domenica 9 novembre 2014

Penso: "Non pensare"

Ascolto Yann Tiersen e Aphex Twin.
Aspetto che finisca il render di Final Cut, leggo delle mail. E penso.
Porca puttana. penso.
Non devo pensare. Niente da fare. Penso
Non devo pensare.
Non
Devo
Pensare
Penso che vorrei non pensare.
Che avrei voluto fare l'orafa, la sarta, la ballerina, l'attrice, la pittrice, la scalatrice, l'insegnante di aerobica, la contadina, la decoratrice.
Tutto, purché non pensare per lavoro. Essere "un'intellettuale", una persona che si guadagna da vivere solo con il pensiero, è una disgrazia.
Vorrei avere il pensiero nel corpo, nelle mani, nelle gambe, invece che in testa. Vorrei non avere cose intrappolate là dentro, che non escono se qualcuno non le fa per me. Vorrei avere le schegge nelle mani, e il giro delle dita sporco. E la mente pulita.
Il pensiero si pensa e si pensa e si pensa. Da solo. Quanta energia per mantenerlo al minimo, non farlo debordare, espandere, inglobarmi e risputarmi.
Ecco, poi adesso penso, però penso una cosa sensata (che il pensiero serve, eh, ma poi spadroneggia, fa il bulletto e devi rimetterlo al suo posto). Penso che l'idea di insegnare "coding e pensiero computazionale" nella scuola primaria sia configurabile come maltrattamento di minore.
Le cose hanno odori, forme, consistenze, resistenze, cedimenti, texture, spessori, volumi, spigoli, morbidezze. Non saper usare le mani per creare è non conoscere il mondo.
Sono un'inetta. Ma non rendete inetti dei bambini di 6 anni. Cazzo.


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