lunedì 21 luglio 2014

Lunedì

Ho un'unghia che mi fa male.
Il sole è tramontato.
Il vino, rosso, sa di tappo.
Speravo di averlo dimenticato,
come mezzo limone abbandonato nel frigorifero.
Ma anche oggi non posso che ricordarlo.
Morirò.
E sarò la bara, la terra, l'unghia, il sole, il vino e il limone.
Non sarò più.
Sarò niente.
Sarò di nuovo.


domenica 20 luglio 2014

Domenica

Come verso la fine dell'arcobaleno
camminerò verso
il centro di te.
Ad attendermi,
nessuna pentola d'oro,
- forse il leprachaun con la falce in mano?
Del viaggio sarà ricco
il mio - nostro - viaggiare.


martedì 8 luglio 2014

Nuovi femminismi

Nuovo femminismo n.1
Il Biondo, quell'essere eccezionale e eccezionalmente fortunato (visto che sta con me), l'altro giorno è entrato in camera di ritorno dal lavoro, un lavoro che lo fa tornare a casa generalmente tardi. Io dormivo visto che al contrario mi sveglio all'alba e devo dormire almeno 7 ore (soprattutto per mantenere la pelle giovane e fresca) e prima di mettermi a letto mi ero fatta la doccia e passata quelle due/tre/quattro creme che mi metto dopo le abluzioni. E il Biondo ha commentato: da quando sei qui questa stanza è profumata.
Qualche giorno dopo, mentre parlavamo probabilmente della sua totale incapacità di fare il bucato, mi dice: "Per fortuna ci sei tu ad ingentilirmi".
Ecco, io avrei potuto graffiare la faccia, fare il muso, covare vendette e/o pensare di mollarlo per una frase del genere se me l'avesse detta diciamo un anno fa. O magari se me l'avesse detta un altro, non so. 
Invece soffiandomi il naso gli ho chiesto se per favore andava in farmacia a comprarmi delle cose per la sinusite devastante che ho in corso (a luglio, maremma maiala!)
Lui si è un po' spaventato, che ha pensato subito lo volessi sottomettere, ma poi è andato.
Ad ogni modo, che cazzo c'entra tutto ciò con il femminismo?
Il femminismo è la rivendicazione che ogni donna dovrebbe fare per essere vista e considerata come degna di uguali diritti e doveri rispetto agli uomini, da parte di ogni uomo, in qualunque contesto sociale (per strada, al bar, a scuola e soprattutto al lavoro). E' il rifiutarsi di dare per scontato che le donne debbano stare attente a come si vestono di notte per non farsi stuprare, o che debbano diventare brave a dire no alle richieste di pompini da parte dei loro capi senza farsi licenziare, o che vengano giudicate stronze-in-carenza-da-scopata se sono loro stesse i capi ecc ecc. 
Ma il nuovo femminismo, almeno per me, è la rivendicazione che voglio tutto quello che ho scritto sopra, e non un dito in meno, ma anche la rivendicazione che sono donna, e ho delle peculiarità in quanto donna (sebbene non sappia fino a che punto queste peculiarità siano iscritte nella coppia di geni XX e quanto siano invece culturali). E rivendicare che sì, posso ingentilire, anzi, che forse il mio scopo nel mondo è proprio questo. E che invece di diventare un maschio e propagare un sistema machista e distruttore posso addirittura aiutare i maschi ad accogliere la loro parte più ingentilita, e non solo perché profumo la stanza, ma perché sto nelle relazioni umane in maniera più morbida rispetto al maschio medio e alla donna che si incattivisce perché vuole sentirsi accettata dal maschio. Ma non per questo divento babbea. 

Nuovo femminismo n.2
Alla fermata della 90 vedo un chiassoso gruppetto di adolescenti, di circa 14 anni. Due di loro si baciano, cioè lui bacia il collo ad una, che è ad ogni modo consenziente e felice, e le mette le mani ovunque. Lei, truccata, indossa un top maculato con scollatura su invidiabilissima (almeno per me) terza ed è alta una spanna in più di lui. Lei è una piccola donna, lui un bambino, liscio liscio e magro magro, con pantaloni neri un po' scesi e crestino. Penso: ma come farà a piacerle? Poi mi ricordo: hanno 14 anni e di fronte all'urgenza della scoperta non si può mica aspettare il principe azzurro. Però sicuramente poi lei capirà e ne cercherà uno meglio, più adatto a lei. 
Saliamo sulla 90, affollatissima. Si mettono davanti alla porta, poco lontano da me, e continuano a scambiarsi effusioni e a parlare ad alta voce. Lui è abbastanza invadente, un polpo. Lei cerca di usare il cellulare e lui è dappertutto. Ad un certo punto lei dice: "Dai basta, fai la bravA". 
Li (le?) guardo, devo ammettere curiosa e un po' imbarazzata. Sono due ragazzine, ma certo! E visto che lui cioè lei cioè quella più bassa non si scolla di un millimetro e schiocca dei baci superschioccosi, lei cioè quella più alta le ripete "Brava, dai! Tranquilla che devo rispondere". 
Ecco. Nuovo femminismo perché? Perché le due ragazzine sono serenissime rispetto al baciarsi in pubblico tra ragazze, e probabilmente delle 30enni avrebbero più remore e più timore, anche magari per episodi poco piacevoli di omofobia o scherno. E mi piace e sono felice di questa loro naturalezza. E penso che dovrebbe essere proprio così, baciare chi ci pare, ovunque. 
Ma nuovo femminismo anche perché ho pensato: ma scusa,  la differenza di aspetto e di altezza la trovi accettabile per due ragazze, ma insopportabile se si fosse trattato di un ragazzo e una ragazza?! Allora sei proprio scema, anzi, sei proprio figlia di questa società scema. Il nuovo femminismo è anche stare con chi ci piace: alto basso giovane vecchio ricco povero storpio o bonissimo. Liberi tutti! Libere tutte! 
(Ma per fortuna il Biondo è alto, bono e giovane! Ricco non so, ma siamo ricchi d'amore, se non mi lascia dopo aver letto questo post.)




sabato 5 luglio 2014

Tutti giù per terra

Sto lavorando in un centro estivo per bambini e ragazzi disabili.
Un posto abbastanza estremo, una specie di mondo in cui vigono le leggi basilari dell'esistenza, solo e semplicemente quelle, nella forma più schietta, e quindi quasi disturbante: mangiare, dormire, andare in bagno, ottenere quello che si vuole, essere compresi, essere amati, proteggere il proprio spazio vitale. 
Ci sono molti ragazzi con varie forme di autismo. In tutti è estremamente visibile un desiderio fortissimo, maniacale, verso qualcosa, generalmente un oggetto. Quando questo desiderio è soddisfatto, il resto del mondo non esiste più. Quando invece questo desiderio è insoddisfatto, la reazione è forte, a tratti addirittura violenta, esasperata anche dalla difficoltà nel comunicare.
Qualcuno ha paure incontrollabili, altri inspiegabili momenti di euforia o tristezza. Ignorano ciò che non vogliono sentirsi dire. 
C'è una libertà pazzesca nei comportamenti dei ragazzi. Fanno esattamente ciò che sentono nel momento in cui lo sentono, fregandosene del giudizio altrui. Il prezzo di questa libertà è vivere nella follia, nel completo, o quasi completo, isolamento. Incapaci di sentire le emozioni degli altri, e di trovare un canale per esprimere in maniera sensibile le proprie. 
E di nuovo ho pensato che in realtà siamo tutti degli autistici sotto mentite spoglie. Vogliamo delle cose e la mancanza di queste cose ci fa soffrire; siamo prigionieri di emozioni basilari che ci arrivano da vecchi schemi emotivi; tendiamo a ripetere dei pattern; ci spaventa il cambiamento; comunichiamo approssimativamente ciò che vogliamo e ci arrabbiamo se gli altri non ci capiscono; interpretiamo malamente ciò che gli altri ci dicono, perché proiettiamo sempre su di loro i nostri percorsi mentali; preferiamo ottenere il risultato immediato della soddisfazione del nostro desiderio invece di giocarci nella relazione con l'altro. 
Noi però siamo abituati a considerare questo schema normale. Ed in effetti è normale, perché è la norma.
Eppure ho capito una cosa. Che l'unico modo di uscire dal nostro personale autismo è vederlo e accettarlo a poco a poco, e vedere gli autismi altrui, e accettare le relazioni con gli altri esseri umani per come sono, sospendendo il giudizio, almeno per gli esseri umani che ci piacciono (e se facciamo questi esercizi, quelli che ci piacciono saranno sempre di più).
Provare a godere dei momenti di bellezza nelle relazioni e cercare il modo per moltiplicarli e replicarli, invece di chiuderci a riccio per evitare i momenti difficili, che, sapevatelo, sono inevitabili, ma, risapevatelo, si possono superare.
La soluzione all'estrema irrimediabile spaventevole lontananza tra di noi e ogni altro essere umano è ammettere che condividiamo la stessa situazione di disagio, in forme diverse e peculiari per ognuno. Ammettere che siamo costretti, strizzati, compressi in un mondo mentale angusto, e quindi allenarci ogni istante affinché lo spazio stretto e soffocante del nostro cuore, della nostra mente e dei nostri occhi diventi più flessibile, morbido, elastico.


martedì 1 luglio 2014

Imagine there's no heaven

Inferno e Paradiso non esistono.
Non esistono in cielo e non esistono in terra.
Esistono però nella nostra mente, capace di trasformare quello che è normale vita in pezzi di inferno e pezzi di paradiso, illusioni talmente vere da essere in grado di uscire dalle nostre teste e colonizzare la nostra vita e farla sembrare per davvero inferno o paradiso. Spesso a momenti alterni, che si alternano veloci come schizofreniche identità.
E addirittura queste illusioni invadono le menti altrui, delle persone vicine a noi, e poi le loro vite e le illusioni, più vere del vero, si propagano.
Siamo portatori sani di virus dell'illusione. E quando ce ne accorgiamo, non possiamo illuderci di non esserlo. E quindi una  cosa possiamo fare: decidere quali illusioni propagare, che sarebbe già un gran passo. Ma l'altro, decisivo, passo è quello di accogliere la vita così come è e riconoscere tutto ciò che succede, e lasciare che succeda. Non ci sarà più Inferno o Paradiso, colpa o demerito, delusione o euforia. Ci sarà solo una cosa: una perfezione sempre migliorabile. La perfetta perfezione delle cose imperfette, ma vere.