domenica 26 giugno 2016

Sulla stramberia

Non ho ancora capito una cosa: ma quando mi dicono, e me lo dicono spesso, che sono stramba, si tratta di un complimento, una constatazione amichevole, una sorpresa, un fastidio, una paura, un checacchioneso? E poi, sono così stramba? Che cosa mi rende stramba anche quando non sto facendo niente che mi sembra strano? Perché non mi accorgo di essere stramba, anzi mi danno fastidio le persone che vogliono essere strambe a tutti i costi? Ma non è che anche io voglio essere stramba a tutti i costi e nemmeno me ne accorgo? (questa ultima ipotesi mi fa tremare le vene e i polsi...)
Io in realtà trovo tutti strambi, anche le persone normali mi sembrano strambe perché troppo normali. Perché se uno si sforza di essere normale, è strambo. Non puoi provare ad essere te stesso, a dire ciò che pensi, a non essere telecomandato dai tuoi dovrei, dalle tue paure, dalle tue illusioni, da ciò che ti chiedono di essere?
Forse mi dicono sono stramba perché non ho la tv. Ma non credo sia per quello, quasi nessuno dei miei amici ha la tv.
Forse mi dicono che sono stramba perché esterno più di altri pensieri semi imbarazzanti che abbiamo tutti, perché il mio vangelo è vivere vicina ai miei sentimenti. Se lo facessimo tutti forse smetteremmo di farci mille paranoie sull'essere normali. Forse smetteremmo anche di aver paura di far entrare gli altri nel nostro campo di gioco. Forse potremmo dire ciò che sentiamo. Forse potremmo persino non dirlo e farlo capire e capire da soli ciò che provano gli altri. Forse potremmo accettare fino in fondo il nostro cuore. Forse potremmo essere un po' più liberi. Senza sforzarci nemmeno troppo, perché tanto siamo tutti strambi a modo nostro.
Ma non sono ancora sicura che mi dicano che sono stramba per questo. Sinceramente non lo so. Però evidentemente lo sono.


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