sabato 31 gennaio 2015

Un post antiborghese

How you see is what you get
Found online

Finalmente ho avuto la controprova che mi serviva per farmi svegliare definitivamente. Proprio mentre mi stavo chiedendo che cosa fosse successo di una parte di me che a fatica avevo reso battagliera e si era trovata una sua dimensione, poi si era affievolita, poi l'avevo sedata e poi si stava andando a fare un giro.
Niente accade mai per caso (seconda controprova).

Sì, ho usato nel titolo la parola borghese (e addirittura la parola antiborghese.)
L'ho usata con il senso che le attribuisco da qualche anno, come mi insegnò, anzi tentò di insegnarmi il siculo ex-fidanzato, ma allora non lo capivo e solamente più tardi ho rielaborato. Borghese è chi vive la vita che va vissuta, tira avanti senza domande, non guarda mai il lato oscuro per non esserne accecato, fa esattamente le cose che vanno fatte, non scarta mai di lato, non crea niente e ricicla tutto paga il mutuo con la rendita e non delude mai.
E sorprende solo in bassezza, e solo idioti come me.
Ma l'ho usata anche con il senso che da Marx in poi gli è stato attribuito: la classe sociale che ha il monopolio per l'utilizzo dei mezzi di produzione, che però non usa, ma fa utilizzare ad altri. Fanculo se la nostra società è smaterializzata. I mezzi di produzione (e soprattutto di diffusione della conoscenza, vero bene della nostra epoca) esistono ancora. Il capitalismo esiste ancora, ed è abbastanza in buona salute, e quindi esistono i borghesi.
E i borghesi, con poche pochissime eccezioni, sono degli stronzi, che pensano, anzi sanno (perché per loro è la verità) che concedendo ai lavoratori, dietro un compenso, l'utilizzo dei propri mezzi di produzione (utilizzo che creerà plusvalore, che prontamente tratterranno) si siano comprati le persone, tutte intere. Nei casi di delirio più grave, pensano di essersi comprate anche la felicità, e addirittura di poter disporre delle risorse di tutti, che tanto loro hanno i soldi.
Il tutto nascosto dietro ottime maniere, accenti puliti e conoscenze giuste.
E ovviamente con la benedizione di Cristo in croce.
Ecco, io sono antiborghese. Ecco, io voglio essere antiborghese.



venerdì 30 gennaio 2015

Voglio una vita spericolata

La mia vita spericolata consisterà in questo: smetterla di chiedermi perché, fidarmi del mio istinto e mandarlo a fare in culo quando è vigliacco.
Mi sento già un po' come Steve McQueen


lunedì 26 gennaio 2015

Un serio momento di cazzeggio

Il complottismo è parte del complotto mondiale per non farci pensare alle cose serie.
Tipo: sono stata gentile oggi? So amare prendermi cura sorridere divertirmi fidarmi essere affidabile diventare brava in qualcosa uscire da me stessa essere onesta essere giusta essere inflessibile se serve riconoscere le orme di qualcosa di grande?
Oppure penso alle scie chimiche e al grande gomplotto del nuovo ordine mondiale di cui sono schiava, e poi l verità è che sono solo schiava di me stessa?
Oggi sono quindi spacciata: sono complottista al quadrato.
From paranoia to metanoia. A long way to go.



sabato 10 gennaio 2015

Durante la manifestazione a Milano, malata, scrivo.

« Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam. »
« Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla. »
(Giordano Bruno rivolto ai giudici dell'Inquisizione)
Il mio primo pensiero quando il Biondo, tornando da scuola, mi disse che c'era stato un attentato jihadista a Parigi è stato Salvini.
Perché me lo immaginavo felice, a strofinarsi le mani in vista dello stupro che avrebbe compito,  sulla morte dei morti e sulla vita dei musulmani vivi.
Ho avuto paura. E rabbia. E disgusto. E anche odio.
Quando ho visto la Santanché affermare che vorrebbe pubblicare Charlie Hebdo in Italia ho pensato di avere le traveggole, ma ho capito che la situazione era più nera del previsto. Persone che sono state prone ai diktat anti-satira di Berlusconi (do you remember l'Editto Bulgaro, per citarne uno?) e che reagiscono alle decisioni delle scuole pubbliche e laiche italiane di non fare il presepe con la stessa compostezza di un bullo di periferia quando inavvertitamente ti appoggi alla sua macchina ora sono compattamente al fianco di persone che hanno fatto dell'indagine dei confini dalla libertà di satira il motivo principale delle loro vite. Nonché la causa della loro morte.
Quando ancora ero cattolica, litigai con Ernesto Olivero, a casa sua, ovvero il Sermig di Torino, un arsenale militare convertito in "Arsenale della Pace". Un luogo di accoglienza, preghiera, incontro, nel cuore della Torino multietnica. Olivero espresse pareri apocalittici sull'Islam, in parte frutto di esperienza personale (la cultura di base del mondo islamico deve crescere molto per liberarsi di diverse zone d'ombra: diritti delle donne, diritto all'apostasia) e in parte legate al pregiudizio tutto cattolico (forse del cattolicesimo pre Papa Francesco, ma non lo so con certezza) che i cattolici hanno ragione, e quindi ogni discorso interreligioso deve essere comandato da loro.
Trovavo e trovo queste posizioni contrarie alla ragione, e glielo dissi. Non so precisamente come trovai il coraggio, ma lo feci. Io, 22enne bergamasca che ancora adesso a 35 anni nella vita non ha combinato un cazzo, feci la predica a un 60enne che si era inventato un impero (nel senso buono) della solidarietà. Gli dissi che qualsiasi discorso sulle relazioni tra Occidente e resto del mondo che prescindesse dai fatti coloniali, era un discorso monco, incapace di rendere ragione dei fatti contemporanei. Inoltre: i fondamentalisti islamici sono molto amici delle potenze segrete occidentali. Tutti i movimenti jihaidisti sono stati finanziati, cresciuti, addirittura addestrati dall'Occidente con lo scopo di farne una pedina per i loro giochi. Peccato che poi questi gruppi abbiano deciso di giocare un altro gioco. Infine, gli dissi che il mondo musulmano sicuramente è diverso dal mondo di origine cristiana ma  che le generalizzazioni, soprattutto da parte sua,  erano (e restano) sbagliate. Noi cristiani dovevamo amare gli uomini e non la nostra idea (ovvero preconcetto) di uomini.
Ciò che non seppi dirgli, perché non avevo ancora gli strumenti per farlo, era che la libertà di cui mediamente godiamo noi occidentali non la dobbiamo alle radici giudaico-cristiane, ma all'opera di pensatori che hanno, secolo dopo secolo, scalfito la gabbia illiberale di queste tradizioni religiose fantomaticamente liberali. Non serve mica che elenchi le nefandezze della Chiesa Cattolica e nemmeno i morti ammazzati. Dobbiamo la nostra libertà più a Spinoza (ebreo espulso dalla sua comunità) e a Giordano Bruno (cattolico bruciato dalla sua comunità) che ai papi e ai preti.
A me le vignette di Charlie Hebdo, che ho conosciuto in questi giorni, non piacciono particolarmente. Con un giudizio che appartiene sicuramente all'estetica piccolo-borghese di cui fatico a liberarmi, le etichetterei come "di cattivo gusto". A volte fanno ridere, altre no. Ma mi piace, e sposo in toto, l'idea di fondo. Sono talmente antirazzisti, egualitari e iconoclasti da gettarsi su tutto ciò che vale la pena decostruire. Ovvero si gettano come piranhas sul potere di qualsiasi tipo. Evviva! Evviva! Evviva! Il re è morto, ed è giunto il momento di non crearne uno nuovo! Sono con voi! Distruggete tutto con una risata! Fatelo anche per me! Non c'è niente da risparmiare! Per costruire il nuovo, dobbiamo annullare, annientare il vecchio! E farcela con una risata, sarà ancor più entusiasmante!
La questione del potere, centrale per tutti quelli che scrivevano e continueranno a scrivere per Charlie, sarà la questione centrale anche del dopo-Parigi, in Francia e in tutta Europa, non solo per Charlie, ma per ognuno di noi.
Il potere si nutre di paura, che genera asservimento. L'incapacità di ridere è frutto di paura. La paura impone alla mente di costruire schemi mentali estremamente potenti per consentire la sopravvivenza. E' ciò che accade a chiunque abbia subito dei traumi: la mente costruisce un mondo parallelo, seppellisce sotto modellizzazioni e sbarramenti la realtà, troppo difficile da affrontare.
Rischiamo tutti di diventare paranoici (vedremo nemici ovunque), schizofrenici (saremo liberali con chi ci piace, illiberali con gli altri), ossessivo-compulsivi (faremo pratiche che dovrebbero garantire la sicurezza utili tanto quanto gli schemi ripetitivi di chi sistema i libri 200 volte al giorno altrimenti esplode la casa), narcisisti (incapaci di sentire la nostre emozioni e quelle altrui, ci crogioleremo nell'autocompiacimento di "Noi meglio di Loro"), autodistruttivi (distruggeremo i principi liberali di convivenza, restringendo la libertà invece di aumentarla).
Quindi, se avremo paura, faremo il gioco del potere. So che ai potenti il potere piace, ma a chi è sotto, perché piace il potere? Potreste usare le vostre manie schiavo-padrone all'interno di giochi sessuali, che ne dite? Oppure potreste liberarvi delle vostre paure. O ancora: potreste chiudervi in enclavi con persone simili a voi e starci per i prossimi secoli, finché i vostri figli non avranno le code di porco come i parenti di Aureliano Buendia. Fate ciò che vi pare. Ma non toccate la mia libertà. Non toccate la libertà di nessun essere umano.
Tutte le considerazioni sopra riportate sono al netto delle ipotesi complottiste che, nonostante si presentino allettanti, ho deciso di escludere dal mio orizzonte. Se anche tutto fosse una messa in scena all'interno di un'inedita strategia del terrore à la française, non cambierebbe niente. Il portato sulla gente resterebbe uguale. E tutto ciò che posso fare è vigilare su di me, sulla mia libertà interiore. Su come la esercito nella vita di tutti i giorni. Su come provo a non piegarmi a logiche barbariche.
Posso spostare l'asticella, e capire per che cosa realmente mi interessa spendermi. Capire come, per esempio, posso essere un'insegnante democratica e libertaria, che formi un mazzetto di studenti un po' più consapevoli. Capire se c'è qualcosa per cui spendere le 24h al giorno che mi sono date per un numero sconosciuto di giorni in maniera libera. Provare ad avere fiducia nelle donne e negli uomini. E provare ad avere ogni giorno un po' meno paura.




domenica 4 gennaio 2015

Amore2015

Il fottuto dannatissimo banale Caso.
Il posto sbagliato al momento sbagliato.
Inoltre: pervicacia, insistenza. Sfregio del pericolo.
Cazzo.
L'amore mi è esploso tra le mani.
Fuggire fuggire fuggire.
Ospedale. Soccorso.
Alcool. Dimenticare.
E invece, depositate le ceneri
dell'esplosione,
ripartito l'udito smorzato ovattato allontanato dal colpo,
mi ritrovo meravigliosa.
L'amore è entropia al contrario.
Rimette le cose al loro posto.
Basta lasciarglielo trovare, invece di continuare a imporglielo.
Cazzona che non sono altro.