domenica 24 aprile 2016

Il disordine di casa mia, la struttura dell'occhio e l'esistenza di dio

L'uomo deve usare la propria mente per liberarsi, non per degradarsi.
La mente è amica dell'anima condizionata, ma può anche essere la sua nemica.
Per colui che ne ha il controllo, la mente è la migliore amica,
ma per colui che ha fallito nell'intento, diventa la peggiore nemica.
Bhagavad Gita VI, 5-6

Prima ero cieco e ora ci vedo
Vangelo secondo Giovanni - 9, 24

Tutto ciò che ho veduto mi induce a confidare nel Creatore per tutto ciò che non ho veduto
Ralph Waldo Emerson

Un lunedì sì e un lunedì no viene a casa mia Esperanza, una simpatica signora che in tre ore rende casa mia un posto degno di essere chiamato casa.
Io ci provo a mantenere ordinato, ma mi accorgo che qualche ora prima che Esperanza arrivi sistemo mucchi di vestiti, pile di piatti sporchi, asciugamani a metà tra lo sporco e l'utilizzabile, i libri sparsi in ogni dove (non so leggere un libro alla volta quindi ce ne sono sempre almeno tre, inoltre in questo periodo sto pure studiando per il concorso docenti quindi ho libri, evidenziatori, fotocopie, verifiche da correggere in ogni dove).
Dopo che ho vagamente riordinato, Esperanza arriva, spolvera, strofina, spruzza, pulisce, io porto giù la spazzatura e casa sembra nuova.
Perché la casa ogni due settimane è disordinata e sporca (vabbe', mica che vi deve far schifo entrare, però insomma, nemmeno splendente)? Se mi rispondete: perché sei disordinata non avete capito niente.
E' vero che sono disordinata, ma in realtà io sono più che altro pigra. Sistemare un vestito nell'armadio (anzi, nella cabina armadio che mi piace tanto) richiede più lavoro rispetto a sistemarne 10 insieme. Per lavoro intendo proprio la definizione fisica. Per lavoro intendo proprio lavoro in senso fisico, ovvero, come lo definisce wikipedia: "In fisica, il lavoro è il trasferimento di energia cinetica tra due sistemi attraverso l'azione di una forza o una risultante di forze quando l'oggetto subisce uno spostamento e la forza ha una componente non nulla nella direzione dello spostamento".
Sistemare un solo vestito per volta per 10 volte comporta che io vada avanti e indietro dalla stanza alla cabina armadio 10 volte. Se invece li sistemo tutti in una volta dopo averli ammucchiati sulla sedia in camera, posso fare un solo viaggio. Avrete quindi capito che io seguo solidi principi di risparmio energetico, e anche che se il lavoro ha a che fare con l'energia, per risistemare la casa è necessario che venga utilizzata una certa energia, quelle che io e soprattuto Esperanza (quale nome più sublime per la mia salvatrice?) immettiamo nel sistema. 
La casa, con la giusta immissione di energia è quindi pulita. Ma perché non resta pulita? Perché io ma anche Apache, il vento che trasporta polvere dalle finestre aperte, i miei ospiti che vengono a cena, il sugo che salta sul fornello siamo tutte cause di disordine, ovvero, detto in termini quasi scientifici, aumentiamo l'entropia del sistema. La nostra energia vitale non si dispone quindi in modo che tutto resti ordinato (gli spruzzi del sugo non finiscono sullo strofinaccio da soli, i peli di Apache non finiscono nella spazzatura, per quanto mi possa esercitare nel lancio dei vestiti questi non finiranno ben piegati nell'armadio da soli). Perché? Perché "nelle trasformazioni reali, irreversibili, l'entropia totale, sistema ambiente, aumenta sempre", come riporta la Treccani
Orbene. 
Oggi al corso per insegnanti di yoga studiavamo il terzo chakra e gli organi da questo controllati, tra cui l'occhio. Ad un certo punto l'insegnante dice una cosa sul fatto che le cellule del cristallino, la lente dell'occhio, per rendere il cristallino appunto trasparente come cristallo hanno perso nucleo e mitocondri. Resto sbalordita dalla finezza della natura. Leggendo on line alcuni siti tra cui questo (libri di medicina non ne ho) scopro che si tratta di una forma speciale di apoptosi, ovvero di morte programmata delle cellule. 
Quindi pensando alla faccenda dell'entropia che fa diventare casa mia un posto non gradevolissimo in soli 15 giorni e fino all'arrivo di Esperanza, e paragonandolo alla meraviglia di cellule che senza che nessuno gliel'abbia detto e senza nemmeno un cervello (quello di cui noi andiamo tanto fieri e ci sentiamo capi del mondo per via di quella cazzata del Cogito ergo sum cartesiano) si dispongono dove devono essere e muoiono a metà in modo da diventare trasparenti e permetterci di vedere, uno come fa a negare l'esistenza di dio, di Dio, di una coscienza, di un'entità, di un'intelligenza?
Io non ce la faccio. Mi sembra impossibile che lo stesso principio di base che vale per tutto il mondo fisico ovvero l'entropia non si sia applicato allo sviluppo delle cose che sono successe dopo il Big Bang. 
Le alternative sono: 
- c'è andata di culo ad essere vivi (se tutto sommato consideriamo piacevole questo giro di giostra sul pianeta Terra in forma umana): le possibilità che si originasse la vita, e dai primi batteri tutte le forme di vita che ci hanno consentito di essere come siamo sono veramente pochissime, anche se spalmate su tempi molto molto lunghi come quelli cosmici. 
- ci ha detto molto male nell'essere vivi (se consideriamo indesiderabile, insensato, insopportabile questo viaggetto): tra tutte le cazzo di combinazioni che le molecole potevano prendere sono diventate proprio DNA che poi ha cercato corpi sempre più evoluti per colonizzare il mondo, facendomi passare circa 75 anni di inferno
- deve esserci una qualche forma di energia che è stata immessa nel sistema Universo in modo tale da determinare la nostra esistenza in questa forma (esattamente come io determino con la mia energia cinetica che i vestiti vadano nell'armadio e non restino sparsi nella stanza). 
Io propendo per l'ultima ipotesi. Noi non vediamo e non immaginiamo quale sia questa energia, perché nemmeno il mio vestito se si svegliasse con coscienza ma con sensi che non gli permettono di vedermi si chiederebbe perché a volte è in camera, a volte si muove e a volte è nella cabina armadio.
La figata però è che noi abbiamo dei sensi (e tra i sensi includo anche la mente, come i buddisti, perché in questo caso mi sembra opportuno) che, se ben indirizzati, ci permettono di intuire questa energia. Magari non la capiremo subito, visto che probabilmente ci accecherebbe. Però con il retto sforzo possiamo vederla. 
Almeno, io inizio a intuirla, e a spaventarmi sempre meno di questa intuizione che all'inizio mi turbava molto. Ero diventata fieramente materialista, non c'era spazio per cazzate energetiche, teologiche, teleologiche. In effetti non ce n'è bisogno, perché sono tante parole che coprono la realtà. La realtà è semplice. Esiste qualcosa che non vediamo normalmente, ma che possiamo vedere. E questo qualcosa è amore che ci ha chiesto di esistere come molti perché potessimo vederlo e potessimo tornare uno. 
Come ho imparato, spero, è sempre troppo presto per cantare vittoria. Quindi dico semplicemente che mi impegno a provare a vedere questa cosa che esiste, perché esiste. 


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