lunedì 29 luglio 2013

Di soldi, potere e altre sciocchezze


Prendi senza orgoglio, rinunzia senza difficoltà
Marco Aurelio 

Non so, probabilmente l'argomento è noioso, banale e rischioso nonché decisamente poco usuale per queste mie virtuali pagine. Ma probabilmente questa faccenda dei soldi, del potere e delle scelte di vita sottese di cui sto per parlare è qualcosa che ultimamente mi tocca.

Allora: due fatti da cui partire. Ecco il primo.
L'altro giorno la mia amica Silvia in spiaggia a Santa Margherita Ligure viene avvicinata da un bambino biondo di 6 anni circa, che aveva passato l'intera giornata in compagnia della sua tata di probabili origini sudamericane.
Il bambino le chiede indicando il marmocchio di Silvia: questo è tuo figlio? Sì, risponde lei. Lo sai che è mio amico? ribatte il bambino. Silvia: no, non lo sapevo. Mi fa piacere però. A proposito, chi sei tu?
Il bambino non risponde con il suo nome, che non sapremo mai.  Ma le chiede: Conosci la famiglia xy di N.? (Nascondo i dati rilevanti per non incorrere in problemi di privacy). No, risponde Silvia, dovrei? Il piccolo risponde: mah, mio papà ha un'industria. Silvia, che è proprio la persona giusta per essere titillata da notizie di questo tipo, avvicina la tata, che rivela che il bambino è figlio di seconde nozze di un famoso, anzi famosissimo, imprenditore italiano.

Il secondo fatto riguarda invece un'artista, amica di amici, che ci racconta che un importante museo italiano le ha chiesto di tenere una masterclass di performance a un gruppo di manager selezionati. Ci racconta che ha fatto fatica a trovare il tema, e poi ci interroghiamo sul perché possa essere interessante per dei manager un lavoro del genere.
Perché, è la conclusione a cui siamo giunti, per fare il manager ad alti livelli ti insegnano prima, nelle varie Bocconi, Luiss ecc, a strapparti l'anima di dosso. Poi, quando ti hanno reso una macchina che accumula relazioni, informazioni, dati e soldi con l'unico scopo del successo, si accorgono (insomma, il sistema si accorge e si autoregola di conseguenza) che dell'anima, giusto un po', ne hai bisogno e provano quindi a reinserirtela con attività come questa. Sempre in funzione della produttività s'intende: problem solving, team leadership, responsabilità sociale d'azienda e quelle cose lì.

Ecco quindi nascere le mie domande sul tema, risposte invece come sempre ne ho poche. Ma davvero può essere felice un bambino che a sei anni è totalmente investito dall'aurea di potenza della sua famiglia, tanto da coincidere con essa e non presentarsi con il suo nome? Che ne sarà di lui, della sua identità, dei suoi desideri, delle sue aspirazioni, del suo io, quello vero, che per il suo ego basta e avanza il cognome paterno?
I soldi non sono lo sterco del demonio. Mi piacciono e sono utili (ne avrei pure bisogno ora) e non credo sia possibile stabilire l'uguaglianza di tutti nella ricchezza. Ma davvero vale la pena dedicare la propria vita al guadagno dei soldi? Non c'è forse un buco che spinge a volerne di più, sempre di più? Non c'è, del resto, un buco anche nello spenderli tutti come a lungo ho fatto io? Non c'è un buco in chi sente di non meritare di guadagnarli, e in chi pensa che valga la pena zittire tutto e dedicare la vita ai soldi e alla loro gestione e al loro accumulo?
Non è un controsenso farsi strappare gli anni migliori senza sperimentarsi in cose nuove, che non si possano pagare e non si possano mostrare s'intende, per poi essere obbligati a 40 anni a farsi quasi spaventare nell'incontrare parti di sé sconosciute? Non è ingiusto che troppe persone al mondo non possano fare altro che sopravvivere?
Banalmente, e vi avevo avvertiti all'inizio che era banale tutto ciò, i soldi sono solo carburante. La macchina in cui metti questo carburante affinché la faccia avanzare sei tu, e con questo dobbiamo fare i conti. Perché guadagno questo carburante? In che modo lo guadagno? Dove sono diretta? Come passo il tempo durante il viaggio? Posso usare un'auto elettrica per rispettare l'ambiente e arrivare lo stesso? Sono domande ineludibili. Confondersi e pensare che il carburante sia sufficiente, mentre ci rubano o vendiamo la macchina, è da idioti.
E poi, e una risposta ce l'ho, non è che soldi, potere ed "essenza vitale" (non so come altrimenti chiamarla) non possano convivere. Per questo ho messo Marco Aurelio in esergo.

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