giovedì 8 agosto 2013

10 cose (circa) che mi porto a casa dalla montagna

1. In montagna è impossibile fare due cose contemporaneamente senza ammazzarsi o perlomeno slogarsi una caviglia. Se cammini, cammini. Se fotografi, fotografi. Se mangi, mangi. Se provi a camminare e insieme lamentarti/imprecare per la fatica, un doloroso calcio a una roccia con l'alluce sinistro è il minimo che ti possa capitare. Anche i miei maestri di meditazione me lo dicono sempre: "Fai una cosa per volta". Io gli credo per 5 minuti, poi ricomincio a farne 12 contemporaneamente. E male, per lo più.
2. Per glutei da fighedomani con un touch di ecochic, il trekking è la soluzione. I miei glutei in questo momento gridano vendetta alla carcassa 33enne che li porta in giro. Ho dolori ovunque, ma che orgoglio! E tra 5 giorni vado pure al mare...
3. La salita rompe il fiato. La discesa rompe i polpacci e i cabasisi.
4. Vestita da trekking e con la macchina fotografica davanti al viso, mi hanno scambiato per un ragazzino, nemmeno per un ragazzo (in effetti peli sulle gambe ne avevo pochi). Urge abbigliamento tecnico meno maschile. E ricordarsi di mettere sempre tacchi e push-up in città.
5. Ogni volta che per una serie di coincidenze mi trovo a fare un sentiero diverso da quello programmato, faccio incontri straordinari. L'anno scorso il mio fidanzato storico con cui non parlavo (o, per amor di precisione, non mi parlava) dal lontano 2007, quest'anno uno stambecco. Non siate maliziosi, e non cercate di cogliere somiglianze tra i due. Semplicemente ciò mi ricorda che le cose accadano, se devono accadere.
6. L'attività sportiva è panacea di mali fisici, psicologici e dell'anima. Quanta saggezza vi regalo?! Scherzi a parte, come diamine si può vivere senza muoversi saltare correre nuotare piegarsi avventurarsi? E come si può vivere senza pacificarci?
7. Fare fatica, una fatica che ci porti oltre quelli che pensiamo siano i nostri limiti fisici, ci offre la possibilità di sapere che nei momenti faticosi della vita comune, possiamo andare oltre. Siamo incredibilmente più tosti di quanto pensiamo. Micacazzi!
8. La fatica può causare problemi di stomaco. Basta evitare di pranzare con polenta guarnita da formaggio e brasato di cinghiale e limitarsi a una barretta energetica e Nutella all'occorrenza. Per mangiare senza problemi e senza nemmeno sensi di colpa, per cena il rifugio aspetta te.
9. Il giro che ho fatto si inerpica in valli piuttosto selvagge, ma puntellate di dighe costruite circa un secolo fa, che, oltre a permettermi di usare il computer in questo momento, evitano che il Brembo si porti via i paesi costruiti sulle sue rive. Quindi, nonostante i trascorsi verdi e una spiccata simpatia per Greenpeace, esiste un modus operandi che rispetta la natura e insieme la vita dell'homo tecnologicus. E che permetta di vedere meravigliose stellate e di avere la tecnologia per fotografarle, senza doverle incidere su una pietra.
10. La montagna esige spesso un tributo, come ricordano le poco confortanti croci che puntellano i sentieri. Infatti tra le cose che non mi riporto a casa perché rimasto sulla pietraia al Passo della Stalletta, c'è il mio sacco a pelo in piuma d'oca che mi accompagnava dal viaggio in Palestina nel 1999. Sigh.

In aggiunta: gli unici non bergamaschi incontrati in giro per rifugi, erano due ragazzi di Monaco, e un signore italo francese di terza generazione, con il nonno emigrato proprio dalla Val Brembana. Mi vengono in mente due osservazioni: gli orobici non sanno farsi pubblicità e sono territoriali come gli animali; gli italiani in generale sono un popolo pigro. E si vede.


Nella foto: 3 sassi portati dalla Val Brembana





1 commento:

Daniele ha detto...

"Chi può salire e tacere?"
Arthur Schopenhauer
(famoso scalatore di montagne tedesche)