lunedì 7 aprile 2014

Potrei scriverti io una poesia d'amore

Potrei scriverti io una poesia d'amore.
Che le leggo, le poesie d'amore,
ma i maschi le scrivono per le femmine,
e non posso dedicartele;
e ad Alda Merini abbiamo strofinato le parole così a lungo
che non ne è restata che la buccia.
Ma che poesia posso scrivere io?
Di che posso parlare?
Non dei capelli, del polso gentile e del sorriso.
Delle gambe? Fa ridere ammettere che mi piacciano.
Non posso scrivere una poesia per far ridere di me.
Non posso lasciare che mi ami fino al punto in cui riderai di me.
Ma posso ridere finché mi amerai.
E posso farti ridere, perché così mi amerai.
E posso ignorarti, così torturata mi amerai.
E posso essere puttana, così sarai geloso.
E posso essere santa, così sarai sereno.

Oppure posso stare zitta, e ascoltare la tua voce,
che si fa scoppi e crepitio.
E, zitta, guardare nei tuoi occhi la tenerezza,
concreto desiderio di corpi.
E con parole senza lettere seguirti nel cosmo.
E, zitta, annusare e cercare nell'odore
i confini tra me e te. E non trovarli.
E, zitta, sentire l'anima che si raffredda,
mentre vai via.
E, zitta, dirti: "Oggi, fai tu.
E anche domani."
Perché io presumo, e non so niente.
Io tagliuzzo e rompo tutto.
Io ho ragione, e sbaglio tutto.
Io mi scuso e raggomitolo.
Tu ti fermi.
Tu mi fermi, mi spacchetti.
E sono nuova. E sono intera.



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