giovedì 25 giugno 2015

Dubbi in via Catalani

Alle 23:25 il termometro in piazzale Loreto segna 22°.
C'è un po' di vento, fresco e teso.
300 metri e qualche semaforo più in là cerco parcheggio. Stanno pulendo la strada, da un camion si allunga un cordone ombelicale, all'estremità c'è una persona con la pettorina gialla. Il rumore forte e continuo mi infastidisce. Strizzo gli occhi.
Trovo parcheggio nella mia via, lo sanno tutti che sono fortunata con i parcheggi, a parte il giovedì quando c'è il mercato.
Mentre faccio manovra intravedo una ragazza. Bassettina, capelli lunghi e cosce importanti. Vestito nero corto, molto corto. Troppo corto. Tacchi alti, molto alti. Troppo alti. Barcolla un po', lancia i capelli di lato. Si aggrappa al braccio di un ragazzo, giovane, capelli ricci e crespi che soffrono bloccati in una coda. Sembra un nerd uscito da un concerto metal.
Ora la riconosco. E' la prostituta che lavora all'angolo di casa mia. La vedo tutte le sere, così spesso che ormai ogni tanto ci sorridiamo e salutiamo.
Scendo dalla macchina. Chiudo le portiere e mi avvio verso il marciapiede. Le passo accanto. Si sta cambiando le scarpe appoggiandosi al muro. Il ragazzo fuma una sigaretta e le sta a portata di mano, nel caso perdesse l'equilibrio. Indossa delle ballerine rosa cipria. Sorride. Si riattacca al braccio e si avvia con lui.
La supero, li supero. Fingo di non sapere chi sia. Poco più avanti la donna - perché è una donna, ora la vedo bene - con la pettorina gialla e il rumoroso cordone ombelicale in mano, si ferma e mi lascia passare.
Apro il portoncino di casa mia con un pensiero in testa. Con un dubbio. Non so se essere triste, infinitamente triste per un 25enne che ha bisogno di una prostituta per un po' di amore o se essere felice per la "mia" prostituta che si toglie gli abiti di scena e va al pub all'angolo a bersi una birra con un ragazzo che le piace.



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