giovedì 25 ottobre 2012

A proposito di Una vita nel teatro ovvero l'umanità

"La bravura in teatro è la capacità di dare.
L'attore eccelso non è colui che si sforza di stabilire, di codificare, ma colui che crea per il presente, liberamente, senza fermarsi a rivendicare il valore di ciò che ha appena fatto o ad ammirare compiaciuto la creazione. [...]
Una vita nel teatro è una vita spesa ad elargire.
È una vita mobile, instabile, in cui non si è sicuri né di trovare lavoro né di trovare consensi.
Il futuro dell'attore è reso incerto non solo dal caso, ma dalle necessità, vale a dire intenzionalmente [...]
L'abilità si acquisisce con una pratica costante e proviene da miglioramenti così modesti che sembra di non star facendo alcun progresso. L'abilità si perde allo stesso modo, dando per scontate abitudini conquistate a duro prezzo senza rendersi conto che ci stanno abbandonando. Al termine di uno spettacolo, alla fine di una stagione teatrale, l'unica creazione che rimane all'attore è la propria persona.[...]
Abbiamo tutti bisogno d'amore. Abbiamo tutti bisogno di svago e di amicizia in un mondo in cui la durata di un impegno fra noi e gli altri (un impegno peraltro intensissimo) si limita per lo più alla durata delle repliche dello spettacolo.
Dice Camus che l'attore è un ottimo esempio per capire che la natura umana è una fatica di Sisifo.
E' sicuramente vero, e non è certamente una novità, ma c'è qualcosa che voglio aggiungere: la vita che si svolge in un teatro non deve per forza essere considerata un'equivalente della "vita". È vita."

tratto da David Mamet, Note in margine a una tovaglia. Scrivere (e vivere) per il cinema e per il teatro.


Nessun commento: