domenica 29 aprile 2012

Dai tassi (alcolici) ai taxi. Un racconto a morale aperta

Ieri sera sono andata in un centro sociale.
A fine serata ero senza macchina, così come quasi tutti i miei amici e i loro amici, che tra l'altro volevano pure andare a mangiare un panino. Io volevo andare a casa, che stamattina mi sarei dovuta svegliare presto.
Per arrivare a casa con i mezzi avrei dovuto camminare per millenni. Allora, mentre intorno a me la variopinta folla di gente ride, elegge il re del tasso alcolemico e cade per terra, penso di chiamare un taxi. Ma un po' mi vergogno, che andare a casa da un centro sociale in taxi non si fa. I soldi quelli che vanno nei centri sociali li spendono in alcool e droghe, mica in taxi. Cazzo. Il mio tasso alcolemico nonostante abbia bevuto è un misero 0,55, e i soldi non li ho nemmeno, ma se proprio devo usare la carta di credito sarà solo per pagare.
Un paio di persone mi guardano storto, che già praticamente non ci conosciamo e mi sa che ho proprio la faccia da figa di legno, che ogni volta ad una battuta un po' volgare o una bestemmia mi dicevano "scherzo, eh" come se io non capissi.
Mi faccio coraggio e  con un po' di riluttanza, e soprattutto prendendomi per il culo per proteggermi dal giudizio altrui, chiamo una "vettura". La parola vettura, per il suo essere un po' fané (ma come cazzo parlo) mi attira ulteriori risate e sguardi un po' così. Provo a trasformare tutto ciò in vanto, ma in realtà sono imbarazzata. E provo a stare a mio agio nell'imbarazzo, direi. (Quest'ultima frase è uno dei tanti indizi che sto seminando nel testo per proteggere la mia immagine. Ci ho fatto un esame all'università sulla retorica del testo).
Ad ogni modo Taxi blu (quello di 02.4040) mi conferma la "vettura" XYZ in 6 minuti.
Aspetto, mentre continua la presa per il culo e pure il gioco di cadute dalle bici, accidentali o volute non lo so. Il taxi imbocca la strada. Saluto Mara, che è il suo compleanno, e con il saluto della regina mi avvio verso la strada.
Peccato che la vettura si avvicini, rallenti e se ne vada, mollandomi lì come una babbazza, nonostante i cenni per richiamarla. Vorrei precisare che in quel momento non c'era nemmeno nessuno per terra.
Io e Mattia, arrabbiati, chiamiamo lo 02.4040 (lo riscrivo così vi ricordate bene e non li chiamate più), ma Mara ci diceva, ridendo, che eravamo stronzi e mettevamo a rischio un lavoratore. Che ad ogni modo non è mica tornato.
Quindi alla fine vado a casa con uno, che Mara mi aveva presentato com matto ma simpatico e mediamente quasi sobrio, ma ha un tic al braccio che mi lascia perplessa sulla sua idoneità alla guida. E ridevo e facevo l'indifferente, ma adesso sono qui a scriverne, quindi mi sa che sono davvero figa di legno, non ne ho solo la faccia.
Eppure non riesco a capire chi tra tutti in questa storia è stato più ipocrita.
Di sicuro il più stronzo è il tassista. E se invece fosse solo il meno ipocrita?

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