venerdì 10 giugno 2016

La leggerezza della gravità

Se semplicemente si riuscisse a lasciar andare le cose, ci si accorgerebbe che il male si esaurisce, e si afferma il bene.
Carl Gustav Jung
Abbandonar(si). 
Con cautela, eh, che se svieni di colpo batti la testa. Che se non ti sei preparato un posto confortevole dove farlo più che una resa alla vita diventa un harakiri sui coltelli che hai preparato per te stesso. 
Lasciarsi andare, come quando ci si addormentava da piccoli.
Poco a poco si perdevano le forze e la presa. Poco a poco la leggerezza della gravità ci attirava e ci consegnavamo, inerti, inermi e fiduciosi, al sonno. 
Adesso invece a volte nel processo di resa sobbalziamo, tesi in uno spasmo che ci chiede di riprendere il controllo. Lascia fare, lascialo accadere. Ma non credergli. Non stai per cadere. 
Adesso siamo convinti che tutto sia da controllare. Siamo convinti che vivere ci ucciderà. Siamo convinti che non ci dovrebbe essere spazio per niente che non sia deciso, voluto, programmato, pianificato, analizzato. 
Siamo totalmente disconnessi dall'essere, che è puro divenire, e ci aggrappiamo all'avere. E quando molliamo la presa, perdiamo anche l'avere che stringevamo in mano e ne siamo terrorizzati.  Quando molliamo la presa, però, ci tuffiamo nell'essere, dove ci si può perdere e ritrovare ad ogni secondo. 
Let it go. Qualsiasi cosa sia, lasciala andare. 
Let yourself be. Lasciati essere.
Let it happen. Lascialo accadere.


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