mercoledì 3 luglio 2013

Esercizi di vita quotidiana

Per motivi che è meglio non raccontare, negli ultimi giorni ho incontrato la meschinità, la stupidità, la pochezza degli esseri umani.
E la cosa che mi stupisce è che mi arrabbio, e mi verrebbe da vendicarmi. Ma poi sorge anche un senso di pena, e vorrei dire a questa persona: "Faccela, ti perdi dietro a cazzate per evitare di guardare la tua tristezza e la desolante condizione umana, che nascondi dietro un senso di superiorità, che tu stessa sai essere precario e posticcio".
Come sempre, tutto quello che vediamo negli altri, è un riflesso di ciò che vediamo in noi: ciò che i comportamenti altrui ci provocano è ciò che proviamo verso gli stessi meccanismi all'opera in noi.
E allora questa rabbia e questa pena le guardo. Mi astengo dal praticare la vendetta (ah, che fatica!) e mi astengo dal dire a questa persona "Faccela". Perché io non sono nessuno per dirglielo, e farlo sarebbe esercitare la stessa identica presunzione che questa persona ha nei miei confronti. E provo a guardare che cosa ribolle più in fondo a me, oltre al fastidio per questa situazione, fatta alla fine di piccolezze, su cui nemmeno per me vale la pena soffermarmi.
Perché poi in fin de conti, questa vita è tutta finta. E' un sogno, non vale la pena prendersela. E io voglio svegliarmi, e per svegliarmi devo uscire da me, dalle mie reazioni istintive. Cercare di far uscire altri da loro stessi non mi aiuterà in alcun modo.
Al massimo l'esempio di una vita vissuta diversamente, in cui a piccolezza non si risponde con piccolezza, li può aiutare. Ma io no lo so, io non sono nessuno per saperlo.
Non essere nessuno è estremamente liberatorio.



1 commento:

Gerrino ha detto...

"E se vogliamo perdonare agli altri, dobbiamo prima perdonare a noi stessi i nostri difetti [...] Il che significa anzitutto saperli generosamente accettare."
Hetty Hillesum - Diari.
Leggerne i diari è stato commovente e stimolante. Se non li conosci già, credo che ti piaceranno.