giovedì 19 giugno 2014

Il senso è che il senso non esiste

Non riesco a scrivere. 
Non ho tempo, ma questa del tempo è sempre una scusa. Mi manca una motivazione.
Mi sento così precaria di ritorno a Milano, e precisamente a Milano sud e precisamente nella casa del Biondo e dei suoi coinquilini, e nello stesso tempo così immersa in una richiesta di presa in carico del mio futuro (lavoro, casa, soldi, graduatorie della scuola, progetti da finire o da iniziare, ulteriori esami, la 90 che non arriva mai) che non so che cosa scrivere.
Rivedo poco a poco i miei amici e mi sembra di non essere partita mai, di essere rimasta qui. Eppure sono cambiata, ho i capelli più lunghi e più ricci e dei brufoli che non se ne vogliono andare, scesi con me dall'aereo proveniente da Londra, a Orio all'incirca due mesi fa.
Non ho scritto quasi a nessuno, né inglese per sapere come si sta a Boston, anzi, per accertarmi che Boston esista davvero, né italiano. Non rispondo quasi mai ai whattsapp. Viaggio spedita, eppure vago. Vedo le persone che ho voglia di vedere se riesco. Programmo meno. Mi agito forse di meno, ma da qualche parte mi agito ancora di più.
Devo trovare nuove motivazioni per ribellarmi al diventare adulta. Voglio diventare responsabile di me stessa, ma non adulta. Adulto è una parolaccia, una gabbia, è la noia e la scelta che non sceglie. 
Voglio guardare fino a diventare tutt'uno lo zingaro al semaforo, le nuvole del temporale che si avvicina, l'acqua del naviglio, i miei nipoti, sentire le lenzuola sfregarmi addosso, la stanchezza bruciarmi gli occhi, la soddisfazione gonfiarmi il petto, il rimorso stringermelo, le gocce del temporale che finalmente si sfoga cadermi sulla pelle. Voglio assaporare il sole, vedere le pozzanghere asciugarsi, l'altalena riprendere a dondolare. Voglio pedalare forte e sudare copiosamente, disprezzare e amare molto i pendolari e soprattutto le pendolari anche se indossano le ballerine.
E non riesco a farlo. 
Ho un velo, dentro. Il sipario rosso della stanza con le piastrelle bianche e nere di Twin Peaks. Finché non si alza, o non si crea un varco da cui forze ignote possano fluire, non riesco a scrivere. Se non dell'impossibilità di scrivere. 
Serve attingere alla vita, per vivere. E la vita degli adulti non è una cosa in cui ci sia vita. Come in questo blog, esistono parole, ma non esiste il nerbo, la spina dorsale, il senso e la finalità. Visto che effettivamente il senso della vita non esiste, ma dobbiamo inventarcelo perché senza non sappiamo vivere, vorrei riuscire a reinventarlo. E certamente non sta in nessuna delle cose in cui mi sono immersa per obbligo caso o scelta azzardata
La verità è che è veramente ricco chi può scegliere di occuparsi di ciò che vuole, e di se stesso. Tutto il resto, a parte il Biondo che quando arriva a casa tardi dal lavoro mi riempie di felicità, non conta niente. 


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