lunedì 27 febbraio 2012

L'arancia ovvero del mistero

Hai di fronte un cesto di arance.E ti accorgi di essere irresistibilmente attratto da un'arancia. Per un po' la guardi. Poi l'annusi, e ne tocchi la scorza. E ascolti quello che ti trasmette la sua presenza in questo mondo. E sei felice che ci sia, che sia lì. E capisci (non chiedermi come, ma lo capisci) che anche lei è felice che tu la guardi e gioisci della sua esistenza, e ricambia. 
Ad un certo punto sei così attratto dall'arancia che la sbucci. Timoroso il primo colpo, poi via via con maggior foga. Degli schizzi partono dalla buccia, dritti negli occhi a farli lacrimare. Prosegui. Una volta sbucciata scopri che è ricoperta di lanugine bianca, ed è composta di spicchi. Dividi  gli spicchi, togli i filamenti bianchi. E infine mangi uno spicchio dopo l'altro. Ed è buona. Succosa, dolce il giusto e fa venire quasi i brividi.
Ma quando hai finito di mangiarla, non c'è più. Restano degli insapori filamenti bianchi, e la buccia che a poco a poco si accartoccia. La puoi bruciare nel camino perché sprigioni la sua ultima essenza, o farne dei canditi per un dolce. That's all. Se acabò. Rien ne va plus.
E il mistero dell'arancia, perché ti attraesse così tanto, perché fosse così importante lei, quella speciale arancia,  e perché fosse felice di essere amata, non lo saprai comunque. Non lo saprai mai. 



Nessun commento: