venerdì 14 febbraio 2014

Nietzsche ci andrebbe a nozze, io vado ai pazzi.

Sono in una situazione difficile.
Lo è anche l'Italia, che sta per cadere in mano ad un nuovo bugiardo.
Ecco, vedete, il problema è proprio questo: il diritto di critica e di dissenso verso gli altri.

Da qualche anno vivo provando ad essere il meno giudicante possibile verso gli altri e anche verso di me, non sempre ce la faccio ovviamente, ma in questo periodo è sempre più difficile.

Vivo gomito a gomito con una persona che mi provoca sentimenti forti e profondamente contrastanti.
E' una persona che a volte mi fa paura, per la critica al vetriolo verso tutti quelli che incontra e che non si allineano alla sua idea di giustezza. Si va dalla mamma con cui non parla da quasi 20 anni alla ex cognata che osava mettere il ketchup sul Sunday roast, quando è ovvio a tutti che puoi metterci solo il gravy; dagli alluvionati che se lo sono meritato perché non hanno protetto la casa ai politici che si interessano solo alle alluvioni di Londra e non a quella di Boston.
In lei c'è una totale incapacità di vedere il punto di vista altrui, di riconoscere e rispettare la possibilità di libertà che ognuno deve avere, di parlare senza attaccare ma per trovare una mediazione, un'impossibilità a cedere il controllo e il piccolo potere, una ristrettezza di orizzonti in cui il mondo finisce dove finisce il proprio giardino.
C'è una gran voglia di vendetta, la necessità costante di proteggere e controllare i propri confini e di contabilizzare sempre al centesimo i costi/benefici di ogni azione. Se i conti non tornano, e per lei è colpa tua, entri subito nella lista nera.
A parte la facilmente immaginabile sensazione di disagio nell'essere costantemente all'erta per evitare di entrare nella lista nera, questa persona ha la capacità di attaccarmi una costante negatività. Non so mai di che cosa parlare, perché parlando con lei accade che ogni cosa bella può essere tale solo in rapporto a qualche disgrazia evitata, a qualche cosa andato male nelle vite altrui.
Da un lato fatico e vorrei evitare la relazione. Ma non posso, anche per motivi contingenti.
Dall'altro ho un'estrema curiosità per i meccanismi mentali e psicologici di questa persona. E anche una certa invidia per il suo essere così totalmente spontanea nell'esprimere esigenze totalmente fondamentali dell'essere umano. Ho la sensazione che Nietzsche amerebbe questa sua totale mancanza di etica cristiana in lei.
Invidio e insieme disprezzo la sua totale opacità a se stessa. Nessun dubbio, nessun secondo pensiero. Nessun disagio esistenziale. Nessun interesse al di fuori della contingenza quotidiana e televisiva. Mi vergogno ad invidiarla, ma credo che forse sarebbe una vita più facile.
Nella convivenza di tutti i giorni provo a suggerirle strategie di comunicazione meno aggressive, quando mi chiede un parere, stando bene attenta a non sembrare di essere in disaccordo con lei, e mi sforzo di trovare qualcosa di cui parlare che non sia cattivo.

Ma è faticoso, e tutta questa situazione mi mette a disagio. Perché?

Mi chiedo perché voglio evitare il giudizio. Per sentirmi buona e giusta? Per evitare rotture di coglioni?  Per non fare del male al mio karma? Per narcisismo ovvero sentirmi migliore di lei?

Mi chiedo se è vero che tutti abbiamo bisogno di nemici, e perché? E mi chiedo chi è il mio nemico, se io ho deciso di provare a smettere di avere nemici ed è evidente che non sia allo stadio di assoluta e totale pacificazione? Mi sono trasformata io nel mio nemico? Sempre a giudicarmi? O il mio nemico è chi mi mostra la verità, ovvero che tutti abbiamo dei nemici?

Mi chiedo che cosa devo imparare da questa situazione. La pazienza? L'essere me stessa anche in un contesto totalmente diverso da me? L'umiltà? L'accettazione? L'amore incondizionato? La non violenza? La capacità di empatia?

Mi chiedo perché mi sento stupida a raccontare questa cosa, e mi chiedo che cosa praticamente potrei fare per smetterla di assillarmi, evitare di finire nella lista nera e contemporaneamente non rinforzare il suo atteggiamento.

Mi chiedo che diritto ho io di pensare che dovrei evitare di rafforzare il suo comportamento, visto che implicitamente affermo che è sbagliato.

Mi chiedo perché tutti noi abbiamo un fondo di amarezza così drammatico, anche quando sembriamo opachi e totalmente, perfettamente, inseriti nella vita.

Mi chiedo perché noi umani siamo fatti così male. Totalmente egoisti oppure totalmente involuti nei pensieri.

Mi chiede che cosa ho fatto di male io, per meritarmi questa situazione. E pure per meritarmi Renzi.

Mi chiedo se non è il caso di lavorare invece di farmi le pippe mentali. E a questa domanda ho una risposta.


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