mercoledì 4 aprile 2012

L'abisso dei perché.

Leggere Aurora di Nietzsche è doloroso. E' guardarsi senza filtri, schermi, giustificazioni e scoprirsi esseri miserabili e impotenti eppur potentissimi, sempre che si accetti di essere impotenti.
E mi chiedo perché lo leggo, e proprio il fatto che lo stia leggendo mi impedisce di formulare una risposta, perché ogni volta Friedrich me la distrugge quella risposta. E io lo ringrazio, ma perché lo ringrazio se mi fa male? E' come se per la prima volta mi rendessi conto delle nebbie in cui vivo, e ora che le vedo non so più dove andare, ma so che non voglio più viverne circondata. Ma contemporaneamente temo gli effetti di questa lettura, e per orgoglio non voglio cedere alla vigliaccheria. Credo che sia cosi, ma non lo so. Non so niente. Do nomi alle cose, ma è inutile. Allora provo così: avanzo e basta. Da qualche parte arriverò. Spero solo di non tornare indietro senza accorgermene. In caso, avvisatemi.

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