mercoledì 25 dicembre 2013

Il Natale, nonostante il Natale

Natale. Guardo il presepe scolpito, dove sono i pastori appena giunti alla povera stalla di Betlemme. Anche i Re Magi nelle lunghe vesti salutano il potente Re del mondo. Pace nella finzione e nel silenzio delle figure di legno: ecco i vecchi del villaggio e la stella che risplende, e l'asinello di colore azzurro. Pace nel cuore di Cristo in eterno; ma non v'è pace nel cuore dell'uomo. Anche con Cristo e sono venti secoli il fratello si scaglia sul fratello. Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino che morirà poi in croce fra due ladri? 
Salvatore Quasimodo


Mio nipote Lorenzo ha declamato questa poesia poche ore fa. 
E mi ha commosso. 
Perché Natale è un momento nell'anno in cui crediamo. Crediamo nella possibilità di qualcosa di diverso da ciò che siamo e da ciò in cui crediamo. Natale è un momento in cui siamo vulnerabili, e quando siamo vulnerabili siamo più belli, più forti, più umani. 
Tutti gli orribili film USA sul Natale parlano di questo, la capacità di credere ancora, di stupirsi, di essere gentili, generosi ecc ecc. Ma perché sono tremendi? 
Ci ho pensato a lungo nei giorni scorsi, dopo averne visti un paio in tv. Stavo per girare canale, ma poi ho deciso di andare fino in fondo. E ho capito che sono tremendi perché ci dicono quanto è bello e facile credere, quando scende la neve e le case sono decorate, ma tacciono sul resto. Tacciono sugli altri giorni dell'anno e sugli altri posti del mondo. Guardi quei film e sembra che credere si possa fare solo a Natale, in Nordamerica. E il resto del tempo e dello spazio siano destinati all'assenza di speranza. E i film di Natale mi fanno venire voglia di non credere più a niente. Cazzo, io non voglio i vostri sogni. 
Ma ho deciso di fermarmi un attimo prima di questo rifiuto, e di analizzare a che cosa credo, quando a Natale credo. 
Credo, nel senso della fede, nella nascita di un bambino speciale. Non ci credo molto, cioè, la storia è bellissima e piena di significati allegorici e a me piace credere nelle storie, ma proprio credere nel senso della fede per cui quella è LA verità, no. Ma posso comunque crederci. 
Credo nello spendere i miei soldi e la mia attenzione per qualcuno che non sia io.
Credo che l'amore esista e che passi anche nella mia famiglia, che mi ama a sua volta. Ma lo credo con questa intensità solo a Natale. A Natale li amo nonostante i loro difetti. 
Credo che esista dio, anche se non so che nome dargli. Perlomeno credo che esita una possibilità di essere più umani. 
Credo che possiamo essere bambini per sempre, anche se ci fa male sapere che non lo saremo mai più. 
Credo che il mondo abbia un senso, che è piccolo e non ha niente a che vedere con i soldi e il successo. E credo che questo senso potrebbe essere condiviso. Credo che l'egoismo non sia l'unica via. 
Credo che ognuno abbia il diritto alla pienezza di vita, e che tutti i nostri talenti possano essere spesi, e che non farlo sia orribile, non solo per noi, ma per tutti gli altri.
Credo che chi è venuto prima di me ha agito in buona fede per darmi questo mondo, anche se a tratti è davvero impossibile crederlo. 
Credo che sorridere a chi mendica fuori dal supermercato alla vigilia di Natale sia altrettanto importante che dargli il mio resto. 
Credo che tutti siamo umani, anche se molti se ne vergognano. 
Credo che anche se siamo tutti uguali, siamo tutti diversi. E non c'è bisogno di fare classifiche di perfezione. Credo che basti accettare.
Credo nelle tradizioni, e amo che siano diverse. 
Credo che posso smettere di lottare, e semplicemente godere di quello che accade. E godere nel vedere che anche gli altri godono della resa, a Natale.

Ma forse tutte queste cose in cui credo non bastano, e questa insufficienza mi fa odiare i film natalizi. 
E non è che ho bisogno di credere in altro. Ho bisogno di sapere. 
Sapere che quello che abbiamo e condividiamo lo potremmo perdere, inclusa la nostra umanità. Devo sapere che ogni giorno devo lottare per conservare lo stupore e la vulnerabilità del Natale, per evitare di smettere di credere a ciò quello in cui credo a Natale. 
Credere non è un dono. Credere è una scelta. Credere è scegliere di stare vicini alla propria vulnerabilità, che ci rende fortissimi. 
Quindi, scelgo di credere al Natale, nonostante il Natale. E nonostante i film di Natale. 


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