lunedì 14 dicembre 2015

Less is more (love)

Hanno scoperto una nuova stella,ma non vuol dire che vi sia più lucee qualcosa che prima mancava.Wisława Szymborska


Io non so correre.
Cioè, anche sì, quando stavo a Boston UK correvo correvo e correvo e facevo pure dei buoni tempi. Ora a Milano non corro perché mi si perforano i polmoni, l'odore di smog mi entra nel naso anche se corro al parco e sto male.
Però Milano mi spinge a correre. Non mi riferisco al correre nel senso mettere un piede dopo l'altro più velocemente che nella camminata (sebbene anche quello c'entri). Mi riferisco a procedere veloce, di fretta, precipitarmi, accumulare.
Di più di più di più.
Più efficienza, più produttività, più competitività, più PIL, più storie, più successo, più match (di Tinder), più lavoro, più ragioni inoppugnabili, più serate, più drink, più benessere, più muscoli, più relax, più biodinamico, più voti, più puntualità, più amici, più stimoli, più sicurezza, più solidarietà.
Di più.
Ma c'è già tutto quello che serve, sempre.  Basta fermarsi. E scoprire che invece di accumulare si può curare. Le relazioni, i posti, le cose, i lavori. Curarle, averne cura, e magari anche guarirle se ne hanno bisogno.
Mi serve la cura. Posso dare quello. Non so dare altro. E se corro, non curo niente.
E' bello correre ogni tanto, fa bene, l'aria sulla faccia, il sudore nei capelli, la soddisfazione di aver fatto più kilometri, più cose, più incontri.
Però io non voglio correre, sempre, fermarmi solo per riprendere fiato, stremata, tra una corsa e l'altra. Forse sarei morta nella giungla dei nostri antichi progenitori. Ma ora per sospendo la corsa. Cammino, ma sto anche ferma immobile. E curo. Perché più cura significa meno. Meno obiettivi, meno performanza, meno bisogni, meno marchette, meno clacson, meno aspettative, meno schermi (reali o interiori).
Perché meno è l'unico modo per avere le uniche cose che realmente cerchiamo correndo. Più amore e più verità.



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