martedì 20 marzo 2012

Le geometrie non euclidee, ovvero della fiducia

Ho un problema con la fiducia. Conosco persone che non si fidano di nessuno, e anche quello non è mica facile, ma non è il mio problema. Io mi fido troppo. Mi sono fidata troppo.
L'altra sera leggevo il Tao della fisica, di cui forse ho già parlato, e scoprivo l'esistenza di geometrie non euclidee (me ne avevano parlato in circa 2 minuti al liceo, ma il libro le spiegava per bene anche a me che non sono pratica dell'argomento) e sono rimasta senza parole e senza fiato di fronte alla mia credulità. Io CREDEVO che la geometria euclidea fosse vera, non che fosse un modello interpretativo della realtà, che dipende da dove la guardi e come. Mi sembrava strano, ma ci credevo. Ai coni, alle rette infinite, ai piani, alle regole sui triangoli. E mi rassicuravano pure. Mi piaceva. Ma non esiste niente di tutto ciò, è solo un punto di vista, quello più vicino alla realtà come la possiamo vedere, ma non è LA realtà. A dirla tutta è proprio una della visioni più prive di fantasia: iscrive la realtà per come la si vede in leggi assolute che stanno altrove, a cui la realtà si può solo approssimare perché imperfetta.
E' stata un'epifania. Mi sono ricordata di quando ho visto Agora, e non sapevo che i cristiani avessero massacrato i pagani, perché mi ero fidata di altri racconti. E di quando ho creduto che fossi una fallita perché non trovavo lavoro, perché questo è quello che mi hanno detto e mi hanno fatto vedere. E di tutte le cose di cui mi hanno detto "Sono così o sono cosà", e anche se io facevo il contrario, in fondo ero convinta che fossero davvero così o cosà.
Io ho creduto a tutto quello che mi hanno detto della realtà, perché nella realtà io ci annegavo. Sovrastata dall'impossibilità di capirla, e attonita di fronte allo sforzo di spiegarmela da me, me la facevo continuamente illustrare, e a volte vomitare davanti. Dai genitori, dagli insegnanti, dai libri, dai film, dai fidanzati. E ci credevo. Cazzo, ci credevo. Volevo crederci, era indispensabile per non soccombere. E ho lasciato entrare non dico chiunque, ma molti, dentro di me. E me ne devo liberare. Ecco.
M non ribelllandomi, che è ancora stare dentro quelle coordinate imposte. Stavo per postare No feelings, ma è acqua passata, anche se a volte fa bene riascoltarla.
Come liberarmi? Creando. Sì, ecco, creando. Conoscendomi, conoscendo tante visioni diverse, e creando me stessa come voglio essere, per poi donare liberamente questa creazione.


Nell'immagine, un'illustrazione di Moebius, tra le altre cose copertina de La danza della realtà di Jodorowsky. Che è un libro di cui fidarsi, vi dirò perché prima o poi.

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