martedì 24 luglio 2012

D'un pianto solo mio non piango più

È la lotta per la sopravvivenza amici. Ovunque: in un villaggio ai margini del deserto come in un appartamento all'Isola, in una favela di Rio o in un monastero benedettino o buddhista, tutti gli esseri umani, tutti noi, cerchiamo una cosa sola: sopravvivere alla vita.  
E pensiamo sempre che sia la contingenza il nemico da sconfiggere per uscirne vivi: la fame che morde, l'esame da passare, un amore che finisce, la concentrazione mistica che non tiene, il lavoro che non troviamo, la yacht da riparare, lo smalto che si scheggia, la ruga che incombe, la grandine che rovina il week end (o il raccolto a seconda del culo che hai avuto a nascere qui o in Punjab).
Ma tutti, sempre, una sola cosa facciamo. Sopravviviamo. 
Quasi tutti. Perché c'è anche la possibilità di vivere invece che di sopravvivere. Pare che per farlo serva essere ad uno stadio superiore, un po' come un Super Saiyan. Ma secondo me basta imparare le strategie per fottersene, e avere fiducia. 

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