sabato 31 dicembre 2011

L'anno prossimo

Vorrei che fosse sempre venerdì, come cantano i Cure e Ambra Angiolini e come racconta il mio amico Pasquale Marrazzo. Ma se fosse sempre venerdì, non mi accorgerei della bellezza del venerdì. Quindi amerò tutti i giorni che verranno per come sono. Mi sembra già un impegno. 
Per tutto il resto, basterebbe una Mastercard non bloccata.

giovedì 29 dicembre 2011

Ma il suo sguardo è una veranda sive de agape

Nel titolo riporto una frase di Paolo Conte in cui ieri ho intravisto l'essenza dell'amore, che si tratti di figli amici amanti: stare in un posto, riparato e sicuro, ma aperto verso l'esterno.
Immagino una veranda tipo quelle del sud degli Stati Uniti dove ci si può fermare a bere una birra a fine giornata d'estate, o a guardare la neve scendere, o dormirci dopo una serata alcolica, o uscire a prendere una boccata d'aria dopo un litigio in casa. Da dove si passa per andare via e anche per tornare. Dove ci si sente abbracciati ma non rinchiusi, liberi ma non abbandonati. Dove gli odori della cucina di casa e gli odori del mondo si mischiano.
Robe così, ecco.


Nella foto: una veranda che se la crede. A torto, ovviamente.

mercoledì 28 dicembre 2011

In cosa credo/4

Credo che una rosa è una rosa è una rosa, anche se è una rosa, quella rosa, per me e non è la stessa rosa per te che leggi.
Ma più in là di un certo limite non so andare. Anzi, lo saprei fare, ma non voglio restare paralizzata a guardare una rosa per capire che cose'è veramente.
E ora mi viene da pensare che quindi questo post alla fin fine dice che io credo nelle scelte. Mah.

lunedì 26 dicembre 2011

Apparecchi cosmici per la trasformazione del cibo

La nascita di un bambino in Palestina circa 2.000 anni fa.
I bambini dei miei amici, o meglio generati dai miei amici (che non sono loro proprietà).
I miei nipoti, bambini (che non sono miei, come sopra).
Lavori con bambini.
Lavori su bambini e amici dei bambini.
Pensieri di bambini che avrebbero avuto certi occhi, verdi, e invece non li avranno.
Bambini o quasi, io e le mie sorelle e i miei cugini, nel video del Natale 1992.
Bambini per un attimo, per costruire l'infanzia che avremmo voluto avere.
Bambini che, per il semplice fatto di credere, gli arrivano i regali.

E poi leggendo Gurdjieff trovo la definizione di bambini che leggete nel titolo. E capisco che siamo tutti così, ancora. E chi crede di essere altro, è uno stolto. Che mai sarà felice.


sabato 24 dicembre 2011

Al solstizio d'inverno ovvero pensieri di Natale

Quest'anno ho spellato la vita, strato dopo strato dopo strato.
Inizio a sentirla liscia, sotto le mie dita.
Inizia a rotolare, palla dorata, sotto i miei piedi.
E rido, ormai, quando,
distratta,
perdo l'equilibrio.
Perché sotto di me c'è una gran rete elastica.
D'amore. (Sorrido scrivendolo)
Puff,
cado
e
rimbalzo.
E l'equilibrio è sempre nuovo. Evviva.
Non mi annoio più.
E se invece improvvisamente cado dentro di me invece che fuori,
tengo il respiro e chiudo gli occhi e tappo il naso.
Come da piccola in piscina.
Splash.
Nero. Avvolta.
Ma poi li apro, e sono nella luce. E respiro.
E solo piango un po' per via del cloro.

venerdì 23 dicembre 2011

Happiness is a warm gun ovvero della fine del mondo

Facciamo tutti insieme ma ognun per sé una meditazione.
Chiudiamo gli occhi. Respiriamo a fondo. Sorridiamo inspirando e abbandoniamoci espirando. Ora immaginiamo che i Maya avessero ragione, il mondo finirà il 21 dicembre 2012. Convinciamone. Sentiamo con ogni atomo del nostro corpo che ci resta meno di anno da vivere, meno di un anno. Meno di un anno.

Ora, anche se il panico si è impadronito di noi, continuiamo a respirare. Sorridiamo, ci abbandoniamo. E sentiamo con ogni atomo del nostro corpo che l'unico senso vero della vita è vivere per morire felici. Ne siamo certi, nient'altro che morire felici. Abbiamo meno di un anno per farlo, meno di un anno. Meno di un anno.

Gong. Fine della meditazione.

Ora vai e fai la cosa che ti rende più felice al mondo. Falla cazzo! Quando chiedi? Ma adesso, eccheccazzo!


Nella foto, le infinite possibilità di felicità.

mercoledì 21 dicembre 2011

Come al solito non avevo capito niente

Premesso che definire recitare quello che sto facendo al corso di teatro è eccessivo, resta il fatto che imparare a recitare è smettere di mentire.
E anche provare a dimenticare quando alle elementari dimenticai la poesia alla festa di Natale. 


martedì 20 dicembre 2011

Sciatte benché importanti riflessioni sulla trentennità.

Il-mio-ex-fidanzato, che come etichetta per un essere umano è ancor più tremenda di il-mio-fidanzato, ride delle trentenni, come me, e della nostra paranoia di trovare il maschio fecondatore.
Ora, desiderare un bambino a completamento di sè è certamente orrendo, così come lo sguardo che a volte mi accorgo di avere sugli uomini, tipo fiera degli stalloni. Cerco in molti modi le risposte al perché di questa mia fissa, e mi chiedo se sia colpa della società che nelle donne senza figli vede delle degenerate, della mia prolifica famiglia, dei maledetti ormoni, dei voladores o del vero colonizzatore del pianeta terra: il DNA che vuole trasmettersi incessantemente. E poi penso che sono un animale, e che quindi un figlio se arriva arriva. Senza troppe menate. Ma voglio capire e quindi insisto con le domande. Arriveranno risposte, probabilmente vivendo e basta.
Ma oggi mentre mettevo l'anticellulite (sempre per la questione di garantirmi la possibilità di procreare, ovviamente) mi sono fatta delle domande sui trentenni maschi.
Che cosa li rende così incapaci di amare e cinici nella versione A oppure pressanti e inopportuni nella versione B oppure cialtroni e millantatori nella versione C? Perché sono fissati con l'idea del sesso ma ormai assuefatti a pose da film porno in cui sembra che scopino per provare quanto sono bravi invece che per godersela? Perché in fondo hanno paura del sesso, della prossimità fisica? Perché si vestono da ragazzini usciti da un centro sociale oppure da quarentenni para sessantottini? Perché si lamentano dei loro lavori ma ci restano? Perché se invece il loro lavoro gli piace e magari guadagnano pure la devono menare a tutti? Perché giocano a calcetto oppure rinunciano al rito settimanale giusto per fare corsi di teatro per trovare una fidanzata? Perché non sanno rispondere alle domande senza farne un caso da corte d'appello? Perché non riesco a parlare con loro senza sentirmi alla fiera delle giumente? Ma no, loro nemmeno li vogliono i figli. Cosa vogliono, cosa cercano? Forse la collana di scalpi, e non intendo quelli cranici.
Le ipotesi per questo abisso di incomprensione sono: la società li ha sfrattati dal loro ruolo di maschio Alfa, causa allungamento dell'età media. Le loro madri erano tutte delle rincoglionite. Le loro donne precedenti li hanno devastati. Le radiazioni di Chernobyl e quelle dei cellulari hanno sfasato il loro ciclo ormonale. Credono nell'Invisibile Unicorno Rosa ma non nelle relazioni che durano più di due giorni.
La risposta anche qui arriverà vivendo e basta. Nel frattempo frequentare ventenni e quaranta, anzi quarantacinquenni potrebbe essere un'ottima soluzione. Ma svelare i miei misteri sarà pure meglio.

lunedì 19 dicembre 2011

Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.

Stasera la vita mi ricorda una cosa strana: uno di quei palloni giganti, con l'elastico per scuoterlo e dentro un sonaglino, di quelli che vendono alle fiere di paese.
Di quelli che quando ne hai uno in mano non puoi fare a meno di colpirlo continuamente, avanti e indietro. Almeno, io non posso farne a meno, giungendo ai limiti dell'autismo. 
E invece ora mentre scrivo cresce la voglia di smettere di farla sobbalzare, la vita, e poi immagino di farla esplodere. Ed infine di raccogliere il sonaglio, e mettermelo in tasca. Che basta camminare per sentire di essere viva. 


domenica 18 dicembre 2011

Perché potrei smettere di andare da Rolando. Potrei dico.

Nel regno del kitsch travestito da ristorante da me oggi frequentato è avvenuta l'epifania.
Vi racconto come.
Mia mamma ha compiuto gli anni, e dopo il pranzo composto da cinque antipasti freddi due antipasti caldi due primi pesce (una spigola a testa) sorbetto frutta dolce, arriva la torta di compleanno. Rivestita ma anche ripiena di crema e panna montata, con al posto della candelina una sobria fontana di luce pirotecnica.
Foto di riti con i nipoti, e già contavo di averla sfangata. Invece il cameriere incalza "Ma con i figli no?".
Io e le mie sorelle ci guardiamo e con la fatica delle leonesse in digestione ci alziamo e circondiamo la genitrice, a cui si aggiunge anche il genitore.
Il nipote grande, il Lorenzo dell'episodio pasquale scatta con l'Iphone, mentre il cameriere, sempre lo stesso, dice a mio padre: "Un maschio non le è proprio riuscito, vero? Ma ci sperava, dai".
Mia mamma mugula "Cambi discorso" conscia delle mie fatiche psicologiche nell'essere la terza figlia femmina a cui la nonna disse "Ah, che delusione quando sei nata tu".
Mio padre replica al servitore di essersi rifatto con i tre nipoti maschi. Poi dopo un attimo di silenzio dice "E comunque anche le mie figlie hanno le palle". Il cameriere bofonchia delle cose sui mariti di donne con le palle, mentre mio papà lo ignora e sorride beato.

E se dico che potrei smettere di andare da Rolando, ma continuerò ad andarci, è perché io le palle non le voglio, e anche per molti altri motivi. Ma dentro le parole di mio padre c'è la bellezza del mondo, come la sa esprimere lui. E finalmente questo modo riesco a capirlo.

venerdì 16 dicembre 2011

L'arte è pensiero che esce dal corpo...

...né più né meno come lo sterco. Cantano gli Zen Circus.
Ecco perché se mi metto seduta e mi concentro a scrivere, non arriva niente, come nei giorni di stitichezza.
Ho bisogno di mangiare le cose giuste, ovvero vivere le cose giuste, e non pensare a nulla. Non esigere nulla. Che a sforzarsi sennò vengono pure le emorroidi.
Imparerò a digerire la vita. Burp.

Cose per cui resterò orgogliosamente bambina/2

Fare un sacco di domande. E insistere per avere risposte.

mercoledì 14 dicembre 2011

Samb Modou, 40 anni. Diop Mor, 54 anni. Gianluca Casseri, 50 anni. Ovvero del male

Dopo l'incendio al campo rom di Torino, l'aggressione a cittadini senegalesi a Firenze.
Liquidare chi ha compiuto questi gesti come folle è semplicistico, perché annulla le responsabilità dell'ambiente culturale che li ha resi possibili.
Ma altrettanto semplicistico è affermare che queste persone sono odiosi razzisti, e magari gioire del suicidio del pistoiese di Casa Pound.
Perché io per me non riesco più ad odiare e detestare se non le ideologie che si impadroniscono degli uomini, ma non gli uomini che ne sono posseduti. Vedo le loro responsabilità, non giustifico i loro gesti, mi fanno orrore e non li apprezzo ma loro, questi uomini soli e offuscati, continuano a farmi una gran pena.
L'unica soluzione che mi viene in mente è provare a migliorare me, e di conseguenza il mondo che mi sta intorno. Sforzarmi di vedere più chiaramente, di costruire con più lucidità, di sentire con maggior precisione, di progettare con più serenità e di viver con più amore.
Per sconfiggere il buio, ai roghi dei colpevoli, preferisco il mio piccolo cerino.

lunedì 12 dicembre 2011

Cose per cui resterò orgogliosamente bambina/1

Mi piace uscire di casa lasciando suonare una canzone di sottofondo, la canzone scelta per dare il ritmo alla mia giornata. Mi sembra di essere la protagonista di un film

venerdì 9 dicembre 2011

Sapevatelo.

Chi non ha desideri è perché teme che si avverino. Chi ne ha, ha la stessa paura.

giovedì 8 dicembre 2011

Lentius. Profundius. Suavius

Ho riguardato le mie foto su FB. Tralasciando di commentare l'uso poco creativo e decisamente narcisistico del mio tempo, ho scoperto che in questo momento mi trovo più bella con i capelli più lunghi.
Ma ormai me li sono tagliati a più riprese, e pure con soddisfazione. Non avendo quel sistema di allungo di alcune bambole tardo novecento, se iniziassi a tirarli per farmeli crescere, mi ritroverei semplicemente pelata.
E' una scoperta mica da poco, cosa credete? 

mercoledì 7 dicembre 2011

martedì 6 dicembre 2011

Prendo la mira

Riuscire ad impressionare un singolo fotogramma di pellicola (o codificare una singola immagine in codice binario) esattamente come uno ce l'ha in mente, è uno sforzo incredibile.
Contro il tempo, lo spazio, gli attori giusti ma cani o bravi ma sbagliati, l'ambulanza che passa, la sfiga, la pioggia, le cavallette e tutte le 12 piaghe d'Egitto che si danno convegno.
Da producer e aiuto regia lo so bene, e sono pronta quasi a tutto.
Ma mi rendo conto che lo sforzo più grande per diventare davvero ciò che sono, una regista, va diretto in un solo punto. La mia resistenza.

domenica 4 dicembre 2011

Guardate il video da 4:07

Cercavo una canzone dei Depeche Mode su youtube. Ho trovato questo gioiello. Perché le cose migliori arrivano senza volerle né cercarle.

sabato 3 dicembre 2011

Lateralmente, dell'(in)utilità

Come un maiale, della vita non si butta via niente. Ma non è detto che a tutti piacciano il sanguinaccio o la soppressata.

venerdì 2 dicembre 2011

Io sono strabica

Per questo vedo meglio. Perché vedo la realtà da più angolazioni contemporaneamente.