venerdì 14 giugno 2013

Tutto l'universo si conosce nell'amore

Che una cosa sia difficile, ecco una buona ragione per attenerci ad essa.
È pure buono amare, giacché l’amore è difficile. L’amore di un essere umano per un altro essere umano è forse la messa alla prova più esigente, la più alta testimonianza che ci viene chiesta, l’opera magna di cui tutte le altre non sono che la preparazione.
E’ per questo motivo che gli esseri giovani, nuovi in tutte le cose, non sanno ancora amare; devono imparare. Con tutte le loro forze concentrate nel loro cuore imparano ad amare. Ogni apprendistato richiede un tempo di clausura. Così è per chi impara ad amare: l’amore è – e rimane a lungo – solitudine, solitudine sempre più intensa e profonda. L’amore non è prima di tutto il donarsi, l’unirsi ad un altro. (Cosa sarebbe l’unione di due esseri ancora confusi, incompiuti, dipendenti?) L’amore è l’occasione unica di maturare, di prendere forma, di diventare se stesso un universo per amore dell’essere amato.

Rainer Maria Rilke

Ieri sono andata a casa dei miei, che non c'erano perché sono a Medjugorje, e forse stanno  pregando anche per la mia anima e io sono loro molto grata.
C'erano però i miei nipoti. Ed eravamo felici di vederci, e i due piccoli erano pure un po' imbarazzati, perché mi vedono poco e ho i capelli azzurri e poi notoriamente mangio i bambini. 
Infatti poi ci siamo messi a giocare al lupo/mostro della palude, seriamente. Non c'è altro modo di giocare. Non si può giocare e fare altro. O giocare dicendo "tanto è un gioco": impossibile. Si gioca, e basta. Si è nel gioco. Si è il gioco. Io non fingo di essere il lupo, io sono il lupo. Ma so che non farò male davvero. So che è finto, ma me lo dimentico. Mi affido solo al mio "cuore", che mi farà fermare prima che il lupo dentro di me prenda il sopravvento. Ci vuole un sacco di fiducia per giocare per davvero. Infatti se io-lupo esagero e spavento troppo i bambini, questi piangono, mettono il broncio e per un po' non vogliono più giocare, perché non riescono a fidarsi di me, temono che lo spavento diventi di nuovo troppo grande per loro. Se al contrario iniziano a chiedersi se io sono davvero un lupo, allora non si può più giocare, perché nessuno si diverte, è tutto finto. E le cose finte fanno schifo, soprattutto ai bambini che capiscono tutto. 
Il gioco è un modo sensatissimo di stare al mondo, anche per i grandi. Anche per amare. 
E mi accorgevo che ci vuole un'educazione sentimentale ed emotiva finissima per stare in questo meccanismo. Non può essere im-mediato (ovvero non mediato) come per i bambini visto che abbiamo molti altri strumenti di conoscenza del mondo, ma non può nemmeno essere esplicitato (io ora fingo di fare il lupo e voi fingete di spaventarvi ecc ecc). Non può essere sulla pelle dell'altro, ma non può non esserlo. Non può esagerare, ma non può trattenere. Non può fingere, ma non può non essere consapevole. E' un continuo equilibrio. E' la ricerca di un equilibrio, che poi perderemo, e poi ritroveremo, e poi perderemo e poi ritroveremo. Insomma è difficile. Ma proprio perché è difficile, è da provare. 
Anche se siamo convinti che l'amore ci caschi in testa come la mela di Newton. Ma se anche la storia della mela fosse vera, Newton si era preparato a poter capire il significato di quella mela cadutagli in testa, e dopo la caduta ha studiato per anni.




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