sabato 5 ottobre 2013

Lampedusa

Questo disastro di Lampedusa è, per me, una sorta di tragica epifania, così potente che vorrei fingere di non curarmene, perché mi devasta ogni volta che la incontro nei miei pensieri o nelle mie letture.
Mi sconvolge le priorità, gli interessi, le prospettive. Mi fa piangere tutte le lacrime che non ho versato nemmeno per amore o per rabbia o per dolore. Mi fa riconoscere, ricordare, realizzare ciò che è davvero importante e ciò che è vacuo. Che gli esseri umani siano trattati da esseri umani, che siano messi in condizione di poter essere umani e non solo di essere vivi, questo è l'importante. Tutto il resto conta poco. Conta come il due di coppe quando comanda bastoni, avrebbe detto la mia amata nonna Maria, che era saggia e adesso se fosse viva sgranerebbe rosari per quei poveri negretti sconosciuti.
E mi è ben chiaro ciò che dice Michele Serra. Ed è questo sentimento di superiorità di cui lui parla a farci tracciare la linea di demarcazione tra noi e gli stranieri. La linea che mi attraversa, e che mi vorrebbe dire che io ho più valore se faccio e vivo in un certo modo piuttosto che in un altro, invece di dirmi che ho valore in me. E come io, tu, e gli "altri". Quegli altri che ci infastidiscono, in Lombardia come nel Lincolnshire, dove  sono spaventati da polacchi, lituani e portoghesi che lavorano nella "loro" terra. Perché poi quando si aggirano per Boston, hanno pure l'ardire di parlare la "loro" lingua, invece della nostra.
Ma questa ricchezza che, frutto di lontane origini predatorie, ci intontisce perché così diffusa, data per scontata, rivendicata e sprecata non durerà per sempre, anzi, sta già mostrando la corda. Il capitalismo, come Marx aveva previsto, ce lo metterà in quel posto a tutti. Loro, coloro che sono già ricchi oltre l'immaginabile e che lo diventeranno via via sempre di più, fanno il loro gioco "divide et impera" e noi ci caschiamo come polli. Poveri noi. Poveri i nostri figli. E poveri anche loro, pieni di soldi e potere e civiltà e privi di umanità.
E allora mi viene in mente questo:
When they came for the Jews and the blacks, I turned away
When they came for the writers and the thinkers and the radicals and the protestors, I turned away
When they came for the gays, and the minorities, and the utopians, and the dancers, I turned away
And when they came for me, I turned around and around, and there was nobody left.

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