sabato 14 marzo 2015

Il ddl #labuonascuola, scritto con l'hashtag tutto attaccato

Per andare al sodo: mi sono letta il disegno di legge. Tutto.
Un riassunto veloce: una m***a totale. A parte la destinazione di fondi per la ristrutturazione delle scuole e in particolare per la sistemazione delle controsoffittature, punto dolente, e cadente, di molte scuole italiane.
Il ddl  #labuonascuola, scritto con l'hashtag tutto attaccato, parte da presupposti fintamente pedagogici che inizialmente sembrano quasi condivisibili, finché non ti accorgi che buttano all'aria tutte le visioni innovative, olistiche e umane dell'insegnamento. Si insegnerà solo ciò che serve. Ma soprattutto a sorvegliare la scuola, i programmi, i docenti, gli studenti, i fornitori, i commessi, le aziende del territorio e anche l'assunzione giornaliera dei due litri d'acqua a persona ci sarà lui: il DIRIGENTE SCOLASTICO.
I decreti delegati degli anni 70? Via. La scuola come organismo collegiale? Via. La libertà d'insegnamento come prevista dall'art.33 della Costituzione? Via. Ci vuole un uomo solo al comando per far funzionare bene le cose. Lo dimostra, molto chiaramente, il capitalismo. Il capitalismo che con le sue crisi ci ha portato qui, in questo lungo decennio di recessione in cui a recedere sono i poveri (in soldi, non in numero) mentre i super ricchi aumentano (in soldi, ma anche in numero), ma pazienza. Uomo forte sia.
Inoltre il decreto legge #labuonascuola, scritto con l'hasgtag tutto attaccato, non prende proprio in considerazione alcune cosine, che cosine non sono.
1. Dopo 36 mesi di supplenze, anche non consecutive, non si può più essere richiamati nelle scuole pubbliche. Quindi i docenti, anche abilitati, che non hanno il ruolo e insegnano da più di 3 anni? Li mandiamo a spasso? Li mandiamo nelle scuole private dove vengono pagati 400 euro al mese nonostante i sussidi statali in palese contrasto con l'art. 33 della Costituzione? Rinnoviamo il corpo docente ogni tre anni? Li sterminiamo?
2. In Italia il sistema del merito, che qualche (pochi) merito ha, non può funzionare, perché la famiglia e gli amici contano molto di più del merito (si vedano a titolo d'esempio le ramificazioni familiari in alcuni atenei, ospedali, rami del Parlamento, banche ecc). In Italia chi ha potere lo usa per avvantaggiarsi, mai, o molto raramente, per avvantaggiare l'istituzione che presiede.
3. La scuola dovrebbe essere, anzi è, uno strumento di democrazia: deve guardare non solo o non come prima preoccupazione all'eccellenza. Deve lavorare soprattutto per "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" come da art. 3 della Costituzione Italiana. A me piacciono i bravi, io ho sempre voluto essere brava, e sono anzi consapevole che ci sia una nevrosi in questa mia volontà. Quindi so che trasferire, come sta accadendo anzi è già accaduto nei paesi anglosassoni, la legge della giungla da un livello pratico di sopravvivenza ad un livello intellettuale/lavorativo è pericoloso.
4. Inserire la formazione degli insegnanti nella laurea magistrale è una stupidaggine. Per insegnare servono competenze ampie e solide sulle materie. La laurea triennale ha abbassato il tiro, lo dicono tutti, università incluse. Vogliamo mandare ad insegnare persone che sanno poco più dei loro studenti? Che non hanno mai conosciuto il piacere di approfondire, scoprire, analizzare, sintetizzare, rielaborare?
5. #labuonascuola, scritto con l'hashtag tutto attaccato, vuole fortemente far uscire dalla scuola dei professionisti. A parte l'idea ripugnante che la scuola serva a formare lavoratori e non cittadini, anche dal punto di vista del mercato è una stupidaggine. Il mercato del lavoro cambia continuamente, io ho fatto almeno 10 lavori diversi non considerando la cameriera e le varie attività di volontariato. Non dovremmo formare persone capace di rinnovarsi, e anche di rinnovare questo mondo squilibrato, nel duplice senso di pazzo e ingiusto?
6. Dando fondi alle scuole in base al merito, quali saranno i risultati? Le scuole buone resteranno buone e miglioreranno, le scuole in territori difficili peggioreranno, oppure smetteranno di bocciare e abbasseranno il livello, per continuare ad avere finanziamenti. Difficile da prevedere? Evidentemente sì, per i geni de #labuonascuola, scritto con l'hashtag tutto attaccato. Oppure è prevedibile, ed evidentemente desiderabile. La mia permanenza in una scuola inglese periferica me lo conferma, così come testimonianze di molti docenti a cui i supremi dirigenti scolastici chiedono: non bocciate. Non per adesione al credo di don Milani, sia chiaro, ma per evitare ricorsi, riduzioni delle iscrizioni e dei conseguenti finanziamenti.

Quindi, con il presente post, a cui attribuisco un valore legale che evidentemente non ha, mi impegno solennemente a scioperare, manifestare, attivarmi perché #labuonascuola, scritto con l'hashtag tutto attaccato, non diventi legge della Repubblica Italiana. E mi impegno a sostenere un modello diverso di scuola, a partire dal mio quotidiano essere docente, fino al supporto alla legge d'iniziativa popolare sulla scuola, consultabile qui: http://adotta.lipscuola.it/lip-scuola-al-senato.pdf



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