martedì 23 ottobre 2012

Sarei stata partigiana? Ovvero riflessioni sulla vigliaccheria

Mi è capitato spesso di chiedermi cosa avrei fatto se fossi vissuta negli anni della Resistenza. Sarei stata partigiana? Sarei stata fascista? Sarei stata neutrale e quindi concentrata solo sulla sopravvivenza mia e della famiglia?
Non lo so, e non posso giudicare le scelte fatte dai singoli esseri umani che si sono ritrovati a vivere in quell'epoca (che prendo ad esempio perché è quella più vicina a noi ad aver condotto moltissime persone verso scelte di campo vere, senza tentennamenti, pericolose). Posso guardare la storia con i miei occhi di adesso, occhi formati (deformati in qualche senso) anche dalla conclusione della guerra, dalla Storia che ne è seguita, dalle storie che mi hanno raccontato, e concludere che mi sarebbe piaciuto essere partigiana, sebbene sappia che anche i partigiani usavano le armi, che non amo, e hanno compiuto nefandezze. Le cose umane sono spesso sporche, ma considero preferibile sporcarsi le mani che tentennare sempre.
Ma la cosa a cui penso di più oggi, e che mi ha portato a scrivere questo post è che alla fine quello che conta nelle scelte che contano è restare fedeli alle consapevolezze acquisite.
Vale a dire: se mio nonno una volta acquisita la consapevolezza che il fascismo era una merda, si fosse iscritto al Partito Fascista solo per mantenere più agevolmente la famiglia, lo considererei un vile.
Se invece il suo vicino di casa non raggiunse tale consapevolezza, per educazione indottrinamento obnumilamento lungo un ventennio, e decise di scendere a patti con il regime fascista perché doveva provvedere a 8 figli, non saprei cosa imputargli.
Ognuno ha degli strumenti a disposizione per conoscere il mondo e meno ne vengono forniti, meno ne saprà cercare da sé, e non potrà evolversi verso gli stadi più alti della vita, quelli meno governati dalle cose materiali. (Corollario di questa frase è la scarsa importanza data all'educazione reale degli esseri umani in Italia: gli esseri formati sono pericolosi perché rischiano di diventare liberi. Ma qui divaghiamo).
Ma se per esempio io scopro cosa funziona e cosa non funziona nella mia vita, mi redigo una mentale lista delle cose che devo fare e delle cose che non devo fare (e non perché qualcuno mi impone o vieta di fare qualcosa, ma perché capisco che sono la via per la mia personale felicità e perché voglio essere aderente a me stessa), se poi questa lista non la seguo perché troppo impegnativa, sono una poveraccia.
Perché voler tornare indietro dalle consapevolezze acquisite è l'atto più vigliacco che si possa fare.


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