domenica 20 aprile 2014

Esistenzialismo pasquale

"Le Progrès, ce long chemin ardu qui mène jusqu'à moi."
"Faute de renseignements plus précis, personne, à commencer par moi, ne savait ce que j'étais venu foutre sur terre."
Jean-Paul Sartre, Les Mots, 1964
La mia vita è come una bava di lumaca in una foresta.
Quasi invisibile, evanescente e trascurabile.
Eppure sono qui, a lasciare una scia di cui nessuno si ricorderà. Che anche per Dante Alighieri o Gesù Cristo, ad un certo punto le loro bave di lumaca spariranno, nel Big Bang finale o sgretolate nel tempo o nei fraintendimenti di chi pensa di osservarle e conoscerle, quando in realtà sta guardando il riflesso del riflesso del riflesso nel proprio occhio.
Eppure sono qui, e l'unica cosa che riesco a fare è dirmi che non è tutto uguale.
Non le parole scritte, non le parole dette e nemmeno quelle lette, non i sorrisi, non le lacrime non il peso la qualità il colore dell'amore, non i cieli e non i venti, non le mani e non le bocche, non i fiori non le musiche,  non le fabbriche non le stalle non gli uffici non i treni. Non sono tutti uguali.
Eppure tutte queste cose hanno una sola funzione: sono un diversivo dal pensiero della morte. Del mio essere sola davanti alla morte. Dal momento in cui mi girerò e vedrò la bava di lumaca che ho lasciato dietro di me. Inutile, compiuta e quindi vicina alla definitiva scomparsa.
Eppure, la bava di lumaca che è la mia vita non può che compiersi e farsi che nell'assommarsi di scelte, che no, non sono tutte uguali.
E la mia bava di lumaca, svanirà. Ma forse potrò vederla, per un momento, perlacea, trafitta dal sole, bella e preziosa e insostituibile. Forse.
O forse no.
Eppure sono qui.



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