lunedì 31 marzo 2014

Un post su commissione, al fin di render nota la verità, e essere un po' meno babbazzi.

Allora, in Inghilterra sono convinti che Caffé Nero sia italiano. Cioè, non semplicemente che sia uno dei pochi posti in cui accanto al Latte e al Frappuccino puoi bere un buon caffé espresso italiano.
No, pensano proprio che noi in Italia si vada da Caffé Nero, invece che al bar cinese sottocasa, o da Princi.
Probabilmente pensano addirittura che ci mangiamo i mini panettoni che stanno in bella vista sul bancone per tutto l'anno,
Baristi (li chiamano proprio così, senza sbagliare lo spelling, al contrario di molti aspiranti concorrenti del Grande Fratello italiano) di Caffé Nero indossano magliette con questo claim: The best espresso this side of Milan.

Quello che gli inglesi non sanno è che in realtà noi italiani, noi milanesi per la precisione, andiamo alla California Bakery, pensando di fare una cosa americana, e pensando che in California facciano lo stesso. Mmm, spiace deludervi, ma California bakery è tanto italiana quanto Caffé Nero è inglese.
E sono entrambe spropositatamente care, perché oltre ai prodotti vendono il sogno di stare per un po' in un altrove più figo, più cool, più internascional.
E poi, da una parte all'altra della Manica e dell'Atlantico, siamo incapaci di mettere in fila due frasi nella lingua che ci fa sognare...

Mortacci nostri e loro e de tu nonna! Che siamo scemi!



domenica 30 marzo 2014

I am a part of all that I have met

Ulysses
by Lord Tennyson, 1842

It little profits that an idle king,
By this still hearth, among these barren crags,
Match'd with an aged wife, I mete and dole
Unequal laws unto a savage race,
That hoard, and sleep, and feed, and know not me.
I cannot rest from travel: I will drink
Life to the lees: All times I have enjoy'd
Greatly, have suffer'd greatly, both with those
That loved me, and alone, on shore, and when
Thro' scudding drifts the rainy Hyades
Vext the dim sea: I am become a name;
For always roaming with a hungry heart
Much have I seen and known; cities of men
And manners, climates, councils, governments,
Myself not least, but honour'd of them all;
And drunk delight of battle with my peers,
Far on the ringing plains of windy Troy.
I am a part of all that I have met;
Yet all experience is an arch wherethro'
Gleams that untravell'd world whose margin fades
For ever and forever when I move.
How dull it is to pause, to make an end,
To rust unburnish'd, not to shine in use!
As tho' to breathe were life! Life piled on life
Were all too little, and of one to me
Little remains: but every hour is saved
From that eternal silence, something more,
A bringer of new things; and vile it were
For some three suns to store and hoard myself,
And this gray spirit yearning in desire
To follow knowledge like a sinking star,
Beyond the utmost bound of human thought.

         This is my son, mine own Telemachus,
To whom I leave the sceptre and the isle,—
Well-loved of me, discerning to fulfil
This labour, by slow prudence to make mild
A rugged people, and thro' soft degrees
Subdue them to the useful and the good.
Most blameless is he, centred in the sphere
Of common duties, decent not to fail
In offices of tenderness, and pay
Meet adoration to my household gods,
When I am gone. He works his work, I mine.

         There lies the port; the vessel puffs her sail:
There gloom the dark, broad seas. My mariners,
Souls that have toil'd, and wrought, and thought with me—
That ever with a frolic welcome took
The thunder and the sunshine, and opposed
Free hearts, free foreheads—you and I are old;
Old age hath yet his honour and his toil;
Death closes all: but something ere the end,
Some work of noble note, may yet be done,
Not unbecoming men that strove with Gods.
The lights begin to twinkle from the rocks:
The long day wanes: the slow moon climbs: the deep
Moans round with many voices. Come, my friends,
'T is not too late to seek a newer world.
Push off, and sitting well in order smite
The sounding furrows; for my purpose holds
To sail beyond the sunset, and the baths
Of all the western stars, until I die.
It may be that the gulfs will wash us down:
It may be we shall touch the Happy Isles,
And see the great Achilles, whom we knew.
Tho' much is taken, much abides; and tho'
We are not now that strength which in old days
Moved earth and heaven, that which we are, we are;
One equal temper of heroic hearts,
Made weak by time and fate, but strong in will
To strive, to seek, to find, and not to yield.



Ulysses deriding Polyphemus, William Turner, 1848

venerdì 28 marzo 2014

Either/or: your choice

O sei parte della soluzione, o sei parte di quelli che scassano la minchia lagnandosi, e che rendono il mondo pesante, contrito, afflitto e somigliante ad un inferno.

Così, giusto per ricordarlo a me stessa.



lunedì 24 marzo 2014

Pensierino del giorno

Tutto ciò che non è espansione è regressione.
A parte l'espansione del Pil e della chirurgia plastica.



mercoledì 19 marzo 2014

La ricerca per la ricerca ovvero non fingo più di essere sana

Se sono felice, troppo felice nel senso di totalmente soddisfatta e coincidente con la mia felicità, come un riflesso nello specchio che crede di essere vero, sto male.
Non riesco a stare in questa bolla in cui le domande non esistono, la vita scorre tranquilla, e i problemi sono la polvere che si accumula, le bollette da pagare e il menu per la cena,
Forse sono strana, ma non riesco a non amare un po' di tristezza, malinconia, fatica.
Perché queste mie amiche fanno in modo che io non mi creda il riflesso nello specchio, ma entri nel mio corpo e lo abiti e lo usi come strumento per fare domande alla realtà.
Io non sono capace di non chiedermi il senso delle cose, di cercarlo, di provare a fermarlo e poi lasciarlo andare e cercarne un altro. Non sono capace di smettere.

E' una malattia? Forse. Ma come si può vivere essendo, ad esempio, celiaci, solo se non si fa finta di non esserlo, così io posso solo accettare la mia malattia e vivere seguendo ciò che mi impone.
Mi impone di attraversare questo tempo in cui sono viva chiedendomi perché lo sono, quale è il senso, lo scopo, l'origine, quali differenze e similitudini tra gli esseri umani.
Io ho provato a smettere di seguire questa mia natura, e impormi di essere felice una volta per tutte, come le persone normali.  Ma non ci sono riuscita. Ho avuto la stessa reazione allergica di una persona celiaca che decidesse che il glutine non gli fa del male. Vi lascio immaginare quale sia.

Forse sono guarita dalla follia di pensare che siamo tutti uguali e che chi non è come me sbaglia.
Io, dalla mia malattia, non posso guarire. Non posso nemmeno evitare di sentire una particolare vicinanza con chi soffre del mio stesso disturbo.
E non posso che pensare che anche se potessi guarire, forse non lo vorrei nemmeno.



Aliens

Un'attesa di umanita'
annegata nel neon
rovinata dal libero mercato,
incespica in accenti diversi
recitati in diversi alfabeti
immersi in odori stranieri
in altri liquori.
Alieni.

Un insensato irrestitibile impulso,
un sorriso che non si dice,
trattenuto a forza e disperso
per strade arancio di mattoni
per strade arancio di mattoni
per mattoni di strade arancio.
Uguali a qualcosa che non conosciamo
e che non riconosciamo.
Non ci riconosciamo.

Sbalorditi da una possibilita'
invisibile e corrosa
inseguita con fede cieca
da chi ha il nostro sangue nelle vene ma un'altra lingua nella bocca,
trascinati in televisioni diverse,
in amori uguali
in teste di simili biondita'
o fluorescente nerezza
in miserie condivisibili ma confinate, confinanti.
Cerchi pane ovunque vai
cerchi oblio cerchi un raggio di sole che posi
te/me
in mezzo al mondo.


mercoledì 12 marzo 2014

You'd better laugh.

C'e qualcosa di peggiore che avere un'anima cattiva; è avere un'anima di tutti i giorni


C'è qualcosa di peggiore che credere ciecamente ai propri mostri?
Sì, convincere qualcun altro che siano veri e che meritino considerazione.


domenica 9 marzo 2014

Le mie libere prigioni

Non sai, non sai che l'amore è una patologia? Saprò come estirparla via.
Ci sono molti modi, Afterhours

Sì, l'amore è una patologia, una sorta di invasione aliena in cui non sai più controllare ciò che fai e ciò che pensi e ciò che desideri. Una sorta di droga lisergica che ti fa vedere tutto diverso e finalmente ti fa entrare in una sfera diversa di coscienza. 
L'amore è un languire. 
Ma se consideri che vivere è una corsa verso la morte e che una malattia prima o poi te la becchi,  tra tutte le malattie l'amore è la migliore che ti possa capitare. 
Non liberartene. 



venerdì 7 marzo 2014

Speranze

Vorrei diventare una persona talmente seria da non avere più bisogno di prendermi sul serio.

mercoledì 5 marzo 2014

Scegliere.

Sono un buco nero di desideri. Tutto, voglio tutto.
Sono un campo di battaglia. La mia mente vuole cose che paralizzano il mio corpo, il mio corpo vuole dormire, ma e' ostaggio dei pensieri. La mia mano cerca la perfezione del gesto, la mente glielo rifiuta. La mia mente vede la bellezza, la mano non esegue.
Occhi, narici, labbra, ginocchia, gomiti, polpastrelli, pancia, capelli, unghie, stomaco. Non c'e' accordo, solo furore. A volte stupore.
Il Big Bang ogni istante. Sforzo.
Un computer in overload, che puoi solo spegnere, o fissare finche' nella retina ti si fissa la clessidra dell'attesa.
Un carro tirato da 101 buoi attaccati in ogni direzione, ciechi, ostinati, ognuno diretto alla propria stalla.
Ferma in mezzo, la stasi dell'eccesso.
Ogni passo una tortura.
Ogni tortura una liberazione.
Ogni passo mi spoglio.
Ogni secondo procedo verso la morte. E' l'ineluttabile effetto collaterale del vivere.
Ogni secondo mi libero dal superfluo, oppure  accumulo rottami. E' l'unica cosa che posso davvero scegliere.