martedì 15 febbraio 2011

Notturno

Cielo viola, mutevole. Raggi come lampi, o come laser, non so. Precisi ma mobili, intensi. Saturi di colore.
Si riflettono da qualche parte. C'è un mare sotto. Persone sulla riva. Silenziose, concentrate. Dalle loro mani a coppa partono senza sforzo i raggi, per perdersi dietro l'orizzonte curvo come un arco da guerra.
Come atleti durante una gara sanno quello che fanno, senza saperlo davvero. Conoscono la precisione dei loro gesti, senza tallonarla. Camminano tranquilli, l'aria gorgoglia leggermente al loro passaggio. Di tanto in tanto si fermano, e lanciano verso il mare un raggio. Donne e uomini, non hanno volti,  ma ognuno di loro, lo so, è diverso. Risuona in sintonia con il proprio colore.
Dall'orizzonte, altri raggi. Altri riflessi. Cadono nella sabbia, rosa nonostante il buio. Soffice, fresca. Vibrante. I piedi risuonano dei colori appena affondati.
Un'esplosione. Cupa, ma piena di melodia. Lenta. Profonda. Due raggi, uno giallo l'altro rosso giunto dall'altra parte del mare sono appena esplosi in un arancione denso che riempie la gola. L'impassibilità dei lanciatori si incrina appena. Tenerezza affiora nei loro occhi. Chi ha emanato il giallo non c'è più. E' altrove, ma lo sento ancora. Esiste. 
Altra esplosione. Bianco e blu. Un azzurro elettrico domina il mondo, che freme. L'azzurrità sparisce. Ma resta il ricordo.
Le scariche sono più potenti, più intense. La sabbia si intiepidisce. Le esplosioni aumentano. Le persone attorno a me non diminuiscono: altre compaiono a prendere il posto di chi svanisce nel viola che assorbe, nel verde che assorda, nel rosa odoroso.
E altre ne arriveranno, e molti e molte invece torneranno, con altri colori. Per nuovi colori.




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