giovedì 22 novembre 2012

Cose che pensavo di aver capito e mi stavano sfuggendo

Come cantava Venditti, "certi amori non finiscono, fanno giri immensi poi ricominciano". Ecco, io mi sono innamorata di me e della realtà e di un sacco di cose nel corso dell'ultimo anno. Ma a volte l'amore sembra finire. Ora sta riemergendo dal fiume carsico che l'aveva inghiottito negli ultimi mesi.
Ecco i miei amori dati per dispersi:

- la ricerca ossessiva della felicità porta ad essere infelici. Strutturalmente. Perché se cerchiamo la felicità con metodi, teorie, sistemi che sicuramente avranno successo in futuro, stiamo in realtà affermando che adesso siamo infelici. E se affermiamo che siamo infelici, allora lo siamo davvero.
- i libri di Eckhart Tolle sembrano minchiate, ma dicono tutto quello che davvero serve sapere
- la mia fottuta paura di dire dei no è solo figlia del mio narcisismo catto-borghese, che mi impone di essere buona, accomodante, altruista e generosa. E invece no, per essere davvero buoni, bisogna fare solo quello che davvero si vuole fare. Siamo sempre egoisti, sempre. Ammetterlo è l'unico modo per smettere di esserlo. Nessuno dei grandi uomini e delle grandi donne passati su questa terra ha fatto nulla che non gli piacesse davvero. Fare le cose per gli altri è terribilmente faticoso, noioso, e incredibilmente improduttivo.
- interessarsi di politica, soprattutto se italiana e leggere i giornali significa allontanarsi dalle cose davvero importanti. Le notizie sono solo insalate di parole che ci impediscono di vedere la realtà come davvero è, sottoponendoci costantemente problemi, pericoli, violenze esterne a noi, allo scopo di allontanarci da noi stessi. Perché se stiamo vicini a noi stessi diventiamo liberi, e gli esseri liberi sono pericolosi. Molto ma molto più pericolosi dei Rom.
- per essere felici bisogna rischiare. Anche e soprattutto di essere infelici. Coraggio serve, mica teorie.
- le cose che fanno più paura vanno fatte. Subito.
- arrabbiarsi può anche fare del bene. Basta trovare lo stile giusto. Bisogna prima invitare ad una danza tutte le nostre emozioni, ruotare con loro come fossimo dervisci, usare la sospensione della razionalità generata da questa danza metaforica per capire perché ci stiamo arrabbiando e una volta che la testa smette di girare, non avremo più voglia o necessità di arrabbiarci. Saremo solo decisi.
- basta ricordarsi di respirare, il resto viene da sé.



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