lunedì 24 settembre 2012

Stretta alla realtà

Sto convertendo dei file, per poi mettermi a montare un video. Che ho girato un po' così, con la testa ad altre mille cose e a finti problemi e alla paura di non essere capace, mentre tutto andrebbe sempre fatto con piena consapevolezza.
E mi viene in mente, mentre faccio mangiare a Mpeg Streamclip un file dopo l'altro, una cosa successa quest'estate mentre lavoravo in colonia. E ve la voglio raccontare, se la volete leggere.
Durante una passeggiata in montagna, avanzavo con un piccolo gruppo di ragazze che a turno mi raccontavano delle loro famiglie: fratelli sorelle genitori casa età e dettagli quasi degni di un censimento, da cui mi illudevo di ricavare un'immagine accurata delle loro esistenze.
Ma poi una ragazza, sudamericana con forte accento latino, mi dice Io ho due sorelle, mio papà se ne è andato e mia mamma lavora in banca. Io la guardo strano, ma mi recupero velocemente perché mi accorgo di essere una razzista senza via di scampo che crede impossibile che una latina possa lavorare in banca. E lei, stretta nella sua felpa blu elettrico, prosegue: Fa le pulizie alla sera, e le danno sempre qualcosa in più, perché lo fa bene. Quando torna a casa ci dice che lì, in banca, le persone lavorano duro tutto il giorno, e che lei pulisce bene, perché si trovino meglio. Che le persone devono stare bene quando lavorano.
E allora come adesso, mi viene la pelle d'oca. E vorrei stringere questa donna, le sue figlie, e imparare da loro come vivere. E invece so solo raccontarvi questa storia.


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