sabato 7 giugno 2014

Dell'essere altro. Dell'altro essere.

Oggi vorrei essere una chiocciola.
Andare per il mondo solo con il necessario. La mia protezione, creata in maniera inconscia e naturale da me, un posto che non è un posto, in continuo aggiornamento, portato sulle mie spalle.
Vorrei rinunciare a valigie, libri, vestiti, scarpe, sandali, cinture, borse, computer, libri, sigarette, penne e diari.
Vorrei muovermi lenta, lasciando un segno del mio passaggio semplicemente perché vado, non perché lo penso e lo organizzo. Smettere di correre e di affannarmi e di girare a vuoto e di richiamare l'attenzione. Andare, e basta.
Vorrei prendermi cura di me, come fa la chiocciola secernendo la bava che la protegge dalle asperità del terreno.
Vorrei chiudermi in me quando sono stanca, per poi  forare la barriera quando il giusto tempo è giunto.
Vorrei incontrare un altro essere, simile a me, da amare per un momento, per fecondarci a vicenda, e poi salutarci. Senza litigare su mascolinità e femminilità, su distanze e differenze. Senza nemmeno godere della bellezza dello scambio. certo, ma oggi andrebbe bene così.
Vorrei mangiare la lattuga, e non temere la morte, che arriverà con il becco di un tordo, la lingua di una rana, o il veleno dell'uomo.
Vorrei essere simile, ma un po' diversa dalle altre chiocciole. Vorrei non sentire il sapore aspro del mio ego, e passare la vita respingere o subire o condannare o compatire gli ego altrui. Tutti uguali, protetti dal guscio, tutti liberi, tutti soli.
Vorrei.  Ma non posso. E forse nemmeno mi piacerebbe.
Però oggi ci penso, e così mi placo.


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