martedì 10 novembre 2015

Il materialista

Where does the light goes when the light goes out?

Il materialista non crede nei batteri. Non li vede, come può crederci?
Al microscopio non s'avvicina, è frutto di propaganda reazionaria: la tecnologia, la scienza, la conoscenza, i preti e i professori, tutti venduti al miglior offerente. Tutti pronti a fotterlo. Lui crede solo a ciò che tocca. I soldi, la casa, le bottiglie che beve, le donne che scopa, le parole che scrive, il tempo che usa, i traguardi che raggiunge, i fallimenti che consegue, le emozioni che lo sospingono. Crede solo in ciò che controlla, il materialista. Eppur non sa, il materialista, che ciò che crede di controllare lo controlla.
Poi un giorno incuriosito, senza dirlo a nessuno, avvicina l'occhio al microscopio. Ma lui, il materialista, non lo sa usare, il microscopio, e lui, materialista scettico dogmatico di un certo rigore, mica può chiedere aiuto. Non si chiede aiuto in questo mondo di belve feroci. Al massimo si accetta compagnia.
Il materialista avvicina l'occhio e non vede niente, perché non sa, il materialista integerrimo, che le lenti hanno bisogno di messa a fuoco, il campione va preparato e l'occhio deve imparare a vedere, dentro quel tubicino così piccolo. Ora che non ha visto niente, il materialista ha nuove, inoppugnabili ragioni. I batteri non esistono. E' tutto un complotto. Niente altro che soldi, casa, bottiglie, donne, parole, tempo, traguardi, fallimenti emozioni e un po' di compagnia.
Poi un giorno il materialista s'ammala, polmonite mettiamo. Ma lui ai batteri non crede. Come può credere agli antibiotici? Non crede nemmeno a se stesso il materialista, perché tocca il suo corpo, ma la sua coscienza mica la tocca, come può crederci. E senza credere in se stesso, come fa a credere agli altri? Gli dicono che è malato, che anche senza antibiotici potrebbe guarire, ma il materialista non crede. Sa di essere malato, ma non può credersi. Credere è da creduloni.
Il materialista muore. Senza aver mai creduto. Scettico, dogmatico, integerrimo. Muore. E i batteri si mangiano il suo cadavere. E soldi, casa, donne, bottiglie, tempo, parole, traguardi, fallimenti, emozioni, compagnia.




domenica 8 novembre 2015

Homo ludens

Che per eludere la vita
bastasse rinchiudersi in soffitta e lasciarsi crescere i capelli.
Che per ripartire
bastasse tagliarsi i capelli
Che per fottere il dolore
bastasse fottere più forte.
Che per ripianare i torti subiti
bastasse riprendersi indietro l'amore dato.
Che per placare la rabbia
bastasse con più convinzione urlare.
Che per non avere sbatti
bastasse attenersi ai fatti.
Che per sentire qualcosa
bastasse la chimica.
Che per realizzare qualcosa
bastasse volerlo, dal letto trapuntato di desideri.
Che le delusioni
bastassero per rendermi finalmente cinica.
Che l'essere giovane
bastasse per essere innocente.
Che l'essere vecchio
bastasse all'essere saggio.
Che per perdonare
bastasse dimenticare.
Che per disorientare la solitudine
bastasse non essere solo.
Che per perder me stessa
non bastassi che io.

Ciò di cui mi illudo è ciò con cui gioco,
ciò che mi delude è la mancanza del gioco.
L'osservanza allo smunto rituale della serietà
e della serialità.
Mattino pomeriggio sera notte
pappa cacca sonno
laurea lavoro casa coppia bambino pensione.
E' tutto, eppur c'è di più.
E per trovarlo
basta vivere.
E per vivere
basta giocare.



giovedì 5 novembre 2015

Rac-conti

La colpa di ciò che non c'è
è ricordarci che ciò che c'è
è tutto ciò che abbiamo.
Ventiquattro ore, millequattrocentoquaranta minuti, ottanttaseimilaquattrocento
secondi.
Di certo questo.
Di incerto il battito del cuore che salta, perduto nelle pieghe del petto, o
duplicato nell'affanno di un'emozione invadente.
Il volo di uccelli all'alba, sono uno in più del previsto.
Il colore del cielo, un Pantone inatteso.

Contare ciò che c'è
uguale a
non contare su ciò che c'è.
Enumerare volti colpe domini possibilità poteri
mentre il respiro passato è andato.
Perduto. Inavvicinabile. Impensabile.
E nel rimpianto di un respiro soffocare
e morire, è già accaduto a persone distratte.

Ciò che conta raramente si conta.