudeli.

Da tutto ciò traggo due considerazioni, da brava moralista quale sono. La prima è che le tecniche per cambiare il cervello, nelle mani del Grande Fratello di Orwell, sono pericolosissime, quasi quanto il Grande Fratello della Marcuzzi.
La seconda è che non c'è grandiosa opera umana che per realizzarsi non affondi le mani nel torbido umano. Abbassarsi, sporcarsi, impastarsi con le parti di noi vergognose e imbarazzanti e poi rimodellarle, renderle pure e imprescindibili.

E ora può persino succedere che invece di guardare la prima puntata del GF, mi sforzi di guardare le opere di Ericailcane, che so che è brava ma mi fanno paura. E le guardo con la certezza che qualcosa nel mio cervello può cambiare.

sabato 22 ottobre 2011

We'll always have Paris

Ci ho pensato un po'. Sono quasi certa di ricordarmi tutti gli uomini con cui sono uscita, anche quelli insignificanti, da mezza ubriaca, da ubriaca persa, da non ubriaca ma così per gioco. Quelli stupidi, quelli da mezz'ora, quelli delle medie e quelli da spiaggia.
Ma certamente non mi ricordo tutti i film visti. C'è qualcosa di profondamente ingiusto in questo. O forse qualcosa di profondamente vero di me.

Non si sa come...

...ma ce lo immaginiamo. Quasi sempre sbagliando. E non solo a teatro.

venerdì 21 ottobre 2011

Filosofia della bicicletta

Se guardi un pedale, è su. Se guardi l'altro è giù. Se li vedi entrambi, sono dove devono essere.

lunedì 17 ottobre 2011

Le neuroscienze mi stanno salendo

Io so che i miei pensieri non esistono, che sono solo impulsi elettrici i cui tracciati sono stati deposti molto spesso tempo fa.
Eppure per saperlo devo pensare, pensare cose nuove che attivano percorsi nuovi.
E la realtà continua a non esistere, ma io la vedo diversa.
Ma quindi forse esiste tutto quello che penso, anche che ho paura. E se smetto di pensare che ho paura non solo non ho più paura, ma non esiste la paura.
Se smetto di credere nei miracoli, i miracoli non sono mai esistiti.
Se continuo a credere all'amore, allora l'amore esiste. Nella forma che decido io.
Pensare mi da la responsabilità di essere Dio. Che non esiste, ma non posso non pensarlo perché è un'idea radicata nella mia mente. E quindi esiste.
Se smetto di pensare a tutto, allora sono morta. E muore l'universo. Ma con l'energia racchiusa nella mia materia, l'universo rinasce per qualcun'altro.
Sembra difficile, ma se ci penso bene, non lo è.
Ho solo male alla testa, saranno i miei neuroni che cambiano disposizione.

domenica 16 ottobre 2011

Perfezionismi.

Capire di aver sbagliato è più importante di non sbagliare.
Ancor più importante è capire perché. Ma è la parte difficile.

venerdì 14 ottobre 2011

Cose che ho capito solo da single e che in caso di nuova relazione sarebbe meglio ricordare/7

Non voglio arrivare da nessuna parte. Desidero solo godermi il viaggio. E come tutti i viaggi (che sono, mi autocito, altro rispetto alle vacanze) seguirà un'idea ma non sarà progettato, regalerà giornate di pioggia in tenda e notti in castelli inverosimilmente economici, scoperte spirituali e cibi nuovi, noia e avventura, momenti di solitudine e incontri, pause e ripartenze. E finirà quando avrà fatto il suo corso. Nè prima né dopo.

martedì 11 ottobre 2011

domenica 9 ottobre 2011

In cosa credo/2

Chiedo parole in prestito per raccontare in che cosa credo. Dovrò chiedermi perché. Per stasera ho solo voglia di dire che credo nella felicità. Che sa dei limoni di Montale.


Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

giovedì 6 ottobre 2011

In cosa credo/1

Mi è stato chiesto chi sono, e in che cosa credo. Non avevo risposte pronte, perché da tempo non ne davo, anche se questo blog, i miei progetti, il mio essere nel mondo ne sono pezzetti sparsi.
Per esperienze traumatiche e insoddisfacenti con il cattolicesimo, ho imparato ad evitare i dogmatismi, ma ad un certo punto, questo punto, delle risposte vanno date. Parziali, transitorie, consapevolmente imperfette e imperfettibili, ma risposte.

Questa è il primo post della serie, e prendo a prestito Nazim Hikmet: credo nella vita. Seria, inevitabile e ineluttabile, senza senso eccetto l'obiettivo di morire felici. La vita è meravigliosa. E' mia. Decido, ne sono responsabile. E così influisco su quelle degli altri. Ne sono responsabile. Anche di quelle.


La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo
ad esempio
senza aspettarti nulla
dal di fuori o da di là.
non avrai altro che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio al punto
che messo contro un muro
ad esempio
con le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e gli occhiali
tu muoia
affinché vivano gli uomini,
gli uomini di cui non conosci la faccia
e morrai sapendo
che nulla è più bello,
più vero della vita.
Prendila sul serio.
Ma sul serio al punto
che a settant'anni
ad esempio
pianterai ulivi
non perché restino ai tuoi figli,
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita
sulla bilancia
peserà di più.

Questo è questo.

Oggi sono andata a Bergamo, dopo molto tempo.
Non me la ricordavo, è proprio una bella città: vie in lieve salita, acciottolato a terra, negozi ed atelier, cortili ampi e silenziosi.
Nonostante le mura antiche, e un'aria vagamente toscana a distrarmi, non ho potuto non notare una sorta di assenza di connotazione, a favore della denotazione pura.
Cosa intendo? Vi faccio subito degli esempi.
La via per andare a prendere l'autostrada: "Via Autostrada".
La bottega in cui una pittrice dipinge i quadri che le vengono richiesti: "Voi chiedete io dipingo".
La piazza della città vecchia (la famosa Città Alta): "Piazza Vecchia".
Il negozio che vende oggetti particolari dal sapore eco-chic: "Il negozio".
A Bergamo apparentemente tutto è ciò che è. Ipotizzare che a livello profondo sia diverso sarebbe eccedere in ottimismo.


mercoledì 5 ottobre 2011

Teoria degli odori.

Voi da cosa vi accorgete che avete paura? Io dal mio odore.
Posso negare a me stessa di essere spaventata, sull'attenti, in guardia, a disagio, ma appena dalle ascelle in tensione si leva l'odore della paura, mi devo arrendere all'evidenza.
L'olfatto è, tra i sensi, quello più vicino alle emozioni, e non tanto per dire, ma proprio per la quantità di connessioni esistenti tra la zona del cervello in cui arrivano i recettori olfattivi e il sistema limbico, la parte più primitiva e irrazionale dell'encefalo.
Ma questo già si sapeva. La cosa nuova che ho scoperto è che è possibile allenare l'olfatto, fino a diventare capaci di seguire, camminando carponi ad occhi bendati in un parco, una scia di olio profumato.
Voglio iniziare l'allenamento, perché sono certa che esercitando l'olfatto, allenerò anche le emozioni.

lunedì 3 ottobre 2011

sabato 1 ottobre 2011

Giro girotondo

L'altra sera mi sono imbattuta in un gruppo di giovani uomini, probabilmente seminaristi, che girando in tondo in un cortile recitavano il rosario. E, oltre a ricordarmi del rito di autoguarigione tantrica di lama Ganchen a cui ho partecipato, ho pensato che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Il problema vero però è diventare liberi, per capire ciò che vogliamo, e farlo.

venerdì 23 settembre 2011

Tengo famiglia

Compro caffè equo solidale, punto al risparmio energetico, i diamanti mi piacciono solo se certificati, mangio poca carne per contenere la crescita degli allevamenti industriali. Eppure, sto lavorando ad un progetto per favorire la propaganda della dottrina sessuale della Chiesa. Beati siano i soldi.

mercoledì 21 settembre 2011

Trincea.

Non voglio andare da nessuna parte, ma voglio restare a guardare negli occhi la mia paura. E sfidarla. E guadagnare ogni giorno un centimetro.

Vi faccio spaventare.

L'unico modo di non invecchiare è fare cose sempre cose nuove. Per questo nella notte del mio 31esimo compleanno mi sono mangiata special&magic cookies, per la prima volta. Da sola.
E ora ascolto Janis Joplin altissima con la cuffia, scrivo sul quaderno lampone, penso che potrei fare sia la puttana in un casino anni '50 che l'educatrice steineriana, penso ai miei appena tornati da lourdes, alle mie sorelle e ai miei nipoti, rido all'idea di fare un figlio, io,  mi eccito pensando a D., che sa di buono, voglio fare gli origami, ma penso che leggere la Kabbalah sia un'idea meravigliosa. Ma anche Linus, oppure scappare e non lasciare traccia, oppure chiamare ora un produttore. E mi ricordo che anche Madonna legge la Kabbalah, ma lei ha le palle. Ecco, potrei farmi crescere le palle. Ma mi sa che mi verrebbero anche i baffi. No, grazie.
Che bello, vorrei andare a ballare. Da sola. Ma è martedì sera, sono in pigiama e se guido mi ammazzo. Ecco. Mi ammazzo.

Mi sa che domani me ne vergognerò tantissimo, ma la smetto che poi divento paranoica.

martedì 20 settembre 2011

Verità ultime/ultime verità

No, non è che ora mi senta meno sola. Ora se mi sento sola so che SONO sola. E so pure che solo io posso fare qualcosa per me. Scrivere qui, e vivere 24/7 su FB sono palliativi a queste (a tratti ancora spaventevoli) consapevolezze. E mi portano via tempo ed energie per altre scoperte ed altri mondi.
Da oggi regole, e tempi contingentati. Ho troppe cosa da fare, per continuare a fingere di farle.

lunedì 19 settembre 2011

Continuons le combat

Mia mamma e mio papà domani vanno a Lourdes in giornata. Di fronte alle mie perplessità la genitrice ha risposto, scherzando ma non troppo, che va a pregare e a sopportare una tal fatica perché sua figlia minore, ovvero io, metta la testa a posto.
Speriamo che funzioni. In fondo basta crederci ai miracoli, per farli accadere. Io per esempio pregherò intensamente da qui perché mia mamma capisca cosa vuol dire realmente mettere la testa a posto. 

PS: a mio papà chiederò di pregare perché diventi ricca. 



domenica 18 settembre 2011

Riconoscere

C'è un momento, andando da Milano a RdL lungo la Rivoltana, in cui il paesaggio diventa casa.
Oltre le periferie, i capannoni, i centri commerciali e senza più i cartelloni pubblicitari abusivi a ingombrare lo sguardo, riconosco la distesa di pianura tagliata dai fossati e recintata da alberi. Odore di letame, e a volte le montagne verso nord. Distributori e qualche scritta padana sui ruderi delle cascine. Stoppie d'inverno e granoturco d'estate.
E io so dove sto andando, e posso cantare lady Gaga o Vinicio Capossela o Paolo Nutini e guidare comunque, verso un posto che se non esistesse non saprei come fare, ma se ci stessi mi stritolerebbe.
E questa cosa me la devo ricordare, che stare troppo nelle cose che ci ricordano casa è pericoloso, ma senza, senza non è la stessa cosa. E ci posso girare intorno, e fingere che non mi piaccia, e andare via, ma quella sensazione mi riporterà lì. Per poi andarmene di nuovo.

venerdì 16 settembre 2011

Se-i sot-to pro-pria-mente TU!

Ieri sono andata dal prode Rolando. E dopo un sacco di sedute in cui non sentivo niente, mi si sono spalancati degli stati nuovi, o forse antichi. Ad ogni modo profondi.
Quello che pensavo è che visto che siamo solo materia ed energia (non c'è niente di riduzionista in questa affermazione e se invece pensate che lo sia sono cazzi vostri), l'analista è una sorta di alchimista.
Potrei dire chimico, ma alchimista è meglio, perché tiene insieme i due aspetti della realtà, le due forme in cui ci si manifesta, pesante e sottile (come la luce, che è onda e particella a seconda di come la si osserva).
Ma insomma, la cosa meravigliosa non è che io abbia trovato un alchimista, ma che tutti siamo e possiamo diventare alchimisti. Sempre più consapevoli.