martedì 23 settembre 2014

Senzasoluzionedicontinuità

Ieri mi sono messa in contatto con l'Universo.
Mi ha detto che devo fidarmi di lui, e che mi aiuterà, ma che un po' mi devo impegnare anche io, che qualche cosa in cambio gli devo dare. Ci siamo accordati per tre caramelle gommose, ma non gli orsetti che non gli piacciono, e un mottarello.
E insomma, lo ammetto: forse  ho semplicemente parlato con me stessa, forse con dio, forse con Dio o forse con nessuno. Non lo so.
E poi oggi ho visto su l'Internazionale la foto di Laniakea, il superammasso di galassie in cui si trova anche la via Lattea, in cui si trova anche il Sistema Solare, in cui si trova anche la Terra, in cui si trova anche l'Europa, in cui si trova anche l'Italia, in cui si trova anche Milano e in cui vi trovate anche voi, e anche me.
E mi sono chiesta come fosse possibile fotografare se stessi così da lontano, e mi sono chiesta se anche una foto di Laniakea fosse in fondo un mio autoritratto. E un autoritratto di Francis Bacon forse è anche un mio autoritratto, e anche un tuo, e anche di un abitante dell'Universo, e dell'Universo stesso e di dio/Dio?
E poi Laniakea si sta allontanando, espandendo. Allontanando da che cosa? Espandendo dove? In un Nulla in cui l'Universo avanza?
E non trovo risposte. Ma le domande, quanto sono più belle di una qualsiasi risposta?
Forse l'Universo si espande semplicemente perché è curioso.


venerdì 19 settembre 2014

Vivere vs. riflettere sul vivere

Ho creduto a lungo che il senso della vita fosse cercare il senso della vita.
Riflettere, comparare, analizzare i massimi sistemi, rispondere a "chi siamo?" "da dove veniamo?" "dove andiamo?" "perché viviamo?"
Di colpo mi rendo conto che tutto ciò è divertente e fa sentire fighi e tieni vivi intellettualmente e dà un senso di spessore alla vita.
Ma le vere domande sono: "come tratto me stessa?" "come tratto gli altri?" "che scopo do al mio lavoro?" "riesco ad uscire da me stessa?" "preferisco la novità o le abitudini?" 
E le risposte a queste domande risiedono nell'uso che faccio di ogni secondo della mia vita. 

A questo punto, se tralascio l'epifania e torno alla riflessione, emerge un fatto critico:  i massimi sistemi sono evidentemente meno impegnativi. 


mercoledì 10 settembre 2014

Note a margine

Il matto in insospettabile completo grigio che mi si siede accanto in tram. La cravatta gialla che alla seconda occhiata mi spiega tutto di lui.
Il tunz tunz dagli auricolari della vicina dall'altro lato.
Gli ingegneri che vestiti da ingegneri parlano di altri ingegneri, chiamandoli per cognome.
I pendolari. Gli amanti. Gli iscritti al corso di yoga, prima lezione, che vedo dalla finestra.
Lo status di Facebook da aggiornare, mia massima attività creativa, dopo la scelta dell'outfit.
Dalle 18 alle 20 sono sempre triste.
E capisco meglio tutto. Trovo pure delle soluzioni. Meravigliosamente difficili e melodrammatiche.
Il vero problema è che quando sono felice non capisco un cazzo.

martedì 2 settembre 2014

Niente è come sembra ovvero della capoeira come imago roboris ac potentiae

Those who prefer their principles over their happiness, they refuse to be happy outside the conditions they seem to have attached to their happiness.
Albert Camus

Una capoeira.
La vita interiore mia, la vita dell'amore che vuole durare e non morire di troppa bontà o troppo cinismo, è una capoeira.
Una danza di schiavi, che si preparano, a ritmo di musica, a lottare per la loro libertà.
Forza e leggerezza. Ritmo e precisione. Gesti che sembrano solo aggraziati, che devono essere aggraziati, ma sotto l'apparenza di pura bellezza parlano di auto-dominio,  di determinazione, di ansia fame desiderio di libertà, di sogni più grandi,  di conflitti che, gestiti, fanno avanzare la vita.
Come i capoeiristi, come il samurai, come il guerriero di tutte le tradizioni mistiche: mantenersi forti, pronti a lotta, con il corpo vigile e la mente lucida, e decidere di astenersi, di portare la guerra ad altri livelli. Interni, superiori e solo in casi estremi, e quando si è pronti, portarlo all'esterno. Una volta individuati con precisione i nemici.
Potremmo essere come  un leone domato, che si è domato da sè.
Perché sa che la sua forza gli serve tutta intera, ma potrebbe anche fregarlo. E allora impara a gestirla.
E insomma, credo che Atena, la saggia dea guerriera, sia ancora con me.