domenica 31 luglio 2011

Fatti una domanda e datti una risposta

Come hai fatto a vivere a RdL fino a 27 anni e uscirne sana?
Non ce l'hai fatta, sei in analisi da un anno.

Il Titolo mi e' stato suggerito da Alessandro Raimondi.

giovedì 28 luglio 2011

Girl power

- Cosa facevi al parco da sola?
- Quattro passi, una sigaretta, due telefonate...
- Sì, vabbè, zitelloacida come sei cercavi un violentatore. (risate)
- Ti sbagli sorella, al massimo qualcuno da violentare.

La fine è l'inizio è la fine

Ho tutto un pensiero per questo post. Ma non so se riuscirò a renderlo chiaro, perché sono già con la testa alle vacanze (alle valigie, alla depilazione, ai libri, alle scarpe da vela ecc ecc)
Però ha a che vedere con la bellezza della trasformazione in corso per me in questi mesi, attraverso o chissà forse malgrado il dolore. E visto che vado in Puglia mi ha fatto venire in mente una cosa. Che l'unica resurrezione vera è questa qui. Lasciar morire parti di noi, per rivelarne altre, tanto più forti e splendenti che assomigliano a quello che immaginiamo essere il divino. Sempre più. 
Alla faccia di San Giovanni Rotondo.



mercoledì 27 luglio 2011

Il dono della sintesi

Conversazione con mio nipote di fronte al comodino della mia stanza.

- Belli. Zia, cosa sono?
- Sono dei simboli di...cose. Cose belle. L'amore, vedi: Love. Buddha, te l'ho spiegato quello che medita, Un sasso che mi ha regalato la nonna. Un sasso rotondo, come la terra. Una candela.
- E perché li hai messi qui?
- Per...ricordarmi di...tipo...pregare...
- E' un altare?
- Ma sì...insomma, può essere...
- Ma quello lì, ci metti il pane consacrato e accendi il cero?
- No, amore. La casetta per gli uccelli è lì perché...
- Tu vai a messa?
- No, è che...bho...non so.
- Ah
- E' che non sono cattolica, però credo.
- Cosa vuol dire cattolica?
- Quelli che vanno a messa.
- E quindi come fai?
- Prego in altro modo.
- Ma sempre Gesù?
- E' che Gesù...come se...non credessi solo a lui...
- A cosa credi?
- Non lo so...
- Non lo sai.
- No, lo so...è difficile...spiegare...ascolta...
- Ho capito, credi nel credere.

martedì 26 luglio 2011

Dracunculiasi

La dracunculiasi è una malattia causata da un parassita, chiamato verme di Guinea. Attualmente è diffusa soprattutto in Sudan, nei lavoratori che stanno nelle paludi senza le giuste precauzioni. Il verme di Guinea entra come larva nel corpo dell'uomo e una volta giunto a maturazione, lacera la pelle per uscire. Questo processo dura anche mesi, ed è molto doloroso. Toccando il verme, questo si ritrae, quindi l'unico sollievo consentito è massaggiare la zona per facilitarne l'uscita.

Mi sento afflitta da dracunculiasi dello spirito. Piena di pensieri parassiti, che si sono attaccati a me perché  nessuno mi ha dato istruzioni per proteggermi o io non le ho seguite, mi stanno ora abbandonando perché maturi. Molto dolore, e molto tempo. Mi massaggio un po', e attendo. E sto attenta a non rimettere in circolo le spore.


La foto del verme di Guinea
non la pubblico.
Troppo disgustosa.

lunedì 25 luglio 2011

Con il prode Rolando all'assalto delle mie paure/4

Ho capito che il desiderio di non avere mai più una relazione di cui al post n°2 di questa serie e la necessità di amare ingordamente e violentemente (post n° 3) sono strettamente collegate. Non esisterebbe uno senza l'altra.
Ora poco a poco Rolando mi aiuterà a raggiungere un compromesso, come quello che musicalmente ho trovato da sola: ascolto canzone d'amore struggenti, ma reinterpretate da Giuliano Palma & The BlueBeaters.


Il matrimonio dell'era precaria

Quando una coppia decide di sposarsi (e negli ultimi anni ne ho viste parecchie) organizza un matrimonio, si veste bene, offre da mangiare e in cambio gli invitati danno un sacco di soldi e fanno dei regali fighi, per agevolare l'avvio della nuova famiglia.
Visto che quando sono andata a vivere da sola a nessuno è venuto in mente che anche io avrei avuto bisogno di un bel cuscinetto per non trovarmi ogni tre mesi con il culo per terra, c'è qualcuno che si voglia sposare con me al solo scopo di dividerci il bottino 50-50, poi ognuno a casa propria a vendere i regali su ebay?
Preferibilmente uno spiantato ma di buona famiglia, con doti attoriali, e magari un difetto fisico evidente, che apra i cuori e i portafogli degli invitati.

domenica 24 luglio 2011

Tutto il resto è schiavitù

Le uniche buone abitudini quotidiane sono cambiarsi le mutande, lavarsi i denti e le ascelle, e non fare niente per almeno 15 minuti. Per il resto, c'è solo da abituarsi a non farsi fregare dall'abitudine.



Con il prode Rolando all'assalto delle mie paure/3

E perché, nonostante i miei problemi nelle relazioni siano cose tipo voler annullare la distanza, avere il malsano desiderio di perdermi in un'altra persona per non pensarmi, volermi struggere fino alla perdita della dignità per dimostrare che amo senza confine (che regala emozioni stupende, ma poi ammazza e fa pure scappare le persone) cioè il versante opposto del post di ieri, perché io ieri ho scritto il post di ieri?

Rolando!!!!

sabato 23 luglio 2011

Con il prode Rolando all'assalto delle mie paure/2

E se l'unico amore degno di nota fosse quello che si ritira, non interagisce e ama senza nulla pretendere (e va bene) ma senza nemmeno nulla dare?
Analizziamo i fatti:
1. Tutti i genitori dichiarano di amare i propri figli. Molti effettivamente lo fanno. Eppure tutti hanno detestato i propri genitori almeno un secondo della propria vita. E molti ne sono usciti con la vita devastata. Per essere precisi, alcuni hanno ammazzato i genitori, altri (e forse è peggio) sono diventati uguali a loro. 
2. Se parliamo di amore tra due esseri umani, è uguale. Un campo di guerra decorato con cuoricini, striscioni con le frasi dei baci Perugina, preservativi usati, piatti rotti, Xanax e figli in custodia condivisa. 
3. Gesù Cristo per amore mio, che nemmeno mi conosce, si è fatto ammazzare in croce, sapendo però, in quanto Dio onnipotente e omnisciente, che Giuda si sarebbe suicidato. Due morti in un colpo solo, più le guerre di religione a cascata.
4. Nemmeno tra cane e padrone va meglio. Il cane sta lì, buono, felice del suo essere lì, soddisfatto del suo essere cane, felice nell'annusare il suo padrone.  E il padrone scemo si sente in diritto di tosarlo, vestirlo, profumarlo, tagliargli le orecchie e portarlo ai concorsi.

La distanza totale, lo stare fermi è l'unica soluzione? Od è solo un modo per
a) evitare di sbagliare, poiché l'Ego soffre quando gli si fa notare di non essere perfetto?
b)evitare di soffrire, che la Misa Misina che mi abita soffre scoprendosi sola?
c)evitare di vivere, che aspettare pare meglio?
d)evitare di disimparare tutte le cazzate imparate, che poi se si è liberi bisogna scegliere?

Rolando sarà al mio fianco nel trovare la risposta. E qui si parla di amore a pagamento, ed è un'altra storia. 





Nuovo test pessimismo vs. ottimismo

Pensate a un bicchiere vuoto: gli manca qualcosa oppure può essere riempito?

venerdì 22 luglio 2011

Ci son due coccodrilli...

...e uno dice all'altro "Perché siamo in questa palude in Florida? Qui dovrebbero esserci gli alligatori. E' tutto sbagliato." L'altro risponde "E invece ci siamo noi", poi con una mossa fulminea cattura un pesce e se lo mangia soddisfatto.

Morale della favola: se sei un coccodrillo nel posto sbagliato, non puoi né diventare un alligatore, né lamentarti. Al massimo puoi cercare la strada per tornare sulle rive del Nilo.


Nella foto: borsa Bottega Veneta, pelle di coccodrillo.

mercoledì 20 luglio 2011

Open up your eyes

L'unico motivo per cui gli esseri umani fanno sesso è ottenere qualcosa in cambio, nel breve, medio o lungo periodo. 
Sentirsi amati, 20 minuti di ginnastica divertente, senso di protezione, ipotesi di felicità, farsi fare un figlio, soldi, status sociale, farsi sposare, passare esami, una collana nuova, fare carriera, la tregua delle liti, la liberazione dall'istinto, alleviare la solitudine, calore nel letto, sentirsi giovani, allontanare la morte. 
Ma io, che cosa offro io? Che cosa voglio che mi offrano? E voi? 




Dovresti approfondire il concetto, diceva la prof d'italiano. L'accontento.

L'altro giorno su Facebook ho scritto che ero contro stilnovo romanticismo et similia, intendendo per similia le ballate d'amore, i film di Hollywood, le favole di Cenerentola Biancaneve e pure la Bella Addormentata.
Tutta cacca che mi si è attaccata al cervello e mi ha fatto credere che niente di più importante ci fosse da raccontare alle amiche, niente di più concreto esistesse per tranquillizzare i genitori, niente di più avventuroso paragonato al liceo di provincia che una ridicola storia d'amore. Ah, dimenticavo. Niente più anticonformista per una ragazza cattolica del sesso.
Invece ora mi è chiaro che solo viaggi, droghe, meditazione senza moralismo, arte e sesso con le dovute istruzioni avrebbero potuto preservarmi.
Poiché però resto figlia del Romanticismo, immagino di essere una dama i cui genitori conservatori, per salvarla dal mal d'amore innescato dalla lettura nascosta di troppi feuilletons, scelgono per lei il convento oppure il Grand Tour scortata da eunuchi.
Mi risveglio e penso che un viaggio con amici, magari gay, potrebbe bastare.

lunedì 18 luglio 2011

Sono proprio come Geremia

- Ecco, ti ho preparato una bella lista. Se la segui passo passo forse c'è una possibilità per noi.

  1. non chiamarmi tutti i giorni
  2. non pretendere che io ti chiami tutti i giorni
  3. chiamami solo se hai qualcosa di interessante da raccontarmi
  4. non mettere i tacchi se non con me
  5. ascolta solo musica felice, che è quella che piace a me adesso
  6. se dormi con me, stai nella tua parte di letto, vengo io da te 
  7. tieniti pronta, nel caso voglia vederti, perché potrei cambiare idea dopo 5-7 minuti
  8. non dire mai che siamo fidanzati
  9. frequenta solo persone che piacciono anche a me, anche se io non ci sono
  10. non lamentarti mai, per nessun motivo.
- Piccolo, non so come ringraziarti, però forse non c'è bisogno di questa lista, se mi ami (nonostante non sappiamo esattamente cosa sia l'amore) basta quello, e un po' d'intelligenza.
- No, è impossibile, sei sempre la solita. Ti stai ancora lamentando.



domenica 17 luglio 2011

Ode a ciò che è

Che l'errore
si impasti con la mia saliva
e crei la meraviglia
della vita.
Che l'imperfezione
scenda nel mio sangue
come la più pura delle eroine
e spalanchi bellezza fino a rendermi
esausta.
Che lo sbaglio
apra la via
al folgore dell'ignoto.
Che ciò che non si deve pensare dire fare o baciare
scolpisca
e
colpisca
il mio plesso solare, portandosi via,
Maalox, il mal di stomaco
del perfezionismo.
Brindo ora e per sempre
all'incompiuto all'imperfetto all'amorale.



sabato 16 luglio 2011

Lotte, balzi e capriole evolutive

Ieri ho letto un articolo di neuroscienze su Internazionale, dove si spiega che l'ottimismo è funzionale all'evoluzione umana, e che la memoria umana ha più a che fare con la capacità di modellare il futuro che con quella di ricordare il passato.
Cancellare le cose brutte, riposizionare le proprie aspettative in base all'esperienza, trovare l'aspetto positivo in una situazione negativa, non indulgere sui pericoli ma vedere le possibilità sarebbero funzioni di base del corpo striato, necessarie ai nostri progenitori per uscire dalle caverne e a noi ora per avere una vita non eremitica.
Ecco, mi sono sentita un sottoprodotto evolutivo.
Ma non mi arrendo e cerco soluzioni, per fottere il mio primitivo corpo striato.

venerdì 15 luglio 2011

Con il prode Rolando all'assalto delle mie paure/1

Siamo al mondo per caso e soli, disperatamente innegabilmente totalmente soli. Nessuna famiglia, nessun amore, nessun amico, nessun dio può cambiare questa desolata verità. E solo cadendoci dentro con piedi mani cuore cervello e culo si può sperare in seguito di stringere relazioni vere, che possano fare diga all'apparente inumanità della condizione umana.

PS: Rolando è il mio valoroso analista

giovedì 14 luglio 2011

A Silvia

Leopardi non c'entra. O forse sì. La destinataria è la mia migliore amica con pancia acclusa.
Vorrei dirle che lo so, sforzarmi di credere all'amore e non amarmi è come voler diventare papa e non credere in dio. E quindi forse è possibile, ma da matti.

mercoledì 13 luglio 2011

In cima alla lista: rapinare una banca

Corvetto. Milano. Lombardia.
Entro in casa, prima suono però, che quasi mi sento un'estranea. Nessuna risposta. Alberto e Fabiola non ci sono.
Ho scaricato le mie cose (un trolley grande, uno medio, un borsone, il beauty, la borsa del computer, la mia borsa, due sacchetti, una stampante, un morbido maialino rosa che nessuno ha voluto). Stanno accatastate nell'androne. Quando parto o torno mi piace incontrare i vicini, loro stanno sempre qui. Io no. Stavolta non incontro nessuno. Peccato, non ho modo di suscitare invidia.
Porto dentro un bagaglio alla volta, il passaggio è troppo stretto, chiuso com'è dagli stendini. Dovrò svuotarli prima di poterli usare. L'idea mi infastidisce.
Dalla porta della mia stanza filtra un odore di chiuso. E' fresca, inspiegabilmente. Il piumone a righe rosa (regalo di poco gusto di Ivonne) mi accoglie. Penso che stanotte lo toglierò, per portarlo a lavare a RdL. Tolgo le scarpe, infilo le infradito, quelle bianche che avevo lasciato in mezzo alla stanza, quasi ad aspettarmi.
Appoggio il borsone nero, dedicato a scarpe e miscellanea. Lo svuoto. Sistemerò un pezzo per volta. Una valigia via l'altra, per non andare in apnea da ordine. Alzo la tapparella, poi combatto come sempre con la grata. Vince lei, resta chiusa, salda nella sua funzione antirapina.
Il calendario della Città del Sole è fermo su maggio. Giro le pagine, punto la graffetta verde. A luglio una bambina dalle trecce rosse fa merenda a testa in giù in una veranda, davanti al mare.
Il quadro giallo è storto. Alcune foto di Berlino si sono staccate. Penso che in Calabria non ho scattato nemmeno mezzo rullino. Peccato.
Prima di partire dalla Romagna, tappa felliniana per intensità della mia attività onirica e per coefficiente spensieratezza/malinconia/sesso, ho compilato una lista delle cose da fare. E' il mio modo per riprendere possesso di Milano. O forse è il modo di Milano per possedermi.
Poco importa, in amore le lotte di potere sono sterili. Ciò che conta è che c'è una sola cosa da fare: fare.