mercoledì 19 marzo 2014

La ricerca per la ricerca ovvero non fingo più di essere sana

Se sono felice, troppo felice nel senso di totalmente soddisfatta e coincidente con la mia felicità, come un riflesso nello specchio che crede di essere vero, sto male.
Non riesco a stare in questa bolla in cui le domande non esistono, la vita scorre tranquilla, e i problemi sono la polvere che si accumula, le bollette da pagare e il menu per la cena,
Forse sono strana, ma non riesco a non amare un po' di tristezza, malinconia, fatica.
Perché queste mie amiche fanno in modo che io non mi creda il riflesso nello specchio, ma entri nel mio corpo e lo abiti e lo usi come strumento per fare domande alla realtà.
Io non sono capace di non chiedermi il senso delle cose, di cercarlo, di provare a fermarlo e poi lasciarlo andare e cercarne un altro. Non sono capace di smettere.

E' una malattia? Forse. Ma come si può vivere essendo, ad esempio, celiaci, solo se non si fa finta di non esserlo, così io posso solo accettare la mia malattia e vivere seguendo ciò che mi impone.
Mi impone di attraversare questo tempo in cui sono viva chiedendomi perché lo sono, quale è il senso, lo scopo, l'origine, quali differenze e similitudini tra gli esseri umani.
Io ho provato a smettere di seguire questa mia natura, e impormi di essere felice una volta per tutte, come le persone normali.  Ma non ci sono riuscita. Ho avuto la stessa reazione allergica di una persona celiaca che decidesse che il glutine non gli fa del male. Vi lascio immaginare quale sia.

Forse sono guarita dalla follia di pensare che siamo tutti uguali e che chi non è come me sbaglia.
Io, dalla mia malattia, non posso guarire. Non posso nemmeno evitare di sentire una particolare vicinanza con chi soffre del mio stesso disturbo.
E non posso che pensare che anche se potessi guarire, forse non lo vorrei nemmeno.



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